Capitolo XLI

19 3 0
                                    

La sabbia si posava sulle figure in piedi all'orizzonte. Spade, scudi, vessilli, sembravano toccare il cielo se solo li guardava, eppure non superavano appena le loro teste. Il vento non smuoveva solo i granelli di sabbia, creando piccoli vortici brevi, ma muoveva anche i vestiti, copricapi e accarezzava dolcemente la pelle sotto quel sole che si apprestava a tramontare. Un agguato di notte, all'improvviso, aveva molte più speranze di riuscita che di giorno. Ovviamente tale idea non era frutto della mente di Maddalena, ma da quella di Sef, da sempre grande stratega e ne sapeva certamente più di lei.

Più la strada si faceva più corta per arrivare all'accampamento di Saladino, più i cuori di tutti i guerrieri, che quella notte avrebbero rischiato la propria vita, si fermavano. Nei loro petti non vi era più alcun battito, se non uno molto flebile e quindi poco udibile, solo per le donne e i loro bambini che gli aspettavano a casa. Sì, perché di donne quel giorno c'era solo lei: Maddalena, meglio conosciuta dai Nizariti come Griet, la dama Templare. Quella sera avrebbe deciso se era ancora degna di portare tale titolo o meno. Se sarebbe riuscita a salvare tutti i suoi fratelli, Oddone compreso, poteva pur dire di essere ancora una crociata ma se avrebbe fallito, se Dio l'avrebbe abbandonata, sarebbe stata solo una donna persa. I suoi peccati sarebbero stati così puniti. Ma inginocchiata sulla sabbia, con alcuni lembi di pelle scoperta dal vento, e la spada piantata nella terra posta di fronte al suo viso, pregava con una tale passione che non credeva di poter provare nei confronti di Cristo. Lui l'aveva salvata dalle acque, dalla morte, poteva avere pietà di lei ancora una volta per la sua umile serva? Umile, sì. Così si vedeva Maddalena, in uno specchio o in un riflesso, ogni mattina quando si destava dal suo giaciglio alla fortezza di Masyaf, la sua nuova casa. Dama o meno, una volta liberati i suoi fratelli, non sarebbe potuta tornare con loro ad Acrì. Ora era una donna sposata e secondo le leggi di quella terra, apparteneva anima e corpo a suo marito. Un uomo che forse non l'amava, non nel modo in cui Maddalena sperava almeno. L'amore, la passione, erano nulla di fronte alle preghiere serali di quella notte di fine Estate che avrebbe decrittato il futuro di molti guerrieri, credenti o meno.

Una mano si posò sulla sua spalla. La carnagione scura sembrava sparire sul colore nero del mantello che indossava. Non le servì guardarlo in volto per capire chi fosse a disturbare le sue preghiere. Due iridi chiare erano due lapislazzuli in un viso scuro come il carbone, occhi che più volte l'avevano aiutata ad illuminare il suo cammino e le sue scelte, sempre più complicate da quando l'aveva conosciuto. Maddalena fece leva sull'elsa argentata della sua spada per rialzarsi. Un ultimo confronto prima della battaglia era inevitabile. Anche in circostanze del genere lo sguardo di Sef non mutò dalla sua serietà abituale. Ma ormai anche la dama ci aveva fatto l'abitudine, che non la spaventava più.

"È giunta l'ora di andare." La prima parola che le rivolgeva da quando erano partiti da Masyaf, giungendo a metà strada.

"Così pare. E tu non verrai con noi." Era un'affermazione ovviamente. Maddalena aveva appreso solo in seguito che Sef, capo dei Nizariti, non l'avrebbe accompagnata in tutta la sua impresa ma gli avrebbe fatto strada solo alle porte dell'accampamento di Saladino. Ancora una volta, sarebbe stata la dama Templare a guidare una battaglia.

"Vorrei poter mozzare la testa ad ogni infedele che proverà a farti del male, credimi. Ma il mio codice me lo impone. I miei uomini, però, ti proteggeranno a dovere."

"Non è di una protezione che ho bisogno, per quella so fare benissimo da sola. Era mio marito che volevo al mio fianco, durante questa battaglia." Non aveva più paura di lui. Aveva iniziato a sfidarlo su ogni cosa, dalla più banale alla più importante.

La mano di Sef andò a posarsi sulla guancia di lei, sfiorando appena quella pelle setosa dal colorito pallido. Fin troppo per i suoi gusti ma non vi fece testo, non era il momento adatto per parlare della sua salute. Ci avrebbe pensato in seguito.

"Avremo altre battaglie da combattere insieme."

Maddalena si sforzò di non mostrare un sorriso ironico al suo consorte. Lui era così certo che sarebbe tornata, anche lei da una parte, ma non ci metteva la mano sul fuoco. Voleva tornare da suo marito a tutti i costi e ci sarebbe tornata. Quello che entrambi non sapevano era che l'uno aveva bisogno dell'altro per sopravvivere, perché fino a quel giorno, entrambi avevano vissuto di speranze nel migliorare il proprio presente. I dubbi si erano mutati in certezze solo quando le loro barriere erano state abbattute.

Vedendola titubante, Sef le strinse le mani, infondendole coraggio e sicurezza. Due cose che in quel momento traballavano in lei.

"Tornerai."

Per la prima volta, Maddalena fece un cenno di sorriso. "Sì, tornerò." Baciò il dorso delle mani dell'uomo, che stringevano ancora le sue. "E quando lo farò non andrò più via."

Sef curvò le labbra in un debole sorriso, provato molto dalla tensione del momento. Fece risalire una mano dietro la nuca della sua consorte, avvicinandola alle sue labbra. La donna si lasciò trascinare da quel breve attimo di passione, mischiato a del desiderio represso. Se non ci fosse stata una battaglia, da lì a qualche ora, Maddalena era sicura che l'uomo l'avrebbe presa lì, sulla sabbia, tra il vento e i granelli che volavano. Ma c'erano soldati pronti per massacrare agli uomini solo per ideali diversi, il desiderio di unire i loro corpi in uno solo poteva aspettare.

Anche staccarsi da quel bacio che sarebbe potuto durare in eterno era una tortura, non tanto il sole cocente sulle loro teste, quello era pressoché tollerabile.

"C'è solo una cosa che devi ricordarti prima, durante e dopo la battaglia." Sef mise una mano nella bisaccia che portava con sé e da lì estrasse un fazzoletto. Un fazzoletto di raso rosso, pregiato. I bordi erano ricamati in oro. Maddalena ricordava di aver visto più volte Sef ammirare tale cosa, come fosse una reliquia. In verità non sapeva che significato aveva per lui. "Io sono tuo e tu sei mia. Noi ci ritroveremo sempre." Non voleva domandare del perché di quelle parole, in quel momento bastavano. Sef le mise il fazzoletto in una mano, chiudendola poi a pugno.

La freddezza e compostezza con la quale riuscì ad allontanarsi da lei era incredibile. Quell'uomo sapeva portare le sue mille sfaccettature e metterle in atto, anche in momenti meno indicati. Ma forse era una delle tante cose che ammirava in lui. Il suo essere così autoritario e allo stesso tempo, a modo suo, diabolicamente affascinante.

Maddalena sentiva le palpebre farsi pesanti, le lacrime imploravano solo di uscire, ma non era quello il momento giusto per mettersi a piangere. Finalmente aveva ciò che aveva sempre sperato: liberare i suoi fratelli, la sua famiglia. Gli avrebbe liberati per poi separarsi da loro nuovamente, per creare la sua di famiglia, questa volta, con suo marito.

"Uomini, preparatevi a marciare!" Esclamò decisa, riferendosi ai Nizariti, più di trenta avrebbero tentato quell'impresa e la rossa sperò vivamente di riportare tutti loro sani e salvi nelle loro case.

Non colse lo sguardo di Sef, non fino a quando non salì sul suo cavallo marrone pezzato bianco. La osservava dal basso, con le mani unite dietro la schiena, e con lo sguardo fermo e impassibile come sempre. In una mano, Maddalena, teneva stretto il fazzoletto rosso che gli aveva donato e che gli avrebbe fatto compagnia per gran parte della sua missione. Diede due colpi rapidi alla pancia del cavallo e questo prese a muoversi, l'andatura la decise lei con le redini ben salde nelle mani.

Fu breve e quasi impercettibile l'ultima occhiata che si scambiavano, prima che la chioma bruna di Maddalena sparì all'orizzonte, seguita dai quaranta guerrieri Nizariti che erano pronti a dare la loro vita, per proteggere la loro nuova padrona.

Anima RubrumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora