Capitolo III

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Quella stessa notte, dopo cena, il commerciante di stoffe Samir aveva invitato sua figlia Maddalena ad unirsi a lui in una partita a scacchi. La scacchiera che aveva ricevuto in dono da un suo vecchio conoscente, un nobile cavaliere Ospitaliere di Gerusalemme. Un suo servitore gli rivelò che quella scacchiera era costato mesi di lavoro ad alcuni falegnami. Il legno, puramente lucido, era scuro, quasi nero, in contrasto perfettamente con un violaceo pallido. Gli esperti gli avevano riferito che si trattava di legno molto pregiato. Samir stesso aveva potuto verificare con i suoi occhi, visto che si trovava nel campo del commercio. Alcuni suoi colleghi lì a Gerusalemme erano commercianti di oggetti rifiniti in puro legno. Inutile dire che il costo saliva quasi alle stelle, per alcuni manufatti. Samir era stato contento di ricevere un regalo da una sua vecchia conoscenza. Gli scacchi, invece, erano puramente fatti d'argento. In essi, infatti, ci si poteva addirittura specchiare per quanto fossero lindi e pinti. Le fiocche delle candele rendevano le pedine ancora più affascinanti agli occhi dell'anziano commerciante locale. Sembrava che brillassero mentre le dita le muovevano, a seconda della mossa da fare. Il gioco degli scacchi era un po' come in battaglia: quando fai una mossa avventata, sta pur certo che il tuo nemico ne farà un'altra altrettanto pericolosa. Così, infatti, era successo con lui e la sua avversaria più stratega che conoscesse: sua figlia.

Oh, Maddalena aveva una mente davvero aperta! La invidiava quasi. Con quella mente era sicuro che sarebbe potuta andare da per tutto.

Non c'è tempo per invidiare le menti altrui. Pensò Samir, in modo saggio. Doveva trovare un modo per dirgli del suo matrimonio con il figlio del conte Moloch e già sapeva quale sarebbe stata la sua reazione.

Ma alla fine non era tanto male, giusto?! Insomma... un matrimonio vantaggioso, ingresso alla corte di re Amalrico. Ma nessuna traccia d'amore.

Samir sapeva quanto l'amore contasse per la figlia. E né denaro, né terre, né titoli o altro poteva dargli ciò che la figlia agognava d'avere e che forse aveva già trovato in qualcuno. Ma non aveva mai indagato su questo punto, odiava doverle dire di no, specialmente ora.

Il commerciante sorseggiò un sorso di vino dal suo calice che aveva al suo fianco. Quando giocava a scacchi aveva sempre bisogno di un calice di vino accanto a sé, lo aiutava meglio a rilassarsi. Si assicurò di aver congedato tutta la servitù che poco prima era nella stanza, compreso il suo coppiere. Tornò con l'attenzione sulla scacchiera, stando attento a non risultare agli occhi di sua figlia disinteressato dalle sue mosse, visto che i suoi pensieri erano certamente altrove.

"Matto!" Esclamò Maddalena, rialzando lo sguardo sul padre con un sorrisetto vittorioso sul suo bel volto fanciullesco.

"Hai una bella testolina tu, he?!" Ironizzò Samir, allungando una mano per accarezzare affettuosamente quella della figlia.

Lei sembrò divertita dalle parole di suo padre.

"Allora sono degna di voi, padre."

Samir ricambiò il sorriso di Maddalena con uno altrettanto premuroso. Ormai la partita era giunta al termine grazie all'astuta mossa di sua figlia. Lo diceva che, se fosse stato un uomo, in battaglia avrebbe avuto un buon successo agli occhi dei compagni d'armi. Samir si alzò dalla sedia, facendo lievemente rumore quando questa si spostò dal pavimento. Quando iniziò a fare su e giù in cerca della caraffa di vino, che aveva fatto riempire dal coppiere prima di congedarlo, sentiva gli occhi della figlia prepotenti su di sé. E Maddalena aveva capito che qualcosa non andava in suo padre. Non era mai stato così taciturno durante una partita a scacchi.

"Dobbiamo parlare." Almeno così il commerciante aveva lanciato la lancia in acqua, doveva solo vedere se quando la ritirava avrebbe preso un pesce, metaforicamente parlando ovviamente.

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