Capitolo XLIV

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Lucrezia Sinclair aveva ricevuto molti regali durante la sua vita.

Per la sua nascita, tutta la Francia, aveva festeggiato con gioia la prima figlia femmina del clan dei Sinclair. Venuti da ogni angolo francese, anche nelle campagne dimenticate da Dio. Aveva ricevuto diamanti, collane preziose, fermagli d'oro e d'argento. Ornamenti dal valore inestimabile, tiare, arazzi, persino una forchetta per mangiare le pere. L'ultima invenzione del momento.

Ma mai aveva ricevuto una scatola come regalo e non immaginava neanche che proprio il suo promesso sposo fosse a regalargliela. Aveva immaginato più sfarzo da una nobile casa che vantava il titolo di consigliere di sua maestà Riccardo Cuor di Leone. Tralasciando i particolari, era già un'oretta scarsa che rigirava tra le mani quell'oggetto, cercando di trovarvi una funzione utile. Poteva essere un portagioie perfetto e la lavorazione era anche ben fatta, era antica ma col tempo non s'era consumata affatto.

"Vi piace?"

Dall'altro lato del tavolo della camera da letto, suo fratello Enrico la guardava speranzoso. In verità anch'egli era rimasto leggermente perplesso dalla cosa ma non aveva osato dire niente. Qualsiasi cosa avrebbe detto, sua sorella avrebbe trovato spunto per appoggiarlo e mandare a monte le nozze. Blaser non era cattivo, in fondo, era un umile uomo dal cuore d'oro. Il senso di quel cofanetto, comunque, rimaneva un mistero.

"Per quanto mi sforzi, fratello, credo che tu non abbia mai fatto un regalo del genere ad una delle tue donne."

Enrico fece un sorriso sornione, ripensando brevemente ai regali che aveva fatto ad ognuna di loro. Nessuna si era mai lamentata ma era anche vero che lui non regalava cofanetti vuoti, massimo contenevano pietre preziose o altri tesori.

"Non credo, no."

Lucrezia riposò, per l'ennesima volta, il cofanetto accanto a sé sul tavolino. Era stanca di rimirarlo in continuazione. Sarebbe stato un altro dei suoi portagioie, punto. Aveva un sacco di collane e anelli che non sapeva dove mettere. Anche se, vedendolo per la prima volta, era rimasta perplessa, non poteva nascondere a sé stessa che il gesto del conte era stato molto... tenero. Non era arrabbiata perché dentro di essi non c'era nulla, era rimasta silenziosa a pensare a che potesse significare. E quella rosa dipinta a mano al centro del cofanetto... era davvero stupenda.

Questo pensiero non poté che farla sorridere, cosa che non passò inosservata a suo fratello di fronte a lei.

"State sorridendo."

"No, vi sbagliate." Rispose ella, affrettandosi a ricomporre la maschera di freddezza sul proprio viso.

"Non sono troppo vecchio per confondere un sorriso con una smorfia, sorella."

Lucrezia incontrò lo sguardo divertito di Enrico e fece una smorfia ironica di rimando, pronta per aprire un nuovo battibecco, se non fosse che un servo bussò alla sua porta, interrompendo così la loro conversazione.

"Avanti."

Ninette entrò nella camera, facendo un inchino prima di proseguire: "C'è una visita per voi, mia Signora, lady Anne Gautier."

Era sorpresa di vederla. Solitamente, la più piccola della famiglia Gautier, veniva da lei solo a fine settimana e non prima. Doveva essere successo qualcosa d'urgente. Valeva la pena verificare lei stessa.

Con un movimento fluido del corpo, si alzò dalla sedia e fece un breve chino del capo al fratello: "Perdonatemi, ma devo andare a riceverla. Ultimamente la sua famiglia non sta passando un bel periodo."

Enrico la imitò, annuendo appena. "Certo, fate con calma. Anche io ho un impegno. A dopo, cara sorella."

"A più tardi, mio dolce fratello. Ricordatemi della nostra discussione, stasera." E con un sorriso furbo si allontanò dalla sua stanza, dirigendosi verso gli spaziosi e luminosi corridoi del palazzo.

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