Capitolo XI

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Maddalena uscì dalla stanza del Gran Maestro con un'espressione sopraffatta sul viso –ancora incredula- e seguì la domestica su per le scale che conducevano all'alloggio di Amalrico di Lusignano.

I corridoi, così come le camere, erano ancora deserte. Il tragittò durò davvero pochissimo, neanche il tempo di recuperare il respiro che si ritrovò davanti la porta del loro nobile ospite. La domestica l'annunciò e la bruna poté sentire subito la voce dell'uomo dire di farla entrare e di andarsene. La domestica fece come gli venne ordinato.

Fu sorpresa quando, rimasta sola con lui nella stanza, vide che sulle pareti c'erano anche degli arazzi. Erano... affascinanti. Anche nella sua villa ce ne erano. Evitò di osservarli, incontrando gli occhi chiari di Amalrico, che nel frattempo si era avvicinato e l'osservava.

"Sei così bella, Griet."

Il primo complimento, a parte quelli che riceveva dal suo Arn, ricevuti da un altro uomo. Sorrise, visibilmente a disagio. Lui se ne accorse e le sorrise teneramente, accarezzandole il volto con una mano.

"Non dovete temermi, mia bella. Sarò dolce con voi e ricorderò questa notte per tutta la mia vita. Domani non ci sarò ma assaporerò ogni secondo di questo momento con voi. Venite." Detto ciò, la guidò fino al suo letto, di dimensioni leggermente più larghe rispetto agli altri. La fece adagiare su di esso, slegandole la tunica che fece scivolare a terra. Sotto i suoi occhi, ora, era nuda di tutto. A vestirla solo la sua pelle leggermente bronzea. Dopo l'umiliazione che aveva subito in cella a Gerusalemme, non aveva più vergogna a mostrare il suo corpo, ma dentro di lei era cresciuta la paura verso gli uomini. Quando Amalrico posò le labbra sulle sue, baciandola con desiderio, lo fermò. Voleva mettere qualcosa in chiaro con lui, stipulare per bene lo scambio.

"Cosa volete in cambio?"

"Abitano due persone a Gerusalemme, molto famose alla corte palestinese e anche a quella inglese di re Riccardo. Voi dovrete scrivermi ogni loro mossa."

"Sta bene. I nomi?"

"I conti Blaser ed Omar Moloch."

Come si aspettava, Lusignano la guardò pensieroso. Perché mai avrebbe dovuto riferirgli ciò che loro facevano alla corte palestinese? Che era l'unica corte dove avrebbe potuto incontrarli dopo il suo matrimonio con Eschiva di Ibelin. Ma dopo tutto... una promessa era una promessa e voleva mantenere la parola data a quella bellezza senza paragoni che era distesa nuda sotto i suoi occhi.

"Mi incuriosisce e vorrei chiedervi perché. I Moloch sono uomini potenti, che nel corso degli anni si sono distinti in Inghilterra alla corte di re Riccardo I. Ma non interferirò, Mia Signora. Farò come voi mi comandate."

Maddalena curvò le labbra in un sorriso debole ma soddisfatto. Entrambi i Moloch dovevano pagare per aver ordinato il suo arresto –con banali e false accuse contro di lei- e per aver ordinato la morte del padre, che ancora oggi ricordava morente a terra, con il sangue rosso vivo sparso sulla fredda strada. Scacciò dalla mente quel pensiero, sforzandosi di non piangere.

"Bene, Mio Signore. Ora lasciate che... vi ripaghi."

Cercò di farsi forza, di non far tremare la sua voce, cercando di farla sembrare più felice che triste. Era umiliante dover ricorrere a certi mezzi per ottenere almeno un po' di speranza per la sua vendetta. Lo faceva nella consapevolezza che quello era l'unico modo. Inoltre, l'avrebbe fatto solo una notte, l'indomani Amalrico sarebbe ripartito con Guido e sperava veramente di non vederlo più. Il suo volto, così come i suoi capelli e i suoi occhi, li ricordavano vagamente quelli del suo Arn. Il suo amato che ormai era certa di aver perso per sempre. Questa amara consapevolezza la fece deglutire mentre il corpo di quell'uomo di potere si stendeva sul suo, l'accarezzava, la baciava da per tutto. Sui suoi capezzoli c'erano ancora i segni dei denti dei suoi aggressori ma fortunatamente non erano visibili così facilmente e dubitava che, Amalrico, se ne accorgesse. Nei suoi occhi chiari c'era il desiderio e la lussuria che doveva solo essere appagata.

Quando entrò dentro di lei, Maddalena non poté fare a meno di non pensare alla violenza che le avevano inflitto in cella, e nuovamente il suo puzzle tornò a formarsi. Macabre immagini, spinte violente e insulti che non meritava. Sembrava che si ricomponesse proprio lì, di fronte i suoi occhi verdi. Ma si fece forza, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì non vide Amalrico di Lusignano, no.

Vide il suo Arn Lundberg.

A quel punto assecondò le sue mosse, accompagnata dalla dolce visione del suo viso, del suo sorriso e dei suoi teneri occhi color del mare. Lo baciò, credendo di baciare veramente il suo Arn, e non di stare solamente sognando. Due lacrime scivolarono dai suoi occhi, andando a morire oltre l'incavo della sua gola mentre le spinte si facevano sempre più intense. Notò che Amalrico era silenzioso durante l'amplesso, gemeva a denti stretti e quando aveva iniziato a morderle un capezzolo dovette cercare di resistere. L'ultima spinta fu quella decisiva, arrivando così all'apice del piacere. Amalrico le baciò i capelli e la bocca con passione, ringraziandola.

Le cortigiane si ringraziano.

La sua vocina interiore aveva ragione.

Ben soddisfatto, prima di andarsene, Amalrico le disse che quando l'indomani avrebbe fatto ritorno a corte, le avrebbe spedito una missiva con le notizie che riusciva a raccogliere sui Moloch. Inconsapevole se lui la poteva osservare, oppure no, sorrise appena con altre due lacrime a solcarle il viso. Maddalena uscì dalla stanza di Lusignano, coperta dalla sua tunica, incontrando subito gli occhi e la persona di Iris accanto alla porta. Le porgeva qualcosa in mano, dentro una fiala che conteneva un liquido verdastro e dall'odore non molto gradevole. Non le fu difficile capire cos'era. Era un metodo per evitare una gravidanza. Era una fortuna, ora come ora sarebbe stata la sua rovina. Quando Maddalena tornò nella sua stanza, accompagnata da Iris, trovò seduto sul suo letto Robert de Sablé, con sua enorme sorpresa. Chiese ad Iris di lasciarla sola per un attimo e quando si ritrovò sola nella stanza con lui, lo fronteggiò.

"Come mai qui?"

Era certamente felice di vederlo, dispiaciuta nel non avergli potuto sedere a fianco durante la cena. Dalla sua espressione, però, poté costatare che lui non era altrettanto felice. Non sapeva se della sua presenza o per qualcosa a lei sconosciuto.

"Tutto bene?" Chiese di nuovo, sperando di ricevere una risposta questa volta. Le dava fastidio l'essere ignorata, soprattutto se seguito da un silenzio assoluto. Quando gli occhi scuri di Robert la osservarono, le parve di scorgere l'ira in quello sguardo che, in quattro mesi, le avevano sempre sorriso.

"Re Amalrico di Gerusalemme è morto. Deceduto per la febbre. È arrivata una pergamena pochi minuti fa."

Infatti, dalle sue mani pendeva un pezzo di carta srotolato che aveva lo stemma della corte palestinese.

Il nostro re è morto.

Ancora stordita dalla notizia appena ricevuta, Maddalena vide Robert alzarsi e passarle vicino e stava avanzando per andarsene. Con uno scatto, la bruna tentò di fermarlo, posando una mano sul suo braccio. Ma l'occhiata che lui le rivolse subito dopo, le fece pentire di averlo fatto.

"Devo andare, Griet. Dormi bene."

"Anche tu."

Ma non fece neanche in tempo a terminare la risposta che lui era già uscito e aveva richiuso la porta, sbattendola leggermente. E Maddalena rimase sola, nella sua stanza, chiamando poi Iris per aiutarla a prepararsi per la notte. Le venne da piangere e non si vergognò di farlo una volta che la guaritrice si fu coricata. La giovane osservò fuori dalla finestra la luna alta nel cielo. La luna era piena. L'unica cosa che riusciva a pensare era che, con la morte del re, il trono sarebbe passato a suo figlio, Baldovino, malato di lebbra. Alla sua vendetta mancava ancora molto, doveva ancora acquistare abbastanza potere. Ma con le lacrime agli occhi pensava che, un giorno, sarebbe stato il giudizio –a dio piacendo- del nuovo re a dare il giudizio definitivo, nel condannare a morte i conti Moloch.

Il re è morto. Viva il re!

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