Capitolo VII

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Sentiva le palpebre dolerle, anche per aprire gli occhi era una fatica enorme. Le braccia, ma non solo, tutto il corpo era un dolore, un tremolio. Ma, dopo tutto, se sentiva dolore significava che era ancora viva. Tutto ciò che le sue orecchie udirono era qualcuno che sbatteva insistentemente con qualcosa in una scodella di terracotta. Cercò di tirarsi su ma le sue deboli forze non ne erano in grado di sorreggerla. Con la saliva si umettò le labbra, cercando di dissetarsi. In bocca aveva un sapore salato e non ne capiva il motivo. Non ricordava neanche dove si trovava sentiva solo dolore, soprattutto alla testa. Quando portò una mano lì dove le doleva sentì un tessuto. Una benda. Per la seconda volta cercò di tirarsi giù dal suo giaciglio ma fu tutto inutile. Tutto ciò che riuscì ad emettere era un leggero gemito di dolore per le sue povere gambe.

"Siete sveglia!"

La voce femminile che sentì le era sconosciuta, terribilmente nuova. Era un angelo quello che le parlava? Un angelo gentile, almeno dal tono che usò con lei. Un fruscio di un abito lungo e dei passi, tutto ciò che sentì prima di sentire una presenza vicina a lei. Quando aprì gli occhi fu alquanto difficile mettere a fuoco ciò che la circondava. Ma bastarono un massimo di cinque minuti prima di osservare la donna che era affianco a lei. Poteva avere la sua stessa età.

"Chi siete? Dove sono?"

"Calmatevi. Non voglio farvi del male. Bevete questo prima."

Maddalena accettò a fatica la scodella che le porgeva la donna sconosciuta, ma di animo gentile. Era un intruglio disgustoso ma in quel momento avrebbe desiderato qualsiasi cosa che fosse ingeribile per placare la sua sete.

"Avete dormito per nove giorni consecutivi da quando vi hanno trovata."

"Mi hanno trovata?"

"Si. Alla riva del mare, nella cittadella di Cesarea. Sono stati i cavalieri del tempio a trovarvi. È stata una fortuna. Potevate anche morire."

Cesarea. Era lontana dalla sua città Natale ma adesso riusciva a mettere insieme i pezzi rotti. Anche se ancora molto confusa ricordava l'irruzione in casa sua, l'arresto, la prigionia, la violenza che aveva subito, la lapidazione e la voglia di morire. Si era buttata in mare con la speranza di annegare ma invece era sopravvissuta e a salvarla erano stati dei cavalieri. Avrebbe dovuto ringraziarli.

"E voi? Che ci fate qui?"

"Mi chiamo Iris e sono stata incaricata dalla mia maestra guaritrice di prestarvi soccorso durante il viaggio, siamo diretti ad Acri. Due giorni e saremo nelle mani dei cavalieri Ospitalieri della fortezza cittadina. Lì riusciranno a mettervi in sesto." Spiegò la giovane con un mezzo sorriso sulle labbra. "A proposito, ricordate il vostro nome?" Chiese ancora la guaritrice.

"Maddalena."

Rispose la bruna in sussurro tremante, come se avesse paura. Iris annuì come a voler incamerare quel nome nella sua mente.

"Bene, Maddalena. Credo che un bagno caldo è una delle cose che vi serva in questo momento. Poi delle erbe medicinali e una bella dormita. Se stasera riuscirete ad alzarvi potete incontrare il Gran Maestro. È stato lui ad accettare di portarvi con loro."

Non fece neanche in tempo a dire qualcosa che Iris se ne andò, uscendo dalla sua tenda, lasciandola sola di nuovo. Cercò di tirarsi su e a fatica ci riuscì, anche per poco prima di crollare nuovamente sulle coperte di seta blu del suo alloggio momentaneo. Dovevano essere cavalieri di lusso quelli che l'avevano salvata! Nessuno dopo una lapidazione è mai tornato indietro per raccontarlo. Le urla e l'ira della gente che, nello scagliare addosso a lei le pietre, aveva udito e sentito sulla propria pelle rimarranno incancellabili dall'anima. Come la violenza infertagli guardia cittadina, di Hassan e dell'altro sconosciuto assoldato dal conte Moloch. La visione di suo padre cadere inerme nel cortile della fortezza... quella immagine avrebbe voluto cancellare per sempre! E sua zia stava bene? Ed Arn? Avrebbe voluto averli lì accanto a sé, entrambi. Ma Gerusalemme era lontana e anche se ci fosse tornata sarebbe stata nuovamente processata e condannata a morte, stavolta non se la sarebbe cavata facilmente. Ma lei e suo padre meritavano giustizia. Una parola che era sconosciuta nel regno di Gerusalemme. Avrebbe portato di fronte ad un giudice onesto Omar Moloch e suo padre, il viscido Blaser. Ma non solo loro... anche i suoi aggressori. Voleva vederli marcire all'inferno, per sempre. Sarebbe stata lei stavolta a mandarceli.

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