Capitolo II

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Non appena la nave era attraccata al porto della cittadina, il commerciante non aveva perso tempo e, come per accordi presi tramite lettere via mare, era tornato in orario per incontrarsi con i conti Moloch, alla villa residenziale dalla quale si poteva ammirare le montagne desertiche che costeggiavano la cittadina. Poca vegetazione, poco verde, pochi alberi ma un bellissimo ruscello cristallino con dentro delle ninfee che davano un tocco di colore al luogo.

Samir Atlassi entrò, con il suo carretto trainato dal cavallo, nel piccolo cortile da dove si aveva accesso alla residenza dei conti. Appariva un poco spenta, ma forse perché, da quando la contessa Moloch era morta, per quella famiglia, era iniziata una lenta decadenza. Ed era anche per questo che era contento che, il suo vecchio amico, aveva scelto proprio sua figlia per unire le due famiglie. Presto, gli Atlassi non sarebbero stati conosciuti in tutta Gerusalemme solo per essere semplici commercianti. Ma sarebbero entrati alla corte di Re Almarico.

Non appena scese dal carretto dalle velette bianche, per celare alla polvere della sabbia le stoffe che aveva riportato dal suo viaggio d'affari, una voce maschile e profonda lo raggiunse.

"Samir! Sono lieto di rivederti! Spero che tu abbia fatto buon viaggio." Sul volto del conte Blaser, i segni del tempo non erano passati. Appariva ancora abbastanza giovane, quasi che sembrava che suo figlio fosse suo padre e non viceversa.

"Una meraviglia, Blaser. Spero di non averti fatto attendere." Commentò Samir che, accanto all'amico di vecchia data, appariva decisamente più anziano. Sia perché la capigliatura lunga e bianca andava a suggerire la sua età, sia perché i segni del suo lavoro erano più evidenti.

Se c'era una cosa che lo consolava, però, era che aveva avuto una splendida moglie per molti anni. Cosa che non si poteva dire di Blaser, giacché il suo fu un matrimonio per convenienza.

"Al contrario, mio vecchio amico. Io e mio figlio vi stavamo aspettando per un gustoso pranzo. Siamo appena tornati dalla caccia mattutina." Disse il conte, mentre avanzava davanti a lui per fargli strada, al di là delle arcate principali che conducevano all'ingresso vero e proprio della residenza. Una grande scala conduceva ai piani alti, quella che salirono e dove incrociarono molti schiavi a servizio del conte. "Vino in abbondanza!" Urlò quasi l'uomo, autoritario, mentre faceva strada a Samir all'interno di una grande stanza che doveva essere il salone principale dove venivano servite le pietanze durante il giorno e la notte. Certo, niente da invidiare alla corte del re, almeno per adesso.

Omar Moloch, l'unico figlio del conte, li raggiunse subito dopo.

"Samir, è un piacere avervi nostro ospite."

L'anziano commerciante sorrise al figlio dell'amico e suo futuro genero. "L'onore è mio. Sono lieto di vedervi, conte. Siete così... maturato, dall'ultima volta che vi ho visto."

"E' l'aria della campagna a giovarlo, Samir." Scherzò Blaser, invitando l'amico a sedersi accanto a lui a tavola, venendo poi imitato subito da Omar, mentre gli schiavi iniziarono a portare le pietanze. Un grosso cinghiale arrosto, decorato da ortaggi di stagione, due caraffe di vino, e una minestra di fagioli ancora fumante.

"Dunque, sebbene mio figlio non abbia abbastanza coraggio per chiedertelo, dimmi, come sta la mia bella nuora?" Chiese sorridente Blaser, imboccando una prima cucchiaiata di minestra.

"Maddalena sta benissimo. Non la vedo da qualche settimana, ma mia sorella mi ha assicurato che è stata molto ubbidiente." Una cosa che era suonata strana persino alle sue orecchie, conoscendo il temperamento esuberante di sua figlia.

"Bene. Io e mio figlio intendevamo farvi visita verso fine settimana, se per te non è un disturbo, Samir, sai... due giovani devono anche conoscersi." Incalzò il conte, un poco impaziente di stringere quell'accordo.

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