Non ricordava quand'era stata l'ultima volta che aveva corso per un lungo corridoio, inseguita da dei soldati. Probabilmente mai, quella era la prima volta, ma era una missione suicida a fin di bene.
Maddalena stava rischiando il tutto per tutto e lo sapeva bene. Sfidare Saladino era una mossa avventata, qualcosa che non avrebbe fatto neanche re Baldovino in persona, ma ormai era lì e non c'era tempo per tornare indietro. Non era una codarda, sarebbe andata in fondo fino alla fine. Aveva il coraggio di una leonessa, era ora di metterlo in pratica.
Aveva deciso di coprirsi il volto e la testa con un copricapo nero e un fazzoletto che le copriva la bocca, lasciando liberi solo gli occhi. In una mano impugnava la spada, nell'altra portava in alto una torcia in modo da illuminare le gallerie dell'accampamento, che fungevano da celle per i prigionieri.
Svoltò velocemente ad un secondo corridoio, aspettando che il campo fu libero dai soldati per proseguire. Qualcuno aveva già dato l'allarme e quindi non le rimaneva molto tempo. Maddalena camminò rapidamente tra le celle vuote, pregando di trovare a più presto quelle occupate dai suoi compagni.
L'umidità era palpabile nell'aria e a volte proprio lei inciampava in pozzanghere d'acqua sporca di terra. Alcuni mattoni erano rovinati, spezzati, in alcuni punti addirittura mancavano. Squarci nei muri erano segni di un precedente terremoto.
Quando fu sicura di non sentire altri passi dietro di sé, decise di intraprendere la strada di prima e di proseguire verso il basso. Da un angolo sentì alcuni lamenti e ciò la portò a credere che vi fosse qualcuno. Infatti, erano le uniche celle piene quelle che si presentarono di fronte ai suoi occhi. Trovò una guardia a terra, senza vita, e grazie al luccichio del fuoco riuscì a vedere che penzolava qualcosa dalla casacca dei suoi abiti. Un mazzo di chiavi, che non esitò a prendere e a rigirarle su sé stesse. Ognuna di quelle apriva una cella.
"Aiuto!"
Un urlò squarciò il silenzio nei sotterranei. Tanto che Maddalena pensò che grazie a quello strillo, aveva attirato l'attenzione di molte guardie, ma fu anche così che ritrovò i suoi confratelli. Avanzando nel buio, andò verso la cella e illuminò il volto del prigioniero. Una barba folta era cresciuta sul mento, rossiccia, ma non li sembrava che fosse Oddone. Furono i suoi occhi chiari a dirgli chi fosse.
"Robert."
"Griet?" Chiese il cavaliere, leggermente perplesso. "Cosa fai tu qui?"
"Non è il momento di spiegazioni. Ti tiro fuori." Detto ciò, fece entrare una delle tante chiavi dorate nella toppa della cella. Fortunatamente la prima fu quella giusta e l'aprì, abbracciando il suo vecchio maestro d'armi. "Dove sono gli altri?" Chiese, guardandosi attorno per la cella per vedere se vi fosse qualcosa che poteva usare come arma.
"Sono di sotto." Rispose, prendendo la spada che le stava porgendo la donna.
"Ce la fai a camminare e combattere?"
"Domanda inutile. Ti faccio strada, vieni."
Maddalena uscì per ultima dalla cella, osservando come il Templare aveva recuperato la sua caparbietà e adesso la guidava giù per i sotterranei delle gallerie. Era incredibile come il tempo passato in prigione non l'avesse scoraggiato. Aveva sempre pensato che avesse una cotta per lei, quando era ancora alla residenza. Le sembrava che gli anni non fossero volati affatto.
Non incontrarono soldati lungo il cammino, cosa molto strana. Sembravano essersi volatizzati nel nulla. Meglio per loro.
Robert la guidò verso le celle occupate dagli altri cavalieri. Maddalena ebbe la possibilità di ritrovare Arnau, Gérard, Gilles, Jarabe e molti altri. Non mancava nessuno, eccetto il Gran Maestro. Liberato l'ultimo cavaliere, la dama si scambiò uno sguardo con Robert. Neanche lui sapeva dove era stato portato.
Improvvisamente una spada aveva tagliato in due il tronco di un albero. E fu una cosa che sentirono anche loro ad un passo dal salvarlo. Quando illuminarono l'ultima cella, capirono che era troppo tardi. La testa di Oddone di Saint-Amand era capovolta per terra, in un lago di sangue, mentre il corpo cadeva in un tonfo sordo.
L'uomo che l'aveva accolta nell'Ordine come una figlia, che le aveva insegnato la saggezza, che l'aveva portata ad essere una dama Templare, era morto. Decapitato come il peggiore dei ladri. Maddalena sentiva a stento il respiro corto di Robert al suo fianco, ma sicuramente lui aveva sentito, come tutti gli altri nelle vicinanze, il grido disperato della dama.
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Anima Rubrum
Historical FictionGerusalemme, anno 1171 d.C. Maddalena Atlassi è l'unica figlia del commerciante di stoffe Samir, uomo devoto al suo re ma anche ambizioso. Talmente tanto che decide di dare in sposa la giovane al figlio di un signorotto locale, Omar Moloch. Senza sa...