• Capitolo 36. •

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L'uomo si allontanò da me e si andò a sedere sull'unica sedia vuota rimasta, i suoi occhi non si staccarono dai miei.
- Signor Ekaburat, illustrissimo, che onore averla qui, forza ragazzi applaudite! - esclamò entusiasta il preside incoraggiandoci affinchè la grande sala non rimanesse immersa in un gelido silenzio. Gli alunni applaudirono pietrificati tanto quanto me dall'uomo che, infastidito, chiedeva di tacere e che si toglieva elegantemente la maschera tenendomi ancora inchiodata con lo sguardo. Mi accorsi solo dopo di essere rimasta imbambolata al centro del palco, così scappai fulminea verso le quinte per riapparire dopo e prendere posto accanto ai miei compagni. Riuscivo a percepire la tensione nei corpi degli altri, nessuno osava guardarlo anche solo per sbaglio, mentre lui li guardava altezzoso con sguardi annoiati, le braccia conserte e sulle spalle la giacca di pelliccia.
Zia Beth salì sul palco invitando anche lo zio di Ellis per parlare dell'esperienza in Accademia e la solita tiritera composta da frasi fatte e applausi forzati. Lui parlò seccato, come se la presenza di qualsiasi essere in quella sala lo mandasse in bestia, tranne la mia. Mi fissava con quei due occhi neri profondissimi e non accennava a far trapelare alcuna emozione, semplicemente mi fissava e non aveva intenzione di smettere. Ad ogni sua parola sentivo il sangue gelarsi un po' di più nelle vene, non riuscivo a muovere un singolo muscolo e tutto il mio corpo sembrava teso verso di lui, non provavo quell'attanagliante sensazione allo stomaco di cui tutti parlavano, non provavo paura, non provavo nessuna sensazione che sapessi denominare. Avrei voluto strangolarlo senza un motivo apparente ma allo stesso tempo tutta la mia attenzione era rapita dalle sue parole vuote e dai suoi occhi bui, ciò che provavo era macabro, come un vecchio cimitero inglese la notte di Halloween, era una sensazione che non portava a nulla di buono.
Ellis invece era l'unico ad avere uno sguardo che non facesse pensare al terrore, anzi, aveva lo sguardo più orgoglioso che avessi mai visto, i suoi occhi quasi brillavano e aveva le mani giunte pronte a battere in qualsiasi momento.
Terminata la mattina in teatro ci dirigemmo tutti verso la sala mensa.
- Dannazione, devo aver dimenticato il ticket per la mensa in camera, torno subito. - dissi ad Aki tastando le tasche della giacca dell'uniforme, mi voltai e corsi verso l'Ala Diamante.
Vicino al corridoio che mi avrebbe portato al mio preziosissimo ticket sentii due voci discutere, tra cui quella di Ellis. Mi nascosi dietro la colonna più vicina.
- Sei una vera delusione! - sbraitò l'altro - Ho passato diciotto anni della mia vita nella speranza di farti diventare ciò che non potrai mai essere! Ti ho accudito, ti ho insegnato come si sta in questa gabbia di matti, ti ho insegnato a combattere e quali erano i valori giusti da seguire! - urlava sempre più forte, si potevano vedere le vene del collo gonfiarsi - La tua performance di stamane è stata pessima, disastrosa! Ti sei fatto sovrastare ed oscurare da quella ragazza! -
- Zio... - Ellis pareva sconvolto.
- È la pura verità. Sei un nulla per me, non mi servi più a niente, sei inutile tanto quanto tuo padre. - lo sguardo era severo e carico d'odio. Ellis si avvicinò istintivamente allo zio ma fu scaraventato sul muro da del ghiaccio appuntito.
Decisi di abbandonare il mio nascondiglio, non avrei permesso che continuasse a far del male ad Ellis.
- Ma non si vergogna? - inveii contro l'uomo dopo essermi accertata che Ellis non avesse riportato ferite gravi - Che razza di uomo è?! - proseguii accovacciata accanto al mio amico sempre più infuriata, avevo deciso di non sopprimere i miei poteri, se li meritava tutti scaraventati contro.
- Tzè - rise lui - difeso da una ragazza, che delusione. - le sue parole erano taglienti e velenose, potevo percepire il dolore che procuravano al mio amico - Ha scagliato un cumulo ghiacciato contro il petto di suo nipote! È lei la delusione! - ribattei.
- È un fallito. - era tranquillo, aveva le braccia conserte ed un fare di sfida, che accettai di buon grado. - Provi a ripeterlo! - piantai i piedi nel pavimento e in un impeto di rabbia lo colpii al braccio destro con una scarica elettrica di colore viola, zia Beth mi aveva spiegato che era un colpo molto potente. Riuscii a ferirlo e lui, sgomento, si toccò il braccio semi-paralizzato sporcandosi le dita del suo sangue, sembrò vacillare per qualche attimo, poi disse - Come hai osato?! Io sono Ahriman Ekaburat. - la sua voce non era tonante come mi sarei aspettata, bensì un sibilo, velenoso e silenzioso - Non ho interesse nell'apprezzarlo incondizionatamente come fa il preside o idolatrarlo come suo nipote né tantomeno pietrificarmi al suo passaggio. Non ho interesse nel categorizzarlo in base al grado di nobiltà o al tipo di creatura. Per me lei è solo un uomo che ha appena ferito il proprio nipote perché non lo considerava abbastanza bravo e questo per me è solo da disprezzare. Provo solo disgusto nei suoi confronti ed è quello che dovrebbero provare tutti, lei è un uomo spregievole... -
- Lilith... - sentii pronunciare il mio nome alle mie spalle e mi voltai in fretta per soccorrere il mio amico non terminando il mio discorso d'odio nei confronti dell'uomo a cui avevo quasi mozzato un braccio - Tutto bene? - chiesi preoccupata.
- Tu sei la figlia dei Light? - chiese Ahriman sorpreso, ma non lo degnai di risposta, troppo presa ad aiutare il mio amico a sollevarsi da terra. Quando mi voltai il suo sguardo era ridotto a fessura e la posa che aveva assunto lo faceva sembrare ancor più possente - Ellis in fondo non mi è stato poi così inutile. - si voltò e sparì fra i corridoi.
Arrivati in mensa Ellis riusciva a camminare, seppur un po' zoppicando. Quando raccontammo l'accaduto Aki non voleva crederci - Hai attaccato Ahriman Ekaburat?! Ma dico ti sei bevuta il cervello? Per tutte le dinastie, Lilith! - feci spallucce - Aveva scaraventato Ellis sul pavimento. - lei mi guardò allibita - E ti sembra una ragione valida per quasi paralizzargli un braccio? -
Anche zia Beth non fu entusiasta delle mie azioni - Lilith devi darti una regolata, non posso coprirti ogni volta. Siamo state fortunate che Ahriman non abbia voluto farlo sapere al preside. Non puoi attaccare un demone superiore come se fosse un tuo compagno di corso, avrebbe potuto ucciderti! - camminava per la mia stanza preoccupatissima, incoraggiata dal continuo annuire di Benu - Ma non l'ha fatto. - obiettai io - Lil, ascolta, non puoi fare l'eroina con individui del genere. Sei una maga da meno di sei mesi, non puoi permetterti di fare il buono ed il cattivo tempo! - sbuffai infastidita, possibile che nessuno capiva che avevo agito solo ed esclusivamente per difendere Ellis che giaceva per terra senza sensi?
Possibile che nessuno avrebbe difeso un innocente solo perchè aveva difronte qualcuno di più forte o potente, magari lasciandolo lì fuggendo?

Zia Beth si sedette sul letto accanto a me e mi prese una mano fra le sue - Ahriman Ekaburat è un demone molto pericoloso, ed inutile dirti anche vendicativo, sono sicura che non vorresti essere sulla sua lista nera. - fece una breve pausa - In più è uno dei membri fondatori del Consiglio, il che significa che ha un'enorme potere burocratico su qualsiasi essere magico, potrebbe toglierti i poteri e radiarti da questo mondo con uno schiocco di dita e senza un motivo apparente. -
- Zia, Ekaburat non mi fa paura. - risposi seria, e dicevo la verità, perché non era paura quella tensione che avevo provato a Teatro, quella sete di vendetta per la quale lo avevo attaccato.

Era ben altro.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora