• Capitolo 60. •

7.3K 515 82
                                    

       

Arretrai schivando e difendendomi dai continui colpi di un essere mostruoso col corpo atletico ma dalle costole e scapole sporgenti da cui partivano aguzzi artigli d'acciaio velenoso, gli occhi inesistenti ed al loro posto profonde cicatrici infette, una bocca spalancata con non so quante fila di denti era aperta verso di me grondando bava verdastra – Dovrò ricordarmi di migliorare il vostro aspetto. – dissi prima di decapitarlo.
Vidi Ellis e Marina coprirsi le spalle a vicenda ma nessuno dei due si accorse di un demone alato che stava per sovrastarli così allungai la mano e lo colpii con una fiammata di materia violacea, entrambi si girarono ringraziandomi con lo sguardo – Arashi! – sentii urlare la ragazza che scappò via verso un demone che stava probabilmente assalendo il mio amico e ne approfittai per prendere il suo posto – Ricordami di non farti mai arrabbiare! – sdrammatizzò lui vedendo con quanta abilità affondavo la lama in quelli che avrebbero dovuto far parte della mia stirpe – Non dovrò farlo se ti comporterai bene. – risposi io coprendogli le spalle.
Il cielo aveva assunto una sfumatura più chiara e le nuvole sanguinee e mortali che incombevano sulle nostre teste si stavano diradando, i demoni perdevano forza e alcuni erano già in ritirata – Spero tu possa perdonarmi. – sussurrai al ragazzo che avevo di fianco prima di scappare il più velocemente possibile – Lilith non farlo! – sentii urlare, ma ero ormai distante.

Abbandonai la piana, non senza aver ucciso qualche nemico, e mi inoltrai nel fitto bosco, l'altare era a nord e riuscivo ad intravederne le possenti colonne in pietra chiara.
Le mie braccia avevano qualche taglio e la mia maglia era quasi ridotta a brandelli dopo quella giornata, i piedi dolevano ma ciò che vidi mi fece dimenticare tutto; un grande arco, residuo di qualche tempio antico, si ergeva al termine di un'ampia scalinata dismessa. Le colonne in ordine corinzio avevano magnifici ornamenti di foglie sul capitello, le scanalature ancora non rovinate seppur fosse sicuramente passato molto tempo. L'altare, al centro di questa composizione atemporale, si ergeva maestoso e solido, candido come una vergine e portatore del loro sacrificio.

- Ti aspettavo, stranamente puntuale per essere una donna. – una figura nera apparve dal fondo, l'abito lungo seguiva i movimenti dei capelli ornati da una corona in ferro scuro, il sorriso beffardo di chi sa di aver già vinto – La tua gentilezza mi emoziona quasi quanto questo spettacolo naturale. – commentai fredda.
- Bene, vieni avanti per il tuo sacrificio. – i suoi occhi erano assetati di potere.
- Il mio sacrificio – annunciai salendo lentamente i gradini – non avrà luogo se non all'alba, quando i tuoi demoni ed i miei uomini avranno cessato di combattere. – mi fermai a metà scalinata con aria di sfida, lui sbuffò infastidito – Mancano pochi secondi ormai, guarda – indicò con un ampio gesto teatrale il cielo d'un celeste chiarissimo – che senso ha aspettare? – sorrisi – Stai per ottenere ciò che hai sempre sognato, non ti scoccerà aspettare qualche secondo. Vorrei morire con una visione celestiale come quella di questo tempio inondato dalla luce. – Ekaburath rise – D'accordo, anche perché questa sarà forse l'ultima alba che il Mondo Magico potrà vedere. -
- Cosa ne farai di questo posto quando avrai il potere? – chiesi per prendere tempo – Non capisco perché tu voglia le tenebre e voglia la sofferenza. – lui rise amaramente, il suo sguardo parve per un'istante triste, come se un lampo di nostalgia l'avesse avvolto – Lilith, per quanto tu possa essere una ragazza molto intelligente e devo, a mio malgrado, dartene atto, ci sono cose che una ragazzina non può capire. – alzai il mento fiera – Prova a farlo, magari non capirò ma poco importa, fra qualche minuto sarò morta. -

- Guardami, Lilith. Vedi anche un solo sprazzo di quella luce a cui stai per assistere nella mia persona? – scossi la testa – Ma sono sicura che ci sia, ci deve essere. – lui rise – Qui ti sbagli. Io non ho bontà, io non ho luce nella mia anima e questo non per volontà mia ma perché, all'atto di nascita, la luce è stata assorbita da mia sorella. Vedi, Lilith, il buio non è un'entità a sé, il buio è solo privazione di luce. Se ce ne fosse abbastanza non esisterebbero la notte, i demoni, le ombre. Quando siamo nati hanno tutti guardato lei, era bellissima e brillava di luce propria come fosse una stella, io invece rimasi nel ventre di mia madre per qualche altro minuto, ero la notte ed ero così buio che nessuno si accorse che i bambini erano due e non solo uno. Sono cresciuto fra le ombre mentre il Mondo Magico è basato sull'armonia e sulla luce e su ogni dannata cosa che non mi rappresenta. – strinse i pugni – Così ho deciso che se io non ho mai potuto avere ciò che desideravo perché l'avrebbero dovuto avere gli altri? Ho vissuto da reietto e ora tocca al resto di voi vivere così. – avanzai di qualche passo, il cielo era troppo chiaro – Non è giusto. – dissi – Non è giusto solo perché parli dal tuo punto di vista! Tu sei l'incarnazione della bontà e sarai la prima a perire! Tutta la luce del Mondo Magico dovrà perire perché le tenebre siano un'entità autonoma, affinché la luce diventi assenza di tenebre e non il contrario! – urlava come un forsennato, gli occhi iniettati di sangue e i denti aguzzi brillavano perlacei – Morirai e godrò nel vedere il tuo sangue grondare da ogni parte del tuo esile corpicino, ti dilanierò con le mie stesse mani, ti ridurrò in piccoli pezzi e li schiaccerò con i miei piedi fino a farne poltiglia! Ti frantumerò le ossa e ti strapperò la gola, la tirerò via tirando la lingua, la tua morte sarà lenta e dolorosa ed infinitamente buia! – il primo raggio di luce mi colpì violentemente il volto ed un gallo in lontananza canto l'alba appena giunta.

Ci guardammo per qualche istante, nessuno dei due si mosse.

Avanzai lentamente verso di lui – Mi sorprende che ti sia fatto accecare dall'invidia. – ammisi – E forse un po' me ne dispiace, ti avevo sopravvalutato. – lo raggiunsi ed iniziai a girargli attorno molto lentamente, i suoi occhi erano sbarrati e lui sembrava immobile – Strano come tu, signore delle Tenebre e dei demoni, non sappia come funziona un patto di sangue e con chi conviene stipularlo. – sorrisi beffarda – Vedi, Ekaburath, se un demone compie un patto di sangue con un qualsiasi membro di più alto rango del mondo demoniaco, a maggior ragione con la stirpe reale, le conseguenze divengono via via più serie se questo patto non viene mantenuto. – si accasciò per terra, sembrava non respirare – E tu hai avuto l'ardire di stipulare un patto di sangue con la regina e sei stato anche così stupido da non mantenerlo. Credevi di uccidermi prima che il gallo cantasse forse? Credevi che una volta sacrificatami anche se il patto non fosse stato mantenuto non avresti subito conseguenze? – Ekaburath cercava di respirare inutilmente, mi allontanai osservandolo dall'alto, eravamo proprio difronte all'altare – Sulla Terra si dice che non bisogna mai stringere patti col diavolo. – voltai le spalle mentre il sole sorgeva – Morirai... comunque... - mi voltai e lui era in piedi, poggiato saldamente alla lastra di pietra dell'altare con sguardo truce ed un mano ben aperta verso il mio petto – Avrei voluto non farlo. – ammisi.
La sua mano si caricava di una sostanza nera e potente, potevo sentire l'oblio in quella massa informe, sapevo che, se scagliata, avrebbe distrutto non solo me ma l'intero Mondo Magico e forse l'intero Pianeta.
- Lilith! – sentii una voce urlare disperata alle mie spalle.
Allungai delicatamente il braccio, puntai le dita verso l'uomo che mi era difronte e che mi guardava con lo sguardo disperato di un pazzo omicida e sussurrai – Agonia. -

Un urlo sovraumano si levò dalle sue labbra, facendo volare via gli uccelli del mattino che avevano assistito sgomenti a tutta la scena. Si piegò su se stesso contorcendosi per i dolori, si strappava le vesti e si tirava la pelle che si ricopriva di pustole e piaghe.
Seguì un altro urlo, vidi i suoi occhi arrossarsi fino a che il sangue non coprì le iridi e le pupille scure, finché non sgorgò imbrattandogli gli zigomi entrandogli in bocca facendolo annaspare.
Con un colpo lo tramortii e con un altro lo finii definitivamente, nessuno si meritava tutto quel dolore, neppure il più cattivo degli esseri umani, neppure il buio fatto carne.

Mi voltai, sentivo il mio corpo tremare violentemente e sapevo che il viso di Ekaburath non mi avrebbe mai più dato tregua, ma sapevo anche che era finita, che la luce aveva vinto contro il male, che il Mondo Magico era salvo.

Ellis mi corse incontro e mi abbracciò.
Mi lasciai cadere fra le sue braccia e le mie gambe poterono finalmente cedere sotto il peso della guerra – E' tutto finito. – mi sussurrò mentre mi accarezzava i capelli – Come ci avevi ordinato al canto del gallo abbiamo abbassato le armi ed i demoni che non sembravano avere le nostre stesse intenzioni sono spariti poco dopo, bruciati dai raggi solari. – continuavo a tremare – Va tutto bene Lilith, abbiamo vinto. – feci leva sulle sue braccia e lo guardai negli occhi – Lil! – vidi Aki corrermi incontro e fermarsi a qualche metro di distanza, accanto a lei una ragazza bellissima dai capelli biondo cenere sorrideva e le teneva la mano, aveva una cicatrice sulla guancia sinistra ma quel piccolo difetto non faceva che accrescerne l'infinita bellezza, la mia amica mimò il suo nome con le labbra : Aune.

Mi voltai.

Dove c'era prima il corpo morente di Ekaburath ora non c'era che cenere nera e polverosa, insignificante.
- Hai ragione, è tutto finito. – abbracciai Ellis con tutte le forze che mi erano rimaste e pensai che quello bastava, che Ekaburath era morto e con lui le tenebre.
C'erano stati dei morti ma avevamo vinto la guerra ed era tutto ciò che contava.



Vero?

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora