Capitolo XLVII

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Porto di San Giovanni d'Acrì, tarda mattina...

In seguito ai giorni che si susseguirono all'attacco all'accampamento di Saladino, per Arn Lundberg, le cose erano andate molto meglio da quando era tornato nella Terra Santa. Il ritrovamento di suo figlio era stato un vero miracolo. Secondo un racconto di quest'ultimo, era stato per diversi mesi nella fortezza dei Nizariti ma loro non gli avevano fatto del male o almeno qualcuno glielo aveva impedito. Il piccolo Edward si soffermò nel descrivere Griet, la donna che l'aveva salvato e tenuto sotto la sua protezione fino all'incendio provocato da Saladino e la sua armata.

Sentendo quella descrizione, Arn non poté fare a meno di pensare di nuovo a Maddalena. Forse il volto della donna non se ne era mai andato dalla mente. Le parole del figlio gli facevano tornare a galla ricordi dolorosi riguardanti la sua giovane amata e se mai avesse saputo di una fine così tragica, l'avrebbe portata prima in salvo, e forse a quest'ora sarebbero stati marito e moglie, genitori e soprattutto lontani dalla guerra che il regno di Gerusalemme combatteva in gran segreto per non far entrare nel panico la popolazione. Ma Dio aveva scelto un altro cammino per lui ed ora l'avrebbe portato a termine.

Quella tarda mattina di fine Agosto fu angosciante abbandonare nuovamente la Terra Santa e anche quando era lì, al molo del porto di San Giovanni d'Acrì, abbandonare nuovamente la terra che per anni era stata la sua casa era oltremodo faticoso, come se fosse obbligato a trainare con le spalle un carro colmo di fieno.

Ma non era il solo. Anche Malik, che insieme a Rabia, si erano presi la premura di accompagnarli sino al porto, avevano dei visi funebri. Al principe dispiaceva abbandonare un amico, sebbene fosse cristiano, e a Rabia dispiaceva allontanarsi dal piccolo Edward. Gli ricordava troppo suo nipote e quando aveva saputo che non si trattava di lui ne era stata addolorata. Nei giorni precedenti era stata lei ad occuparsi dei suoi pasti, a pulirlo e a tenergli compagnia durante la notte, quando Arn era impegnato in una intensa conversazione con suo fratello, ad esempio. A malincuore sapeva che tutte le cose belle, prima o poi, finivano e così era giunta anche la conclusione del soggiorno di quel cristiano in Terra Santa.

La donna dai lunghi e boccolosi capelli corvini era inginocchiata sul molo, intenta a stringere i lacci del mantello al piccolo, affinché non patisse il freddo durante il lungo viaggio che li avrebbe ricondotti in Provenza. Non volendolo, anche Edward era triste. Ora che aveva potuto vedere la terra dov'era nato anche lui, era difficile tornare nel lusso dei Gautier. Qualche notte aveva provato a fantasticare sul come sarebbe stato vivere lì, nella residenza di famiglia, ma era sicuro che se avrebbe provato a parlarne con suo padre lo avrebbe sgridato. Quel posto, per quanto sacro e significativo fosse, per Arn Lundberg era sempre stato un punto di non ritorno.

"Grazie per l'accoglienza, Malik, non lo dimenticherò." Proferì il giovane cavaliere, ravviando il mantello color seppia che indossava. Un dono, l'ultimo probabilmente, del principe al suo amico.

L'uomo dalla chioma grigia fece un cenno col capo. "Lo spero. Spero anche che non dimenticherai mai la nostra amicizia."

"No, lo giuro sul mio onore di cavaliere."

Quelle parole ricevettero come risposta una pacca sulla spalla. Arn fece vagare lo sguardo oltre il principe, cogliendo la principessa inginocchiata di fronte al figlio, intenta a coprirlo come poteva in modo amorevole. Sorrise appena a quella scena, pensando che avrebbe tanto voluto vedere quella scena con una donna diversa, forse con Vivienne.

Da una nave scese un uomo abbastanza corpulento e si rivolse al principe. "La nave è pronta, vostra altezza."

Era giunto il momento di andare.

Malik fece un cenno d'assenso al capitano della nave, come per dire che aveva capito, e poi si voltò con lo sguardo nello stesso punto in cui stava guardando Arn. "Rabia, è ora!"

Fu allora che nel voltarsi, il cavaliere vide lo sguardo triste e affranto della Sultana. Tenne una mano dietro la schiena di Edward, per paura che cadesse, e li raggiunse, mentre osservava il piccolo andare al fianco del padre.

"Grazie, principessa." Non ci fu bisogno di elencare le innumerevoli cose che la donna aveva fatto per il figlio, lei lo sapeva.

Rabia annuì, socchiudendo appena le palpebre nude. "Non c'è bisogno che mi ringraziate, cavaliere." Poi abbassò nuovamente lo sguardo sul bambino riccioluto, sorridendogli come non faceva con Malik e neanche con Saladino.

Edward si schiarì la gola, sotto gli occhi confusi del principe e del padre, pronto evidentemente a dire qualcosa: "Vi ringrazio, principessa, per esservi presa cura di me. E voi, principe, per aver ospitato mio padre."

Malik fu stupefatto di quanta compostezza e frasi complete fosse a disposizione quel bambino. Chinò leggermente la testa in avanti, in segno di rispetto, mentre Rabia si lasciò sfuggire un sorriso amorevole nella direzione del piccolo, specialmente quando si inchinò in modo quasi corretto.

Arn osservava suo figlio in modo orgoglioso, rendendosi conto solo allora quanto fosse stato uno sciocco a perdersi i migliori progressi nella sua vita. Ma una volta fatto ritorno a casa, avrebbe messo in chiaro le cose con il Signor Maximilian e la Signora Janette. Intendeva abbandonare la corazza in un angolo, per occuparsi degli affari di famiglia. Del resto, sarebbe stato il lavoro che avrebbe fatto se Vivienne fosse stata ancora in vita. Questo, inoltre, gli permetteva di stare più vicino a suo figlio. Perché mai più avrebbe permesso ad un'altra donna o un uomo di prendersene cura al posto suo. Il compito di padre toccava solo ed esclusivamente a lui.

I piccoli ma sonori passi di Edward lo fecero tornare alla realtà, che si apprestava a salire sulla nave con un faccino triste, che non passò inosservato agli occhi di Arn. Anche lui, come gli altri, era triste per quella partenza.

"Arrivederci, Malik. Principessa Rabia." Salutò un ultima volta il cavaliere, prima di salire a sua volta a bordo della nave.

Prese in braccio Edward, mentre si affacciava per osservare ancora coloro che erano stati tanto gentili da aiutarlo e ospitarlo. Erano ancora lì quando la nave iniziava ad allontanarsi e anche quando sparì oltre la nebbia della mattina. Arn si affacciò in mare aperto e mentre il vento scompigliava i suoi capelli e quelli del figlio, lo guardò. Aveva tra le braccia il dono più grande che Dio potesse fargli e che il cielo lo fulmini se avesse osato ancora separarsene. Baciò il suo capo riccioluto con una sommersa risata del piccolo, una risata bellissima che lo fece sorridere.

Rabia rimase ad osservarli mentre si allontanavano, col cuore che piangeva lacrime amare. Si chiese se avrebbe mai rivisto Edward, se avrebbe mai gioito ancora della sua presenza e si rese conto che in mezzo ai pensieri popolati da quel bambino paffutello, vi era anche il cavaliere Lundberg.

"Rabia." La chiamò suo fratello. La donna si voltò verso di lui, sperando di nascondere con i capelli le lacrime. "Andiamo, torniamo a casa. Nostro fratello sarà già lì."

La principessa non disse nulla e seguì il fratello maggiore sino al carro, non prima di lanciare un ultimo sguardo alla nebbia che cadeva sulla città e sul mare dove sapeva che, in mezzo ad ella da qualche parte, vi era la nave dov'erano il cavaliere e suo figlio. Solo Allah avrebbe potuto dirle se gli avrebbe mai rivisti. Avrebbe dovuto attendere, morente o dolente, visto che nelle sue preghiere, il suo Dio, era sempre silenzioso.

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