Capitolo XXIX

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"È tutto pronto?" Chiese, avanzando verso il cavallo già sellato.

"Si, mio Signore." Confermò un servo, addetto alla manutenzione della casa e non delle stalle ma quella era una situazione che richiedeva la massima urgenza.

"Bene, allora vado."

"Che Dio sia con voi, Signore!"

"Altrettanto." Rispose, dando un leggero calcio sotto la pancia del cavallo per farlo partire.

"Arn, aspetta!"

La voce di Anne, non tanto lontana da lì, lo portò a far arrestare il cavallo sul posto con un movimento di piedi e di redini.

Lo sguardo del cavaliere era perso nel vuoto, duro, i lineamenti contratti da una smorfia di disgusto. Nella sua mente c'era solo un nome, solo una persona che avrebbe dovuto vedere e salvare.

"Cosa vuoi? Torna in casa, Anne!"

"No, ascoltami. Ti prego." Vociò la giovane con un'espressione dispiaciuta in volto. "Io non sapevo niente di tutto questo, te lo giuro."

"Non fare quella faccia. Mi meraviglio di te, che hai promesso a Vivienne di prenderti cura di Edward. Come hai potuto lasciare che tuo fratello lo perdesse di vista, he? Come?"

Anne si morse un labbro, lasciando uscire dalle sue labbra un sospiro degno di chi aveva del talento nel recitare la parte della donna affranta dagli eventi.

"Ti prego, ascolta. Perdonami. Ma mi sono distratta e poi... è accaduto tutto così in fretta. Tre uomini dal volto coperto l'hanno preso ed io... non sapevo che fare."

Arn si voltò a guardare sua cognata per un momento.

In due anni non era mai successa una cosa del genere e il pensiero che suo figlio potesse trovarsi in mano sbagliate lo mandava in bestia. Non ce l'aveva con Anne, magari solo con quello sprovveduto di Jean Luis e di quella arpia di sua moglie, che avrebbero dovuto prestare più attenzione.

Aveva perso sua moglie e non era stato capace di proteggerla. Non poteva perdere anche suo figlio. Non poteva. Perdere il suo piccolo Edward sarebbe stato come morire e tanto valeva che non facesse ritorno per niente in Francia e che si buttasse in un fiume. Lo stesso fiume che aveva inghiottito il corpo di Maddalena.

Se la sua impresa sarebbe stata vuota, non vedeva altra soluzione che la morte. Dio l'aveva privato di ogni cosa che anche la maggiore delle ricchezze economiche non l'avrebbero mai fatto felice.

Diede uno strattone al cavallo e partì al galoppo verso Marsiglia, dove da lì si sarebbe imbarcato per San Giovanni d'Acrì. Dietro si lasciava una Anne completamente a pezzi, in preda ad un pianto disperato, accasciata nella polvere e nella terra. Non le importava di ciò che lasciava, voleva solo suo figlio. Quel figlio che era nato dall'amore improvviso di lui e Vivienne e che avrebbe protetto ad ogni costo, anche della morte stessa.

Si, per la seconda volta, Arn Lundberg era pronto a morire per una persona che amava. La prima volta aveva fallito e non ammetteva un secondo fallimento.

Da quando Vivienne era venuta a mancare, era diventato Edward la sua unica ragione di vita e non avrebbe perso anche lui. Non doveva perderlo, altrimenti avrebbe iniziato a dubitare sul serio dell'esistenza di qualunque Dio. 

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