Secondi, minuti, ore, giorni, settimane.
Arn Lundberg non sapeva più come contare il suo tempo, da quando era salpato per San Giovanni d'Acrì. Ovunque il cavaliere svedese si voltasse trovava solo acqua, puzza di urina e sudiciume che non allietavano per niente le sue giornate a bordo di quella nave. L'alcol scorreva a fiumi durante la notte e benché non fosse proprio abituato a bere, aveva passato le ultime giornate a tracannare calici colmi di vino e pregando molto poco.
In cuor suo sperava di ritrovare suo figlio ma più passavano i giorni, le ore, e più realizzava che una volta tornato ad Acrì non sarebbe stato facile ritrovarlo. Anne non era stata di nessun aiuto e quando pensava a lei un moto di rabbia li montava in petto, chiedendosi perché aveva permesso che venisse portato via. Quando Edward era sotto la sua responsabilità, succedeva quel che succedeva, la colpa era la sua. Anne aveva perso non solo suo nipote, ma anche l'affetto che Arn aveva iniziato a nutrire per lei. Ora si era dissolto in una coltre di nebbia, simile a quella che lo colpiva in volto. San Giovanni d'Acrì era a pochi passi da lui, un altro tratto di strada e sarebbe giunto finalmente su una terra ferma e solida. Non sentiva più la terra sotto i piedi da quando era partito da Marsiglia e tutto quel mare iniziava fortemente a dargli la nausea, esattamente come i marinai, rozzi e puzzolenti.
Uno stormo di corvi volò sulle loro teste, starnazzando all'unisco. Arn li osservò appena. Da oltre la nebbia riusciva a vedere il loro colore nero, leggermente sbiadito e si chiese distrattamente dove volassero. Da quale parte. Volgendo la parte verso Sud si disse che andavano lì dove lui era partito. Avrebbe voluto essere un corvo, in quel momento. In questo modo, volando, avrebbe ritrovato prima suo figlio. Edward. La sua unica ragione di vita si trovava troppo lontano da lui e Dio solo sapeva dove. Voleva ritrovarlo, abbracciarlo, stringerlo a sé, rassicurarlo dicendogli che non se ne sarebbe più andato, che sarebbe stato sempre con lui. In quei giorni aveva realizzato che vivere sotto lo stesso tetto dei Gautier era stato un forte errore. Janette sopportava a malapena il nipote, Anne era fin troppo possessiva nei suoi confronti –neanche fosse nato dal suo grembo- Maximilian era amorevole e protettivo come chiunque nonno, Jean Luis lo trattava con indifferenza come un estraneo e sua moglie non mancava occasione di rimproverarlo anche per la cosa più banale.
Si passò una mano nei capelli, umidi di quell'umidità mattutina e della nebbia che oscurava il sole sorto da poche ore. Se Vivienne fosse stata ancora in vita, ne era sicuro, non avrebbe lasciato che il loro figlio venisse trattato in quella maniera. Avrebbe convinto Arn a prendere un'altra casa e lui non se lo sarebbe fatto dire due volte. Avrebbero vissuto lontano dalle discussioni famigliari che vedevano come unico argomento il ruolo di erede –che iniziava a vacillare- di Jean Luis. Non era più l'unico maschio della famiglia, c'era anche Edward, sebbene portasse un cognome diverso. Ma alla morte del ex cavaliere avrebbe ereditato lui tutto quanto, visto che non aveva avuto alcun figlio dalla moglie infame e, a detta di qualcuno, anche infedele.
Un pensiero maligno attraversò la mente di Arn, se ne pentì subito dopo. Non c'era alcuna ragione che Jean Luis volesse suo nipote da fuori i giochi di eredità che riguardavano i Gautier. Sebbene sua moglie non fosse ancora nel fiore degli anni, poteva ancora sperare in uno stato interessante. Magari anche prima del previsto. Sì, ciò che era successo era stata solo colpa di Anne e della sua sbadataggine. Al suo ritorno, però, avrebbe continuato a rimproverarla, annunciando così la sua decisione di andarsene dalla Provenza e far ritorno in Svezia, la sua vera patria.
"Cavaliere." Quando si voltò vide che il capitano della nave, Åberg, gli stava rivolgendo uno sguardo soddisfatto. "Presto saremo al porto di Acrì."
"Bene. Vi ringrazio per avermi ospitato a bordo con così poco preavviso."
"Oh, non c'è alcun problema. Per il pagamento rivolgetevi pure al mio fedele consigliere. Vi consiglio di preparare le vostre cose, se ne avete."
Arn fece un cenno d'assenso mentre vedeva il capitano Åberg dirigersi nuovamente verso il timone, dall'altra parte della nave. Durante il viaggio aveva scoperto che era un norvegese, trovatosi per sbaglio su una nave come mozzo alla sola età di dodici anni, venduto dal suo stesso padre per via di alcuni debiti di gioco e alcol. Così aveva assaggiato l'aria di mare e da allora non ne era mai stato sazio. Era diventato un mercante con la sua ciurma, poco raccomandabile per via delle loro scorribande, ma gentili e ben disponibili quando fiutavano il buon denaro.

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Anima Rubrum
Fiction HistoriqueGerusalemme, anno 1171 d.C. Maddalena Atlassi è l'unica figlia del commerciante di stoffe Samir, uomo devoto al suo re ma anche ambizioso. Talmente tanto che decide di dare in sposa la giovane al figlio di un signorotto locale, Omar Moloch. Senza sa...