• Capitolo 41. •

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Faceva terribilmente freddo e sentivo il torace pulsare facendomi male.
Aprii piano gli occhi, temendo ciò che avrei potuto vedere aldilà del sicuro buio. Quando tutte le immagini divennero nitide riuscii a distinguere un manto bianco che si estendeva lungo tutto il mio campo visivo, morbido e gelido.

" Neve. "

Tastai la superficie sulla quale ero atterrata dopo esser stata sputata fuori dal portale di luce, uno dei più potenti, capace di smaterializzare qualsiasi corpo o oggetto, col rischio però di farlo dissolvere nella materia sotto forma di particelle.
Era dura e fredda, grigiastra e liscia.

" Roccia. "

Mi sedetti sulle ginocchia graffiate che facevano meno male del resto del corpo, indolenzito e contuso per la caduta, mi guardai lentamente attorno, cercando di capire dove accidenti fossi finita.
- Oh povera stella! -
Mi voltai lentamente, cercando di non sentire troppo dolore al collo, bloccato e con nervi e muscoli irrigiditi. Una signora paffuta dai capelli grigi raccolti in una crocchia correva verso la mia direzione.
- Fatti aiutare stellina. Oh povera, quel disgraziato di Hlifhildr mi sentirà, oh se mi sentirà! Che modi sono questi, accogliere così un'ospite, catapultata in questo modo barbaro in giardino! - sembrava preoccupata più per l'ipotetica figuraccia che per il mio stato, ma il suo tono materno mi fece sorridere.
Mi avvolse le spalle con una coperta morbida e mi aiutò ad alzarmi, attenta a non toccare punti dolenti e a non farmi troppo male. Nascosta dalla bufera di neve in atto una casupola di legno apparve dopo qualche passo, stagliandosi su uno sfondo bianco quasi surreale.
- Ti preparo del tè caldo, biscotti e cioccolata. - ripeteva la donna cercando di scaldarmi la schiena con le mani grassocce e rotonde.
- Dove sono? - chiesi confusa rendendomi conto troppo tardi di star seguendo per l'ennesima volta uno sconosciuto.
- Scommetto che quel disgraziato non ti ha neppure mandato una lettera d'invito,ma mi sentirà, eccome se mi sentirà! Appena lo vedrò faremo i conti, quel disgraziato! - fissai le guance dagli zigomi sporgenti diventarle rosse - Ah sì, siamo sul monte Edda, stellina cara. - quel vezzeggiativo mi faceva ridere senza un perché, nonostante la botta quella donna mi aveva fatto ritornare il buon umore.
Entrammo nella casupola fatta di legno, all'interno c'era un caminetto in mattoni rossi e un divano dello stesso colore. La donna mi costrinse a sedermi difronte al fuoco del camino per potermi riscaldare più in fretta mentre lei andava in cucina per prepararmi il tè che mi aveva promesso.
- Mascalzone di un Hlif! Vieni subito qui! Subito! - squillò prima di sbucare dalla cucina ed il suo tono non prometteva nulla di buono.
- Ma cosa strilli? - un vecchio apparve nel salotto, passo lento e barba lunga fino alle caviglie, gli occhialetti tondi e lo sguardo assorto sulle pagine di un grosso libro che teneva tra le mani.
- Ecco a te cara. - la donna, che dedussi si chiamasse Hlin, mi porse una tazza fumante di liquido rosso, sorridendomi come si farebbe alla propria nipotina preferita, poi andò dall'uomo e, dopo uno scappellotto, mi indicò col mento. L'anziano alzò lo sguardo oltre gli occhiali e sorrise gentilmente - Piccola Lilith, è un piacere averti qui. - si sedette sulla poltroncina accanto al divano dov'ero seduta - Il mio nome è Hilfhildr, ma puoi chiamarmi Hilf. - mi sorrise ancora - O primo guardiano, oppure Fato, fai tu. -
Sgranai gli occhi - Fato? - lui rise - Ah, dimenticavo la proverbiale immaginazione dei terrestri, sempre pronti ad astrarre qualsiasi cosa non sia tangibile, persino un vecchio dalla barba lunga come me. - il suo viso allungato e pieni di rughe sembrava rilassarsi ad ogni sorriso, gli occhi benevoli - Barba che è troppo pigro per tagliare. - disse la donna pulendosi le mani con una pezza colorata - Lei è mia sorella Hlin, ha il compito di proteggere tutte le anime, mondo magico e non, ma avvolte è davvero estenuante! -
- Non è mica colpa mia se devo far da bambinaia ad un fratello vecchio secoli. Ti sembra il caso di invitare un'ospite scaraventandolo in giardino?! Senza preavviso poi, la casa è tutta in disordine! - rimbeccò la sorella - La vostra casa è magnifica e per niente in disordine. - tentai io, lei mi sorrise e sparì nuovamente in cucina.
- Non la stare a sentire, è solo una maniaca dell'ordine. -
- Ti ho sentito sai?! - io e Hlif ridemmo sommessamente, notai delle dolcissime rughe contornargli gli occhi.
- Tornando a noi, ho saputo che non hai voluto accettare l'incarico di Guardiano e che non sei disposta a prender parte alla battaglia. - si fece serio.
- S-sì. - balbettai io - Signore, ho vissuto sulla Terra per tanti anni, in questi tre mesi sono stata catapultata in un mondo di cui non sapevo né credevo l'esistenza, la magia è solo per le favole, voi lo saprete di certo. Ora sono qui, senza conoscere il mio posto, la mia realtà si è sbriciolata nell'arco di pochissimo tempo, e fino ad ora sono stata ricoperta da così tante bugie da averne perso il conto. Non posso io essere più potente dei maghi del Consiglio, o di qualsiasi altro validissimo essere del mondo magico, non posso mettermi a capo di una guerra se vengo assalita dai sensi di colpa nel momento in cui inveisco contro qualcuno. Spero possiate capire. -
Lui annuì silenzioso - Capisco i tuoi dubbi, piccola Lilith, ma in questo momento tu sei l'essere magico più adatto a questo compito, il tuo cuore e la tua anima lo urlano a gran voce anche se non riesci a sentirli, io posso. - sospirò, indeciso se continuare o meno - Le forze oscure si stanno ribellando e a capo di questo esercito non c'è uno scellerato qualsiasi. Ekaburat è un demone e mago incredibilmente influente e con uno stratega abile come lui il mondo magico ha vita breve prima di doversi inginocchiare ai suoi piedi. Sta arrivando Fimbulvetr, piccola Lilith. -
- Fimbulvetr? Di cosa si tratta? Chi è? - chiesi incuriosita da quel termine strano.
- È il Grande Inverno, colui che preannuncerà la fine del mondo, la battaglia finale, la morte definitiva del bene. Abbiamo tempo fino alle fioriture prima che diventi definitivo ed irreversibile. - il suo volto era stanco, preoccupato.
- E se non dovessimo farcela? -
- Sparirebbe il bene. Chi avrà il coraggio di non piegarsi alle forze oscure verrà ucciso nel peggior modo possibile, deviato mentalmente e dilaniato fisicamente da torture e sofferenze. Il male si insidierà sulla Terra ancor più di quanto non lo sia già, annidandosi negli animi e divorandoli finché non ne resterà solo un vuoto, nero e profondissimo. Questa volta non ci sarà nessuno pronto a metter fiori nei fucili. - Hlin guardava nel vuoto, ricordando qualcosa.
- Sei la mia unica speranza. - riprese Hlif - La nostra. Hai un poter che non ho mai visto in nessun guardiano, aiutaci. -
Abbassai lo sguardo e notai il libro fra le mani dell'uomo.
- È interessante? - chiesi deviando il discorso.
- È solo un vecchio manuale di formule, incantesimi, storia della magia e cose di questo genere. Nonostante i secoli si ha sempre bisogno di mantenersi in allenamento. - mi strizzò l'occhio.
- Quali sono i vostri poteri? -
- Ti prego non darmi del voi, mi sento già abbastanza vecchio. -
- Se solo ti tagliassi quella barba... - incalzò Hlin che si era seduta accanto a me sul divano, lui fece finta di non sentirla - Sostanzialmente non ho poteri, ho solo accesso tutto ciò che è successo, che succede e succederà. -
- Quindi sai già come andrà a finire. - dedussi.
- Purtroppo - sospirò lui alzandosi lentamente per poi ravvivare il fuoco nel camino, attento a non bruciacchiarsi la barba argentea - Col tuo rifiuto mi hai spiazzato, non era nei miei piani e nelle mie previsioni. Per questo ti ho convocata qui, sei la prima che mi tiene testa senza essere mia sorella. - rise, mentre la donna sbuffò infastidita - Allora, piccola Lilith? - dal suo sguardo capii che non sapevo quale sarebbe stata la mia risposta.
- Prima che tu possa dire qualcosa, vieni con me. - mi sistemò la calda coperta sulle spalle e mi trascinò sul retro dell'abitazione, in bilico sul precipizio.
- Non sono bellissime tutte quelle luci immerse nel silenzio innevato? Non ti danno un senso di pace? - chiese fissando a valle, dove si estendeva un paesino di luci gialle soffuse - Sembra un corteo di lucciole, è Eddawn? - lui annuì.
- Sai, loro in quel loro piccolo paesino non hanno mai visto oltre. Per carità sono tutti individui squisiti, ameresti ognuno di loro al primo sguardo, ma si fermano a ciò che è più comodo. Quando fuggi quassù loro non videro questa grande montagna con la cima spesso coperta da nuvole o foschia, bensì si accontentarono di quella più piccola, la prima che gli si parò davanti. - indicò la montagna sulla quale si ergeva l'Accademia - Si sono accontentati di ciò che dicevano gli altri, senza verificare. È così facile essere parte di un tutto, piccola Lilith, così gratificante essere raggi di una stessa ruota, si sacrifica il proprio intelletto pur di farne parte e di ruotare col resto dei raggi. - sospirò e mi strinsi nella coperta nel sentire la malinconia delle sue parole, era arancione e spiccava su tutto il resto.
- Quando il fulcro della ruota decise che i Guardiani erano ormai un peso tutti i raggi lo hanno inevitabilmente seguito. Quelle poche schegge che sono riuscite a fuggire sono state definite pazze e per questo allontanate. - abbassò lo sguardo, la tristezza nella voce incrinata - Mi sono sentito così debole, così impotente. Sapevo cosa sarebbe successo, ma cosa potevo fare? Non si può cambiare il corso degli eventi. Fuggii prima che la tempesta si scatenasse, guadagnandomi fama e rispetto, ma in realtà il mio comportamento è stato solo da vigliacchi. - mi guardò - Ma tu, piccola Lilith, hai avuto il coraggio di sfidare tutte le leggi imposte dicendo no. Tu hai cambiato il corso degli eventi, tu se una scheggia. Ma non una scheggia qualunque, tu puoi unire tutte quelle schegge impazzite che sono sfuggite al controllo del fulcro, tu puoi creare una nuova ruota capace di contrastare la precedente. Solo tu puoi farlo. -
Osservai quelle luci tremolanti ai piedi dell'ammasso di roccia.
Quanti bambini avranno giocato con la neve oggi? Quanti ragazzi avranno abbracciato il loro amore con la scusa di essere scivolati? Quanti mariti avranno preparato la cioccolata calda alle loro mogli per sentirsi dire di quanto siano grasse, per poi consolarle e pensare a quanto sia deliziosa la loro amata quando arriccia le labbra facendo finta d'essere offesa?
- Non voglio morti - dissi decisa - Se proprio ce ne dovranno essere, non ammetto civili innocenti. E che siano il minor numero possibile. -

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Spazio autrice:
Ma siete più ci di cinquantamila? Non posso crederci! Grazie infinite!
Spero che con questo capitolo possa essere perdonata per la brevità dello scorso, purtroppo il poco tempo a disposizione mi lascia davvero poco spazio :(
Volevo avvisarvi che nella prossima settimana non sarò presente poiché parto in gita scolastica e sarò via fino a sabato.
Continuate a leggere, ci sono ancora tante cose da scoprire, spero che rimarrete con me e Lilith per affrontare questo nuovo ed inatteso incarico.
Vi abbraccio forte, D.
P.s. Molti di voi lo chiedono spesso quindi lo riscrivo; aggiorno nel weekend e, se avvengono miracoli, anche in settimana :)

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora