Capitolo IX

65 15 59
                                    

"Fa più attenzione, sorella!"

Anne rise appena, ritirando l'ago dalla punta che scottava dalla ferita aperta della sua amatissima sorella maggiore. La caduta da cavallo di Vivienne, quattro mesi fa, aveva avuto delle ripercussioni circa la sua salute, che avevano tardato a farsi sentire. Infatti, inizialmente tutti pensavano che fosse un male comune, invece il mese dopo, sulla gamba della giovane, si era aperta una ferita spaventosa. Il medico l'aveva visitata e aveva incaricato Anne di prendersene cura, usando l'ago, passato prima sul fuoco e con del filo, di ricucirgliela ogni qual volta questa si riaprisse. Le dispiaceva vedere sua sorella così sofferente, infatti non c'era proprio nulla da ridere, c'era in gioco la sua salute. Ma Anne era distratta, il più delle volte, e questo a causa di un giovane in particolare.

Non osava parlarne con Vivienne, però, era una questione troppo personale. Non osava neanche parlarne con sua madre, pettegola e maligna. Tagliò il filo bianco che ora legava la ferita della gamba di sua sorella, mentre quest'ultima emetteva l'ultimo gemito di dolore. Fece un nodo ben saldo e con un panno umido tamponò il sangue che era uscito intorno alla cucitura. Quella ferita aveva messo fuori gioco lei e le sue passeggiate a cavallo pomeridiane. Avrebbe riferito il lieve miglioramento a sua madre Janette. In quel momento, dalla loro stanza al secondo piano della loro abitazione temporanea, sentirono nel cortile un suono di zoccoli e nitriti. Il loro padre era tornato dalla corte del Re. Anne scambiò una lieve occhiata con Vivienne, prima di correre verso la finestra per verificare le sue ipotesi. I suoi occhi castani con i riflessi d'ambra catturarono due figure ben distinte a cavallo. Arn e suo padre erano appena tornati e stavano smontando dalle due giumente Purosangue. Anne posò una mano sul vetro, come se con quel gesto poteva accarezzare la figura della guardia di suo padre, e sorrise. Un sorriso da ebete ma che faceva intendere molte cose.

"Allora?"

La bruna tirò le tende verdi, facendo cadere la stanza nell'oscurità e raggiunse nuovamente sua sorella al suo capezzale.

"Arn e papà sono qui. Vado a salutarli, torno subito."

"Vengo anche io."

"No, sorella cara. Voi dovete restare a letto. Il medico ha detto niente sforzi, ricordate?! Porterò ad Arn anche i tuoi di saluti."

E senza aspettare neanche una risposta dalla sorella, uscì dalla stanza, lasciandola seduta a bordo del letto a fissare la porta chiusa e la sua figura sparire oltre il corridoio.

Anne raggiunse il soggiorno principale, illuminato dal sole mattiniero e colse le figure di suo padre di Arn seduti su dei cuscini, intenti a sorseggiare del buon vino. Si avvicinò a loro, con le mani unite in grembo, e il sorriso a non abbandonare mai il suo già luminoso viso. Quando gli occhi dei due furono su di lei, fece una lieve reverenza.

"Padre. Arn." Salutò cordialmente, rialzando sia il busto che lo sguardo su di loro. "Vi disturbo?"

"Ma per carità, neanche minimamente, mia cara! Come stai?"

A parlare era stato quel burbero dal cuore d'oro di suo padre, sempre con l'ironia in corpo a parlare per lui. Si alzò frettoloso e andò a baciare sulle guance la sua ultima figlia femmina.

"Bene, padre, vi ringrazio."

Una volta risposto al genitore, la giovane spostò lo sguardo su Arn Lundberg, ormai divenuto uno di famiglia da quando suo padre l'aveva nominato suo guardia spalle. Aveva dimostrato che con la spada ci sapeva fare e anche con le parole.

"Come sta vostra sorella, Anne?"

Di colpo la giovane si fece seria. Non l'avrebbe fatto se a domandarglielo fosse stato suo padre, ma era stato proprio Arn a chiederglielo. Credeva che di Vivienne non gli importasse nulla. Deglutì silenziosamente e prima che potesse rispondere, alle parole del neocavaliere si aggregarono anche quelle di suo padre.

Anima RubrumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora