Era ormai tardo pomeriggio quando Ṣalāḥ al-Dīn fece ritorno nella villa del fratello a Damasco. Il suo camuffamento era perfetto, nessun abitante aveva dubitato nulla e sinceramente si fidava molto più di se stesso che nell'affidare un incarico simile al suo consigliere o fidato guerriero. La stanza cadeva in penombra e le candele, oltre a riscaldare l'ambiente, facevano luce sui manoscritti che aveva davanti.
Un altro giorno volava via dalle sue mani, ormai fin troppo stanche di tutte quelle guerre, e un altro giorno di vantaggio che i suoi nemici avevano su di lui. I cavalieri Templari erano ormai allo stremo delle forze, fatti prigionieri dai suoi uomini, avrebbe aspettato e fatti agonizzare fino a quando la vita non avrebbe abbandonato gli occhi di ognuno di loro. L'accampamento era verso la strada di Gerusalemme, dove soldati fidati sorvegliavano i prigionieri giorno e notte. Più di tutti, avrebbe visto morire volentieri il loro Gran Maestro, Oddone. Aveva la più sfrontata faccia da schiaffi che aveva mai visto sul volto di un prigioniero. L'avrebbe decapitato lui stesso ma non prima che potesse rivelargli dove si trovava suo nipote, il figlio del fratello che attualmente l'ospitava. Amava i suoi nipoti esattamente come i suoi figli, la morte di uno di loro era una coltellata al cuore. Il tempo era poco ormai e presto avrebbe avuto la sua vendetta e avrebbe conquistato Gerusalemme per la sua gente.
Si diede un'ultima occhiata allo specchio che aveva lì vicino e il risultato fu quasi soddisfacente per lui. Aveva tagliato la lunga barba, lasciato che le basette potessero unirsi alla poca barba sotto il mento. Inoltre, aveva lasciato i baffi appena sotto il naso. I capelli li aveva spuntati, rendendoli più corti. Sistemare il suo aspetto non avrebbe giovato a ringiovanirlo, ma poteva sperare ancora di non passare il resto della sua vita nelle segrete di re Baldovino.
Il bussare della porta risultò snervante, perché l'aveva distratto dai suoi pensieri principali.
"Avevo detto di non voler essere disturbato."
Chiunque esso sia non l'ascoltò.
La donna aprì la porta e la richiuse quando fu dentro, raggiungendo il fratello con una certa fretta.
"Sempre a pianificare strategie militari, fratello." Esordì Rabia, avanzando nella stanza con una certa eleganza e atteggiamento che sapeva contraddistinguerla sempre.
Saladino si tirò in piedi e fronteggiò la sua dolce e piccola sorella, che ormai così non poteva più chiamare. Le diede un casto bacio sulla fronte, scostandole una ciocca corvina di troppo sul viso.
"Sempre a cercare di conquistare Gerusalemme, sì." Rispose con tono un poco malinconico e preoccupato. Le sue truppe erano decimate, ultimamente, con la cattura dei Templari, però, rimanevano pochi da eliminare. I suoi ostacoli per raggiungere il trono di Baldovino erano ormai agli sgoccioli. Ancora due battaglie e avrebbe raggiunto l'obbiettivo di una vita.
Rabia si guardò intorno, ammirando come i servi avevano seguito i suoi ordini e avevano rimesso in perfetto ordine la stanza padronale destinata a Saladino. Ammirava il fratello maggiore, per la sua forza e saggezza. Cose che le erano sempre mancate nella sua persona e che pure sentiva avere da qualche parte, dentro di sé.
"La tua stanza è in ordine." Commentò ella, guardandosi attorno e camminando per lo spazio a sua disposizione.
"Sì. È come la ricordavo." Saladino la seguì, vicino alla finestra. Non ricordava quando l'aveva lasciata bambina ed ora se la ritrovava una donna. Una bellissima donna che avrebbe fatto invidia a chiunque, persino alla sorella di Baldovino, Sibilla. Ma stranamente vedeva qualcosa di diverso nei suoi occhi. Un lontano e doloroso ricordo, infatti, tormentava il cuore della giovane principessa. "Cosa c'è, Rabia?"
Gli occhi chiari di lei si specchiarono con difficoltà in quelli scuri di Saladino. Suo fratello era l'uomo più magnanimo che conosceva, l'unico che non la giudicava e nella quale capiva le sue scelte. Era stato lui a presentarle Rüstem, a Costantinopoli qualche anno fa. Il loro era stato un matrimonio politico, per permettere a Saladino di rafforzare la sua armata per la sua ascesa al trono di Gerusalemme. Fortuna vuole che in quel matrimonio combinato, entrambi, avevano trovato l'amore l'uno con l'altro. Un fatto raro ma che per due anni l'aveva resa felice. La donna più felice del mondo.
Stringendo le labbra in una linea dritta e abbassando lo sguardo, si preparò a confidarsi ancora una volta con il fratello. "Ho tenuto il lutto per un anno. Credo possa bastare, non trovi?"
Saladino fece una smorfia. Conosceva il carattere di sua sorella, ecco perché si era precipitata nella sua stanza non appena aveva sentito del suo ritorno. Rabia era stanca di portare abiti neri e viola per rispetto al marito, morto ormai un anno fa. Voleva sentire di nuovo le carezze di un uomo sul suo corpo, voleva riprovare cos'era la passione e la gioia che si aveva nel cuore nel sapere che qualcuno, alla fine della strada, ti avrebbe aspettato. Saladino sapeva di tutte queste emozioni, lui stesso le aveva provate. Aveva avuto dei figli, delle mogli eppure non riusciva a comprendere appieno i desideri di Rabia.
"Vuoi risposarti?"
"Sì." Fu la risposta lampo della donna, che univa le mani appena sotto il grembo in una posizione di attesa. Si inumidì le labbra, servendosi di altra saliva per continuare il discorso. "Vorrei tornare a giacere con un uomo e voglio riscoprire cos'è la felicità."
"Potere, ecco cos'è." Si limitò a dire il Sultano, ormai stanco delle smancerie della sorella minore. Voleva felicità, passione, ma tutto quello era già davanti ai suoi occhi senza che nemmeno se ne accorgesse. "Rivedrò qualche pretendente per la tua mano. Piuttosto... il nostro ospite cristiano è ancora tra queste mura?"
Rabia rialzò lo sguardo sul fratello, annuendo lievemente. "Sì. Malik pare tenerci davvero molto. Li ho visti mentre conversavano amichevolmente nei giardini, prima."
"Sei riuscita a sapere qualcosa su di lui?"
"Nostro fratello l'ha invitato a desinare con noi, prima del tuo arrivo. È una persona pacata, dopo tutto. Ci ha raccontato di come ha incontrato sua moglie, di come poi lei sia morta dopo aver dato alla luce un figlio e di come quest'ultimo sia sparito. È tornato qui per ritrovarlo. Avreste dovuto vederlo, era triste e aveva un malinconia visibile negli occhi."
Saladino stette per un attimo in silenzio. "La perdita di un figlio è imparagonabile. Neanche tutto l'oro del mondo può allietare tale dolore. Da una parte sono felice del fatto che non tu non abbia avuto figli da Rüstem." Sapeva quanto male facevano per lei quelle parole, ma alla fine era la verità che contava. Attualmente si sarebbe ritrovata con un bambino alla quale badare, senza marito. Ora invece, senza intoppi, si sarebbe risposata e avrebbe avuto figli da un altro marito.
"Un'altra cosa, fratello." Disse Rabia, capendo ormai che la conversazione era prossima alla fine.
"Dimmi."
"Prima di venire qui ho controllato quella cosa che mi avevi chiesto e alcuni informatori dicono di aver visto nella fortezza di Masyaf. Nostro nipote è lì."
Saladino sbarrò gli occhi, tra il sorpreso e un poco più sollevato. Suo nipote, che anni orsono, era stato rapito dai Templari con l'intento di intimorirlo, era ancora vivo. Non c'era soddisfazione migliore per lui, visto che la vita di un suo nipote valeva quanto un forziere pieno zeppo di gemme preziose. Ora non gli servivano più testimonianze da parte dei nemici, potevano soccombere nella loro disperazione e tortura. Vi erano altri nemici da stanare: i Nizariti. Avevano la stessa religione ma tra loro e il suo potente esercito vi era un conflitto continuo. Avrebbe parlato con il loro capo. O scendevano in accordi uguali, una vita per una vita, oppure l'avrebbe ucciso.
"Preparerò gli uomini all'alba. Alle luci del nuovo giorno marcerò verso Masyaf e riporterò a casa nostro nipote. Te lo prometto, sorella."
Non stava dicendo il falso e Rabia lo sapeva. La parola di suo fratello era sacra e se prometteva che avrebbe riportato a casa, sano e salvo, il bambino era vero. Voleva riabbracciarlo, dargli tanti baci e dirgli che non l'avrebbe lasciato mai più. Avrebbe carezzato di nuovo quei riccioli d'oro e avrebbe baciato nuovamente quelle guance paffutelle dal colorito rosa pallido. Era solo questione di ore. Con questo pensiero, Rabia lasciò la stanza del fratello per trovare conforto nella sua, nel proprio sonno.
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Anima Rubrum
Historical FictionGerusalemme, anno 1171 d.C. Maddalena Atlassi è l'unica figlia del commerciante di stoffe Samir, uomo devoto al suo re ma anche ambizioso. Talmente tanto che decide di dare in sposa la giovane al figlio di un signorotto locale, Omar Moloch. Senza sa...