Capitolo LV

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"È questa è la mia storia." Concluse Nasira, con la luce dell'alba che filtrava lieve dalle finestre della sua cella, le uniche che illuminavano la stanza dell'ormai badessa di Saint Sulpice.

Maddalena, con aria incredula ma interessata, ascoltava il racconto della zia appena concluso. Con quello aveva appena capito che Dio l'aveva assistita ogni giorno, da quando aveva ricevuto l'umiliazione più grande. Dopo quei giorni in seguito all'arresto della nipote, Nasira era stata sbattuta fuori dalla sua casa e rinchiusa in un convento vicino Gerusalemme, dalla sua stessa figlia. Lucinda aveva in seguito sposato Omar Moloch, divenendo contessa ed ereditando la fortuna degli Atlassi. Nasira aveva iniziato il cammino della preghiera come novizia, pregando per il fratello e per l'anima di sua nipote che credeva morta anch'essa. Era riuscita a sopravvivere alla peste che, come una piaga, si era abbattuta su altre monache e, passata la paura, nel giro di quattro mesi era giunta lì in Francia ed era diventata una figura molto importante per la precedente madre Badessa di Saint Sulpice. Morta di vecchiaia, un anno dopo, aveva ricevuto l'opportunità di ricoprire tale ruolo con la benedizione delle altre suore che avevano accolto la sua presenza tra quelle mura come un segno divino. Nei primi mesi di permanenza, infatti, avevano iniziato a chiamarla con l'appellativo di "la sopravvissuta". Ed ecco che ora se la ritrovava davanti. Sua zia era ancora viva, aveva ancora una famiglia. Questa consapevolezza era stato il perno principale della discussione e dei pensieri di Maddalena, immersa in un viaggio nel passato che avevano seguito gli eventi della sua presunta dipartita.

"Dio ha ascoltato le mie preghiere. Non mi sembra ancora vero." Continuò la Badessa, stringendo le mani della nipote che sedeva accanto a lei sul bordo del letto.

Quest'ultima osservava le rugose mani della parente, pensando che il tempo scorreva sulla loro pelle come una clessidra. "Oh, zia. Abbiamo passato dei momenti terribili!" Rispose, posando il capo sulla sua spalla con aria e tono stanco.

"Sì. Ma ora che ci siamo ritrovate non ci perderemo più."

Maddalena annuì appena, ma la mente andò a rifugiarsi ad un pensiero preciso: la sua vendetta ancora incompiuta. Sua zia sarebbe riuscita a capire? Non ne era sicura, visto il ruolo che ora ricopriva. Quindi si alzò dal letto e andò a mettersi al centro della stanza, sotto lo sguardo interrogativo della parente, che durante la sua infanzia era stata una seconda mamma per lei.

"Cosa ti succede?"

"Pensavo. Le cose, del resto, accadono per un motivo. Forse è un segno il fatto che ci siamo ritrovate." Iniziò, voltandosi verso la zia per osservare la sua reazione. Era ancora interrogativa.

"Sì, lo penso anche io."

"Negli ultimi anni sono accadute molte cose. Non posso vivere come se nulla fosse mai successo. Cercate di capire questo, zia."

Un luccichio, forse di paura, apparì nelle iridi scure della Badessa. Si alzò, raggiungendo la nipote e osservandola in viso.

"Che vuoi dire? Dove vuoi arrivare, di preciso?"

Dubitava che lei stessa ancora non ci fosse arrivata, ma Maddalena decise di mettere le cose in chiaro: "Io devo proseguire il mio viaggio. Devo cercare di vendicarmi. Per me, per mio padre, ma anche per voi. Non era giusto vivere così lontane l'una dall'altra. Se penso alle notti passate senza sonno, senza un vostro abbraccio, una vostra carezza. Perché mi erano stati strappati dal destino, come il sorriso di mio padre." E sua cugina, probabilmente, aveva contribuito.

Nasira respirò a fondo, riducendo le labbra piccole ad una linea dritta. "Qual è il tuo obbiettivo?"

" Ve l'ho già detto: vendicarmi."

"E come pensi di riuscirci? Se loro ti vedranno, ti riconosceranno."

"Forse ho già pensato a questo." Rivelò la dama, osservando l'espressione curiosa della zia. "Oggi verrà eletto un nuovo Gran Maestro dell'Ordine e partiremo per la regione del Limousine, per seppellire il compianto Oddone. Per passare da lì dobbiamo attraversare le terre del Barone Sinclair e quest'ultimo ci ha invitato per un banchetto, nella sua residenza. Chiederò il suo aiuto, affinché i Moloch abbiano ciò che si meritano." Le carte erano ormai scoperte.

Nasira aveva creduto di non risentire più quel nome, almeno in quella vita. Come lei, Maddalena aveva passato il peggior girone dell'inferno e forse aveva ragione quando parlava di vendicarsi, per la famiglia Atlassi in generale che era stata trucidata nel corpo e nello spirito da tre serpenti.

"Come fai a sapere che il Barone ti appoggerà?"

Un breve e triste sorriso si dipinse sulla labbra di Maddalena. "Ha promesso sua sorella Lucrezia in sposa a Blaser. Deve credermi. Del resto, ho anche io le mie armi."

Le campane della cattedrale iniziarono a suonare, annunciando il sorgere di un nuovo giorno. Nasira si riprese e incamerò la notizia della nipote. A volte si chiedeva se fosse la stessa che aveva lasciato ma forse era vero quando si diceva che gli eventi cambiavano le persone. Quel sorriso triste, che somigliava più ad un ghigno, certamente non apparteneva alla sua bella nipote che anni fa sognava di sposarsi per amore. Onestamente, però, non voleva sapere che armi Maddalena avrebbe usato, perché poteva già farsi una certa idea.

"Non potrò seguirti, il mio posto è qui. Ma ti prego di scrivermi, qualsiasi cosa succeda."

"Lo farò, zia." Prendendo una sua mano, la dama posò un bacio –in segno di rispetto- sul suo dorso. Le rivolse poi un sorriso amorevole, prima di andare verso la porta e aprirla.

"Un'altra cosa." La fermò la Badessa, prima che potesse raggiungere gli altri cavalieri.

"Ditemi." Disse, senza voltarsi e rimanendo con lo sguardo fisso sul corridoio vuoto e silenzioso.

"Promettimi che quando tutto sarà finito, tornerai qui e vivremo insieme. Se non vuoi vivere nella cattedrale, mi assicurerò che tu abbia una casa."

Vivere con sua zia era stato il suo più grande desiderio, per mesi e mesi. Non poteva esimersi da quella promessa, perché era il suo lasciapassare per la sua vendetta. Ma non poteva neanche promettergli qualcosa che sapeva non poteva avverarsi. Girò di poco la testa verso destra, tenendo gli occhi socchiusi.

"Certo, zia. Ora devo andare. Ci vediamo dopo." Rispose, chiudendosi la porta alle spalle e dileguandosi verso la sua stanza prima che Nasira potesse chiamarla di nuovo.

Rimasta sola, la Badessa sospirò. Sua nipote era ancora sveglia e abbastanza furba, ma lei lo era altrettanto. Negli anni non aveva perso la ragione. Ma era decisa a ricomporre i pochi pezzi che rimanevano della sua famiglia. Avrebbe vissuto di questa nuova speranza, solo per avere ancora un obbiettivo nella vita.

Tuttavia, doveva fare la sua parte. Prima della preghiera delle sei, si sedette allo scrittoio prendendo un foglio di pergamena nuova e intingendo il pennino nell'inchiostro nero, iniziò a scrivere una missiva da far recapitare ad una persona in particolare.

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