Capitolo LI

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Vi era un'altra nave che andava nella medesima direzione. Si notava già da lontano che comunque era più "lussuosa" di quella dove viaggiavano i Templari. Ma tutto quello sfarzo nelle cabine, tutte quelle comodità e gesti gentili nei suoi confronti sparivano quando vedeva il volto sorridente e felice di Edward che si affacciava per vedere le onde.

Erano arrivati a Marsiglia solo da qualche minuto, eppure non era passato un solo attimo che non si era voltato ad osservarlo, anche durante la notte, solo per convincere se stesso che non stava sognando e che si, aveva vinto lì dove tutti avevano creduto in un'impresa impossibile. In tutta la sua vita, Arn Lundberg, non aveva mai avuto bisogno di dimostrare niente a nessuno e di certo non avrebbe iniziato quel giorno. Dentro di sé sapeva che quella era la prova vivente di quanto poteva essere forte l'amore di un genitore verso il proprio figlio. Non aveva eguali, rendeva più potenti nel corpo e nell'animo e il cavaliere stesso, nell'attimo di ira in cui aveva scoperto del rapimento del figlio, aveva pensato di poter sconfiggere il demonio in persona, se solo se lo fosse trovato davanti.

All'alba di quella che era un nuovo giorno, Arn sentiva dentro di sé la necessità di pensare al futuro. Al suo e a quello di suo figlio ovviamente. Basta sotto e fuggi, falsi sorrisi ed ipocrisie, i Gautier l'avevano sempre detestato, escluso il Signor Maximilian e la sua amata Vivienne. Entrambi ormai sembravano un ricordo talmente sbiadito da sembrare impossibile rimembrare i tratti di ciascuno di loro. Ma prima di voltare definitivamente pagina e cominciare una nuova vita, intendeva tornare nella residenza dei Gautier un'ultima volta, dove avrebbe espresso tutto il suo disprezzo verso le persone che gli avevano fatto del male, a lui e a suo figlio.

Decise di passare per la via del mercato. Intorno a lui vi era uno schiamazzo incredibile di compratori e venditori che, con il loro accentuato francese, chiedevano informazioni o incitavano la folla ad avvicinarsi alla propria bancarella per esaminare ciò che avevano da offrire. Non aveva passato così tanto tempo lì da imparare il loro accento ma sapeva riconoscere alcune parole.

Continuando a camminare si sentì tirare il mantello verso il basso. Abbassò lo sguardo e vide Edward scrutarlo con i suoi occhioni azzurri, quasi sempre lucidi, e le guance pallide sporche di polvere per via della traversata in mare. Aveva uno sguardo stanco e leggermente spaventato. Agli occhi di Arn appariva solo come un angelo. Il più bel angelo biondo che abbia mai visto in tutta la sua vita. Si chinò, quindi, alla sua altezza e gli scompigliò i capelli riccioluti, sorridendogli.

"Che succede?"

"Mi fa male la pancia."

Il sorriso di Arn sparì all'istante e iniziò a guardarsi intorno per capire come poteva fare. A chiunque dolerebbe la pancia dopo tre giorni nel mangiare la roba che preparava il cuoco di bordo. Erano stati trattati come dei signori a bordo di quella nave ma il cibo non era chissà che cosa e l'or più aveva un odore capace di risvegliare persino i morti.

"Ti fa tanto male?"

Il bambino annuì, incapace di dire altro.

Il cavaliere allora si rialzò e prese in braccio Edward, facendogli un sorriso rassicurante. "Allora vieni, passiamo dal guaritore prima di tornare a casa."

Si ricordò di essere già stato lì. Una volta aveva accompagnato la Signora Janette, l'unica volta in cui la sua snervante suocera si era fidata di lui, per via di un suo dolore alla testa. Si diceva che il guaritore fosse il più bravo di tutta la Francia.

Percorse la strada del mercato e svoltò l'angolo, scostando una tenda vermiglio ed entrando lì dove vi era lo studio. Oli fumanti ed erbe poste in piccoli contenitori erano esposti come trofei di guerra su una mensola, mentre vi erano delle sedie per i pazienti che dovevano attendere, mentre da un'altra stanza, coperta ancora un'altra tenda, si sentivano delle voci ma anche in quella circostanza, vi era del francese troppo accentuato perché Arn potesse capirlo.

In un battito di ciglia, il guaritore uscì dalla tenda in compagnia di una donna, che salutò e questa si dileguò all'uscita in un attimo.

"Cavaliere Lundberg, che sorpresa! Come mai qui?"

"Salve, anche se non ricordo mai il suo nome." Rispose, indicando poi il figlio davanti a sé. "Edward soffre di un leggero malessere allo stomaco." Espose il problema in quattro e quattr'otto.

L'uomo sorrise, annuendo. "Mi chiami Bernard." Si rivolse poi ad Edward, abbassandosi alla sua altezza, esattamente come aveva fatto suo padre prima in strada. "Allora, piccolo. Dove ti fa male?"

"Qui e qui." Edward indicò i punti con la sua esile manina, osservando negli occhi Bernard.

Il guaritore si sollevò sulle gambe, rialzandosi. "Vorrei visitarlo un attimo di là. Non dovrebbe essere nulla di grave."

Il sorriso di Bernard fu quasi incoraggiante per Arn. "Certo." Abbassò nuovamente lo sguardo sul figlio, indicandogli l'uomo. " Va con Bernard, io ti aspetto qui."

Prima di andare, Edward abbracciò il padre e iniziò ad incamminarsi oltre la tenda, dove prima era uscito il guaritore con la donna. Bernard, invece, si fermò proprio sull'uscio della tenda, voltandosi verso il cavaliere.

"Sua cognata è poi riuscita a stanare il cavallo zoppo?"

Arn sbatté più volte le palpebre, riflettendo sulla domanda del guaritore. Nelle loro stalle vi era un cavallo zoppo? Da che ne sapeva, da quando si erano trasferiti da Gerusalemme, non possedevano tanti cavalli. Ve ne erano uno per ogni membro della famiglia, tranne per Jean Luis che non abitava con loro ma con la moglie.

Si passò una mano nei capelli, scuotendo la testa. "Non saprei. Perché me lo chiede?"

"Solo per informazione. Volevo sapere se dovevo metterle da parte altra cantarella o bastava quella. L'ultima volta mi ha assillato di missive dalla Terra Santa. La signorina Anne è davvero impossibile da accontentare."

Più Bernard parlava e più Arn restava sempre più perplesso per la cosa. Ma se le missive arrivavano dalla Terra Santa fino lì, vuol dire che Anne aveva avuto bisogno della cantarella ancor prima che lui giungesse in Provenza e non li risultava che ci fosse qualche cavallo zoppo a Gerusalemme. Non riusciva a capirlo. Perché doveva aver bisogno di un veleno quando non vi era alcuna necessità?

"È stata Anne ha dirvi che era per un cavallo?"

"Proprio lei. Le sue parole, in verità, sono state: "devo stanare il più bel cavallo dalla criniera d'oro che la mia famiglia possiede e un po' mi dispiace. Le ero affezionata"."

Detto ciò, Bernard si dileguò oltre la tenda per visitare Edward.

Arn si lasciò cadere su una delle tante sedie vuote con la mente in subbuglio. La cosa che lo lasciava più perplesso era solo che, a Gerusalemme, nelle stalle dei Gautier non c'erano mai state giumente. Sapeva che la cantarella era un veleno letale ma che in alcuni casi assorbiva piano, come un fiore che appassiva lentamente con un peso nel cuore. E se prima aveva detto che i tratti dei volti di Maximilian e Vivienne erano stati sbiaditi dagli eventi e dal passare del tempo, si dovette ricredere. Il volto di sua moglie sul letto di morte non era stato mai più chiaro di adesso. Tra lo sgomento e la rabbia pensò che, forse, vi era una giumenta dalla criniera d'oro, che per tanto tempo aveva messo in ombra la sorella minore. Ora tutto tornava, come un tassello che andava a collocarsi al suo posto, formando un mosaico perfetto dei fatti.

La cosa che lo infastidiva di più era che aveva avuto sotto gli occhi la verità per tutto quel tempo ed era stato cieco. Ma ora lui sapeva. Sapeva che era stata Anne Gautier ad uccidere Vivienne. Alla fine, sì, aveva stanato la giumenta di troppo, macchiandosi le mani del suo stesso sangue. 

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