Ticchettare sul ripiano della sua scrivania, in mezzo a tutte quelle pergamene, forse sarebbe servito a calmarlo. Maximilian Gautier ancora non capiva come aveva fatto a non accorgersi di niente, rimanendo nell'ombra per tutto questo tempo.
Da quanto tempo andava avanti? Forse da settimane, addirittura da mesi, o forse di più? Aveva sbagliato qualcosa come padre? Probabile. Le uniche cose che interessavano veramente al suo di padre, all'epoca, erano solo le donne, il matrimonio e i figli possibilmente maschi e degni cavalieri. Non era stata colpa sua se suo figlio era stato reso ceco ad un occhio, dopo tutto non poteva lamentarsi visto che l'aveva fatto sposare ad una nobile francese proveniente da una delle famiglie più temute e rispettate della zona. Ora aspettava con ansia la notizia della nascita di un erede, che un giorno avrebbe potuto divenire cavaliere. Ma non doveva dimenticare che aveva ancora due figlie su cui contare. Due figlie che rischiavano di scannarsi a causa di un uomo. Si chiedeva se era ancora saggio tenere Arn Lundberg sotto lo stesso tetto.
Ma forse aveva un'idea per far cessare tutto quell'astio che si respirava in quella casa. Sua moglie, Janette, aveva provato infinite volte a persuaderlo, a trovare un'altra soluzione ma non c'era. E se doveva rinunciare ad una delle due figlie, preferiva rinunciare ad Anne. A malincuore, ovviamente, ma preferiva rinunciare a lei piuttosto che a Vivienne.
Mentre i suoi occhi bruni vagavano ancora per la pergamena che aveva tra le mani, pensò al modo più semplice da dire ad Anne ciò che aveva in mente. Non appena la porta del suo studio si aprì, capì di non avere più tempo per pensare. Quando vide il volto della figlia, avvolto in un velo celeste incastonato da stupendi lapislazzuli, la tonaca bianca e blu coprirle il corpo, come usanza lì in Terra Santa, quasi si pentì di ciò che stava per fare. Ma continuò a ripetersi che quello era l'unico modo per tenere le due sorelle al sicuro. La fece accomodare su una sedia e le sorrise, in questo modo, forse, sarebbe risultato meno spaventoso.
"Ho una proposta per te, mia cara. Anzi... direi una grande notizia per festeggiare!"
Esclamò allegro Maximilian, voleva sembrare il più disinvolto possibile, anche se il rimorso già lo stava divorando dall'interno. Anne, invece, sorrise a quelle parole, quasi curiosa del loro seguito.
"Ditemi, padre."
Il Signor Gautier, in risposta, prese la pergamena che stava leggendo e gliela passò. Fino ad adesso sembrò tutto tranquillo. Mentre gli occhi ambrati di Anne scorrevano rapidi sulle righe d'inchiostro, Maximilian continuò il suo discorso.
"Tua madre e tua sorella ti stanno già preparando i bagagli." Il sorriso, che fino a poco prima aveva regnato sovrano sulle labbra di Anne, era d'un tratto scomparso. Non riusciva a credere a ciò che era scritto su quella pergamena. Avrebbe volentieri ucciso suo fratello per quello! Tutto ciò che riuscì a fare fu sospirare rumorosamente. Maximilian la guardò interrogativo. "Che c'è? Non sei forse contenta dell'onore che ti è stato concesso?"
"Entrare a far parte delle dame di compagnia di Sibilla di Gerusalemme? Certo che sì, che domande!"
"E allora cos'è quella faccia?"
"E che credevo che voi... mi aveste chiamata per un'altra questione."
E a Maximilian non servì che la figlia continuava a parlare. Sapeva dove voleva andare a parare. Sul viso dell'anziano uomo si dipinse un'espressione malinconica, quasi triste ma allo stesso tempo comprensivo.
"Pensa al fatto che questo potrebbe servire anche a te, no? A dimenticare Arn. Forse aiuterà anche tua sorella a far chiarezza in tutta questa storia. Credimi, partire per alcuni mesi è la cosa migliore da fare. Poi non è tanto lontano, no?"
"No." Rispose Anne, cercando di assumere un tono e un atteggiamento più appropriato ad una donna del suo rango. "Ma chi mi accompagnerà a palazzo?"
"Tuo fratello. È giunto al porto di San Giovanni d'Acrì proprio questa mattina. Io appena potrò verrò a farti visita, mia cara."
Queste parole riuscirono a far risollevare, almeno in parte, Anne. La giovane annuì e sforzò un sorriso che agli occhi di Maximilian apparì sincero. Si alzò e, facendo il giro della scrivania, baciò la guancia del padre.
"Scusate il mio egoismo. Capisco che vi siete dato da fare per me e vi ringrazio. Questo incarico mi aiuterà a trovare anche un buon marito. E ditemi... quando dovrò partire?"
"Stanotte, mia cara. Tuo fratello giungerà qui per cena."
Anne si sentì morire ma preferì apparire agli occhi del padre contenta lo stesso.
"Bene. Con il vostro permesso, allora, vado a... prepararmi."
Con una reverenza uscì dallo studio del genitore, accelerando il passo fino a giungere nella sua stanza. Metà del suo guardaroba era già pronto. Diede un forte calcio alla parete. Proprio adesso giungeva una lettera da palazzo che le chiedeva, anzi, ordinava di entrare a far parte delle dame della principessa Sibilla?
Altre dame avrebbero fatto i salti di gioia, lei no. Ma si risollevò, pensando che il tempo che l'avrebbe tenuta separata dalla sua famiglia e da Arn l'avrebbero aiutata a pensare sul da farsi. Si sarebbe vendicata di sua sorella Vivienne e sarebbe riuscita ad entrare nel letto e nel cuore di Arn Lundberg, il cavaliere che già aveva conquistato il suo animo di donna pura ed innocente.
STAI LEGGENDO
Anima Rubrum
Historical FictionGerusalemme, anno 1171 d.C. Maddalena Atlassi è l'unica figlia del commerciante di stoffe Samir, uomo devoto al suo re ma anche ambizioso. Talmente tanto che decide di dare in sposa la giovane al figlio di un signorotto locale, Omar Moloch. Senza sa...