• Capitolo 34. •

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Nelle due settimane prima del ballo le lezioni furono sacrificate in favore dei preparativi.
L'intera organizzazione sarebbe ricaduta sugli alunni, sotto la sporadica supervisione dei professori e del preside, che avevo sentito in giro avesse organizzato tutta questa pagliacciata al fine di deliziare un ospite molto importante che sarebbe venuto a far visita a noi ragazzi in Accademia.
I più bravi di tutte le classi di combattimento magico, fra cui il mio piccolo gruppo al completo, si sarebbero dovuti esibire in una sorta di spettacolo pirotecnico fatto di corpi umani e duelli.
- Il tema principale sarà il colore. Badate bene, il vostro scopo sarà deliziare il pubblico, i loro applausi sono il vostro fine, i vostri poteri magici saranno il mezzo. - spiegò Fabrice, il coreografo più famoso di tutto il Mondo Magico, con il suo spiccato accento francese. - Tu e tu. - indicò me ed Ellis con l'indice inanellato - Venite qui entrambi - io ed Ellis ci guardammo interdetti - Su miei piccoli petali in fiore, venite qui. Da voi voglio una lotta rossa di passione, un tango omicida, un amore innaturale, fortissimo, che vi respinge e vi attira allo stesso tempo, voglio vedere il fuoco uscir fuori dal vostro corpo, voglio l'amore, e voglio l'odio. - continuò l'uomo con gli occhi illuminati dall'eccitazione e da quintali di brillantini.

" Se era l'odio ciò che cercava, l'avrei volentieri accontentato."

Annuii silenziosamente e altrettanto fece il ragazzo mentre si posizionava difronte a me, pronto ad iniziare. Conficcai i miei occhi nei suoi che mi guardavano seri, non li avrei distolti per tutto il combattimento.
Ci librammo in aria con estrema facilità e la lotta ebbe inizio, liberandoci di tutta la rabbia e le parole che non avevamo avuto il coraggio di dirci, sotto forma di fiammate e palle di energia.
I nostri corpi furono avvolti da fumi ed esplosioni provenienti da noi stessi, vedevo gli altri ragazzi, che erano seduti in cerchio nella sala, guardarci con naso all'insù, mentre Fabrice batteva le mani lanciando urletti eccitati.
- Sembra un topo, non trovi? - chiese Ellis quando fummo abbastanza in alto da non essere ascoltati, i miei capelli sfioravano l'alto soffitto - Sempre pronto a criticare. - lanciai una massa infuocata all'altezza del suo torace, mi sarebbe piaciuto vederlo cadere in giù in picchiata come un angelo caduto, ma fu più veloce e riuscì a scansarla - Questo è un aperto attacco di guerra. - sussurrò avvicinandosi pericolosamente e, prima che potessi scansarmi a mia volta, mi fu addosso allacciando le sue braccia ai miei fianchi e lasciandosi cadere, il mio corpo che lo proteggeva da qualsiasi possibile schianto, sentii gli altri urlare spaventati - Non lo farai. Non vuoi uccidermi. - dissi tranquilla.
La discesa si fermò bruscamente a pochi centimetri dal pavimento in legno dell'aula di teatro.
- Mai. - rispose sussurrandomi all'orecchio e baciandone il lobo nascosto fra i miei capelli, in modo tale che nessuno potesse vederlo.
- Voi sarete il mio cavallo di battaglia ragazzi, très magnifique! Super! - urlò il coreografo battendo le mani con gli occhi lucidi. Tutti lo seguirono applaudendo e mi inondarono di complimenti, ma nella mia testa ronzava solo una domanda:

" Perché mi aveva baciata? "

Nel weekend io e le ragazze decidemmo di andare in giro per Eddawn in cerca dell'abito perfetto e Marina ci portò da " L'Haute Couture de Madame Coco. " dicendo fosse l'unica boutique capace di esaudire ogni desiderio possibile in fatto di moda, per qualsiasi occasione.
Entrammo ed un salone etereo fatto di scaffali e poltroncine bianche ci accolse con la sua luce folgorante, una signora anziana ci venne incontro sorridendo e allargò le braccia non appena vide Marina - Madmoiselle Marina, che piacere rivederla! È cresciuta tantissimo dall'ultima sua visita, sarò costretta a riprenderle le misure. - le due si abbracciarono e poi la donna, che aveva una splendida e lunghissima treccia che faceva risaltare i suoi capelli grigi, si voltò nella nostra direzione - Dobbiate perdonare la mia maleducazione nel non presentarmi, il mio nome è Coco Ef, sono la proprietaria della boutique, come posso esservi utile? - il suo sorriso gioviale scaldava il cuore - Siamo qui per cercare degli abiti per un ballo in maschera che si terrà in Accademia, ha l'abito giusto? - intervenne Marina - Certo cara, qui c'è sempre l'abito giusto. - la donna ci fece cenno di seguirla all'interno di un'altra stanza, fatta di appendiabiti e grucce, con al centro una pedana circolare ed un grosso specchio a semi cerchio, sembrava di essere in un negozio per abiti da sposa.
Dopo qualche ora le altre avevano già trovato il loro abito perfetto. Quanto a me la signora Coco stava perdendo ogni speranza, dicendo che nessuno degli abiti fino ad allora provati si illuminavano di luce propria a contatto con la mia anima.
- Conservavo quest'abito per una donna molto speciale, e se non andrà bene neanche questo credo che mi dovrò ritenere sconfitta per la prima volta dopo sessant'anni di carriera. - il suo sguardo affranto nel pormi il pezzo di stoffa nera mi fece stringere il cuore, la mia anima deludeva persino gli stilisti più in gamba.
L'abito era completamente nero, con una gonna ampia ed un corpetto lavorato con del tessuto rigido, la schiena era scoperta ma dal davanti partivano dei ricami come fossero rami che si diramavano sulle scapole a coprire le cuciture, non avevo mai indossato un abito di così alta fattura e che sembrava starmi così bene. Se giravo su me stessa la gonna si apriva a ruota ed avevo una magica sensazione di protezione e forza, che faceva prudere di gioia il ciondolo della mia collana all'interno del suo involucro di legno.
Uscii dal camerino con lo sguardo basso, sperando che almeno questo vestito non mi andasse così male come i precedenti, quando alzai lo sguardo Coco aveva gli occhi lucidi e si stava portando le mani alla bocca, lo sguardo shoccato - Non posso crederci... - sussurrò flebilmente - Mi spiace - dissi amareggiata - mi spiace che nessuno dei suoi abiti stia bene su di me, le assicuro che erano uno più bello dell'altro, lei ha davvero talento, crea abiti splendidi. - lei mi prese per una mano e mi portò sulla pedana, difronte al grande specchio - Questo è il tuo abito. Sei destinata a grandi cose, piccola Lilith. - il suo tono di voce era serio, ma così speranzoso da farmi sorridere, anche se provai una certa scarica di terrore alle sue parole, sapevo a malapena cucinare un uovo.
Tornate in Accademia, Benu insistette affinché provassi abito e capelli.
- E la maschera? - chiese dubbioso - Quale maschera? - chiesi a mia volta soprappensiero, poi realizzai - Accidenti l'ho dimenticata! -
- Non si crucci, Milady, sa come funziona in questi casi. - mi tranquillizzai e, agitando lievemente le dita della mano, ecco una maschera nera fittamente ricamata ricoprirmi gli occhi, allacciata tramite un nastro di raso anch'esso nero. - Lascerò i capelli sciolti, magari un po' mossi. Non staranno troppo male non trovi? - dissi guardandomi allo specchio scrutandomi analiticamente. Guardai il mio aiutante attraverso lo specchio che rimuginava su chissà cosa - Ho solo una settimana... - disse prima di correre via dalla camera.
- Benu ma dove scappi? - chiesi rincorrendolo ma, quando fui anch'io fuori, lui era già sparito, così non mi restò altra scelta se non quella di rientrare ed aspettare il suo ritorno per chiedere spiegazioni.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora