Capitolo LIV

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Era di una bellezza sfuggente la cattedrale di Saint-Sulpice.

Come avevano deciso –i cavalieri del tempio- sarebbero passati prima lì per la cerimonia di addio al loro Gran Maestro, poi si sarebbero riuniti in una delle stanze della cattedrale affinché potessero eleggerne uno nuovo, poi avrebbero marciato verso la regione del Limousine, luogo di nascita, e che sarebbe stato anche quello di sepoltura, di Oddone di Saint-Amand.

Avevano toccato la terra ferma solo dopo settimane di mare e il nulla intorno a loro. Sembrava un miraggio poter rivedere campagne e case per la strada all'andata. Senza contare che Parigi era forse la città più affollata di quel tempo, mentre le campagne come la Provenza e le città vicine erano completamente quasi deserte. E anche se la Terra Santa tremava per gli scoppi della guerra, che da lì a poco avrebbe sfondato le mura di Gerusalemme, la Francia era una regione tranquilla e solitaria. Appariva indifferente e sembrava nulla in confronto al potere del feroce Ṣalāḥ a Dīn.

Per tutto il viaggio regnava un rigoroso silenzio. In mezzo alle file, c'era un carro spoglio di ogni decoro, dove su di esso c'era una bara di legno, usurata ormai dalle settimane e dalle tante mani in cui era passata. Oddone di Saint-Amand riposava al suo interno e sembrava una figura protettrice per i loro fratelli.

Non si stupirono che, quando arrivarono alle porte della cattedrale, ci furono molte suore ad accoglierli. Da come raccontava sempre Robert, il Gran Maestro era noto per devolvere dei soldi per la ristrutturazione della cattedrale stessa, sembrava avere un certo attaccamento della quale origine non era ben nota.

Uno ad uno, i cavalieri del tempio, smontarono da cavallo per scortarli sino alle stalle, giacché non vi erano stallieri alla quale affidare tale incarico. Sotto l'arcata principale si poteva respirare e avere il privilegio di un poco d'ombra, quella che era mancata in tutta la strada percorsa.

Maddalena raggiunse gli altri suoi fratelli all'interno della cattedrale, dove vi erano un'altra fila di suore pronte a riceverli. Ci furono degli sguardi interrogativi quando i loro occhi si posarono sull'unica donna nella cerchia di uomini e per quanto poteva apparire abbastanza ambigua tale cosa, era di tutt'altro significato che magari avrebbe spiegato lei stessa all'ora del pasto serale, vista ormai la tarda ora del loro arrivo. Certo, non si poteva dire che non fosse una figura che spiccava. Sotto quel mantello bianco –dove all'alto spiccava la rovente croce rosso fuoco- vi era una veste turchese, dal corpetto tempestato di luce e le maniche lunghe dal tessuto di raso. Al collo portava una collana di diamanti e lapislazzuli, che andava a sposarsi alla perfezione con gli orecchini che adornavano i lobi, donando al viso una lucentezza propria. Parte dei capelli erano raccolti dietro, ma gli altri erano lasciati sulle spalle.

Quando arrivarono dinanzi all'altare, c'era una suora più anziana a riceverli che con sguardo critico osservava i nuovi ospiti di quel sacro e religioso rifugio.

"Benvenuti nella cattedrale di Saint-Sulpice. Possa Nostro Signore avere in gloria il nostro compianto Gran Maestro e possa illuminare sempre il vostro cammino." Pronunciò con voce solenne.

"Amen." Risposero i presenti in coro.

Dall'entrata, due cavalieri avanzarono, portando in spalla la bara di Oddone. Posta dinanzi all'altare, sotto i loro occhi, la cerimonia dell'ultimo saluto iniziò. Sempre la suora più anziana iniziò con una preghiera in latino e ci fu un susseguirsi di "amen" in generale. In seguito, due sorelle più giovani, cosparsero l'aria di incenso e acqua benedetta.

Maddalena, come il resto dei presenti che prendeva parte a quella cerimonia, aveva lo sguardo rivolto verso il feretro e le orecchie in ascolto alla funzione. Non avrebbe mai immaginato che di acqua sotto i ponti ne fosse passata così tanta, da quando era stata ripescata –nel vero senso della parola- dagli uomini dell'Ordine. Quella era stata la sua salvezza. In così rigoroso silenzio, spezzato solo dalle brevi preghiere, era normale che la mente ripercorresse, senza neanche chiederle il permesso, a tutto ciò che era successo. Su di lei una stella aveva smesso di brillare, ma una cometa era tornata per metterla in salvo. In tutto quell'arco di tempo, Dio, non l'aveva abbandonata neanche un istante. E non passava giorno affinché lo pregasse di preservare la sua anima, in modo da potersi ricongiungere con la sua famiglia, un giorno, nel cielo. Ma prima che arrivasse quel momento, il Signore, doveva darle ancora l'ultima forza. Un ultimo pezzo di mosaico andava collocato al proprio posto ma per farlo doveva far sì che i suoi nemici pagassero, uno ad uno. Non le importava quanti giorni, settimane, mesi o anni ci sarebbero voluti. Uno ad uno, avrebbero pagato tutti. Prima di raggiungere l'altissimo, doveva svolgere quell'obbiettivo. E ci sarebbe riuscita.

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