• Capitolo 57. •

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Mi incamminai silenziosamente verso gli accampamenti sul limitare del bosco, nessun demone mi seguì o mi diede noie, sapevano già che sarei stata la vittima sacrificale per la vittoria del loro padrone.
Il sole stava calando e tutto il paesaggio si tingeva d'un rosso sempre più denso, le nuvole si stavano diradando ed i raggi biechi mi colpivano il volto.
Aki era seduta su un masso, affilava una spada che non avevo mai visto, mi sorrise ma non mi rivolse la parola troppo concentrata nel limare e lucidare l'arma che domani si sarebbe intinta di sangue scarlatto.

Scostai il pezzo di stoffa pesante ed entrai nella tenda che credevo fosse vuota, ma vi trovai Ellis rannicchiato in un angolo a sistemare cianfrusaglie – Disturbo? – chiesi sommessamente, si voltò di scatto sobbalzando e notai che aveva gli occhi lucidi, camminò a carponi verso di me e mi abbracciò così forte da farmi sbilanciare cadendo malamente sul sacco a pelo dismesso – Credevo non saresti più tornata. – sussurrò – Andrà tutto bene. – lo consolai accarezzandogli i capelli, non volevo si sgretolasse sotto le mie dita, avevo bisogno di qualcuno di forte capace di sorreggermi – Perché non me ne hai parlato? Perché vuoi andare a morire? La guerra non finirà e ti sarai sacrificata invano! – la sua voce tradiva un tono d'allarme, mi teneva forte le braccia e ad ogni frase mi strattonava un po' più forte – So quello che faccio. – dissi liberandomi dalla sua stretta – Allora rendi partecipe anche me. – sospirai – Non posso rischiare, dovrai limitarti a fidarti di me per adesso. – Ellis si passò una mano fra i capelli – Non posso crederci, dopo tutto quello che ci è successo ancora non riesci a fidarti di me! –

Abbassai lo sguardo, ripensando a quanto mi fossi sbagliata fidandomi del suo amico, la cui immagine era ormai impressa nella mia memoria indelebilmente. Volevo bene a Jud, e sapevo che lui ne voleva a me, le sue parole erano sempre state sincere e potevo sentire i suoi battiti quando mi parlava e tutto il suo corpo trasudare fiducia. Eppure mi aveva imbrogliato. Mi seguiva come un'ombra per conoscere i miei spostamenti, si assicurava che non mi ferissi forse perché Ekaburath aveva in mente di uccidermi con le sue stesse mani. Mi fidavo di Jud, avrei lasciato la mia vita nelle sue mani se me l'avesse chiesto.
Ed ora è morto, è morto per avermi tradito ed è morto per mano di un traditore. Il suo corpo è cenere negli inferi, la sua anima buia è stata divorata dalle lingue di fuoco, i suoi occhi si sono persi nel vento ed al loro posto ci saranno due incavi vuoti e senza vita.

- Milady. – Benu entrò nella tenda scostando col becco un lembo di stoffa – Siamo arrivati con tutti gli uomini che siamo riusciti a racimolare. – annuii in segno di ringraziamento – Hlif vorrebbe parlarvi. – scoccai un bacio sullo zigomo di Ellis – Torno subito. – e seguii il mio amico – Siete turbata? – chiese lui, annuii debolmente – Non fatevi coinvolgere da turbe di questo genere, Milady. Ne vedrete molti domani morire così, e molti sarete voi ad ucciderli. – Benu camminava dritto ed impettito – Non vedo l'ora di affiancarvi nella vostra battaglia, domani. -
- Se fosse mia questa battaglia non si farebbe. – Benu rise – E' sempre un piacere dialogare con voi, Milady. – vidi Hlif parlare sommessamente con due soldati del Mondo Magico, aveva l'espressione accigliata e si lisciava nervosamente la lunga barba brizzolata – Oh, Lilith. Avvicinati pure. – disse non appena mi vide – Stavamo giustappunto sbrigando le ultime strategie per domani. – spiegò – Attaccheremo all'alba sulla piana. Il primo canto del gallo darà inizio alla battaglia, l'ultimo ne segnerà la fine per la giornata. – annuii – Dobbiamo cercare di mantenere in vita più uomini possibili, voglio delle infermerie sul perimetro della piana e voglio che nel momento in cui un soldato venga ferito lo si porti immediatamente nella tenda di competenza e che venga curato. – dissi ferma – Sarebbe troppo rischioso per il corpo medico. – rispose uno dei due uomini che avevo difronte – Copriremo il perimetro con un incantesimo di protezione se sarà necessario. -
- Non ce ne sono di così forti. Ekaburath li attaccherebbe sicuramente. – proseguì l'altro – Ekaburath non ha interesse nell'attaccare delle infermerie, lui è me che vuole e mi vuole morta. Farò in modo di mantenermi sempre bene in vista così lui non avrà modo di pensare che io sia stata ferita e quindi attacchi le infermerie. – risposi ancora – E se ti dovessero attaccare e ne dovessi avere bisogno? – ribatté uno dei due – Faremo in modo che ciò non accada. – risposi a tono io, facendo intendere che non avevo intenzione di proseguire quella discussione.

I due uomini si congedarono lasciando finalmente soli me e Hlif – Lasciali perdere, per loro esistono solo le armi, la divisa ed il sangue civile che scorre sulle loro scarpe. – rabbrividii a quelle immagini – Di cosa volevi parlarmi? – chiesi scrollandomi di dosso i brividi che mi percorrevano il corpo insistentemente – Syver mi ha parlato della tua decisione. – disse lui guardandomi fisso – Perché non mi hai messo al corrente della mia vera natura? – Hlif sospirò – Te ne saresti dovuta accorgere da sola quando Samael si è presentato al tuo cospetto come umile servitore. – rispose – Cosa vuoi che ne sappia io di come funziona la casata reale demoniaca? – chiesi indispettita – Avresti dovuto studiarlo. – cercai di mantenere la calma – Pensi davvero che leggere qualche pagina su un vecchio libro sia paragonabile allo scoprire di essere la regina degli Inferi?! -
- Hai ragione – rispose Hlif – siamo tutti un po' stanchi e sotto pressione, perdonami. – annuii lasciandolo proseguire – Perché hai preso questa decisione senza consultarti con qualcuno? – chiese – Per lo stesso motivo per il quale ho scoperto in questi ultimi mesi più cose di quante ne abbia scoperte in diciotto anni; per il mio bene. – sorrisi ironicamente – Avremmo potuto aiutarti. – proseguì Hlif, sentivo nel suo tono una punta di rabbia e forse preoccupazione – Non avresti dovuto agire di tua iniziativa. – feci spallucce – So quello che faccio ed ormai il patto è stato sigillato. – mostrai la mano con il segno ancora vivido – Un patto di sangue? – chiese, annuii confermando – Spero tu abbia fatto ciò che penso tu abbia fatto. – sorrisi rilassata, sentivo le nostre anime in connessione e sapevo che lui aveva capito il giusto – Sei il destino, ciò che farò dovresti già saperlo. – rise bonariamente – Solo se si sceglie di fare ciò che il destino vuole. Ritorna in tenda Lilith, domani mattina dovremo essere al meglio per la nostra battaglia. – mi congedai sorridendo.

La notte era calata e un vento freddo sferzava sul volto costringendomi ad abbassare il capo e a stringermi nel mantello che avevo indossato prima di partire, pensai che forse senza nemmeno accorgermene il tempo si stava modellando secondo il mio volere, così cercai di rilassarmi e di svuotare la mente da qualsiasi pensiero negativo e le temperature sembrarono rialzarsi magicamente. Camminai verso la mia tenda attraversando tutto l'accampamento, uomini e donne del Mondo Magico erano indaffarati nelle più disparate faccende, dal lucidare le armi al preparare la cena, alcuni chiacchieravano animatamente ed altri ridevano di gusto. Nessuno avrebbe mai detto che il mattino seguente ci sarebbe stata una battaglia, ed io non ebbi il coraggio di guardare negli occhi nessuno di loro, sapendo che la loro vita era stata messa nelle mie mani contro il loro volere, sapendo che alcuni di loro non avrebbero più riso o pulito le armi la sera seguente, sapendo che la loro morte era così vicina da poterne sentire l'odore aspro e pungente.

- Ellis riecc... - entrai nella tenda ma rimasi scioccata da ciò che vidi.
Ellis guardava fisso una parte della tenda, dove qualcun altro sedeva a gambe incrociate. Parlavano sommessamente e, non appena mi videro, l'interlocutore mi sorrise gioviale – Scusa l'intrusione. – disse, le mie mani corsero a coprire la bocca ancora semi-aperta.

- Jud? -

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora