Capitolo XXIII

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Tutto era pronto per la partenza.

Dopo la vittoria da parte del Re di Gerusalemme riguardo la battaglia di Montgisard, il Signor Maximilian era d'accordo, con sua moglie e i suoi figli, di tornare nella loro residenza in Francia. Sembrava strano tornarci senza Vivienne, l'ultima volta che aveva parlato della terra natale della francese si era ripromesso che l'avrebbe vista con lei. Era stata un'altra promessa da marinaio che Arn Lundberg non era riuscito a mantenere. Una notte aveva meditato anche sull'ipotesi di andarsene dalla Terra Santa per fare ritorno in Svezia, ma poi ci aveva ripensato. Edward era ancora troppo piccolo per viaggiare e avrebbe risentito, in seguito, della mancanza dei nonni e degli zii.

Inoltre, Anne ne avrebbe sofferto in maniera devastante. Sapeva quanto la giovane Gautier si fosse affezionata al nipote, doveva trattarsi anche della promessa fatta in punto di morte a Vivienne, della quale ne era venuto a conoscenza solo qualche giorno prima.

La stanza era caduta nell'oscurità e a rischiarare l'ambiente c'era solo una candela posta sullo scrittoio della sua stanza. Nella narici penetrò un odore di lavanda gradevole, dovuto ai fiori posti su un piedistallo, vicino al letto. Ricordava che fosse il fiore preferito dalla moglie e che gli aveva raccontato che, da piccola, le piaceva correre nei prati francesi, dove non c'era altro che lavanda da per tutto. Riusciva quasi a figurarsela, una bambina dai lunghi capelli biondi, mossi dal vento, che correva a perdifiato su una collina verde, da quel violaceo provocato dai fiori di lavanda.

"Arn."

La realtà li piombò addosso come un macigno. La collina di quei fiori profumati e la bambina dai capelli biondi non c'erano più. Intorno a lui fu nuovamente buio e il volto illuminato solo da quella fiammella ballerina. Tra ciò riconobbe la voce di Anne e il suono dei suoi passi, segno che si stava avvicinando.

"Ero venuta a vedere se dormivi. Domani ci aspetta un lungo viaggio." Continuò con voce sicura, fermandosi appena dietro di lui. Allungò una mano, posandola sulla sua spalla. Arn girò di poco lo sguardo e vide le dita fine e perfette della giovane su di se. Gli sembrava talmente strano che non fece neanche caso a quel rumore che si era procurato dentro di lui.

"Non ci riesco. Edward dorme?"

Anche se non lo vedeva, capì che Anne stava sorridendo nel buio. E lo capì anche dal tono della sua voce, che usò per rispondergli: "Si. Pare che sia l'unica cosa che riesca a fare. Del resto, è ancora troppo piccolo per capire qualsiasi cosa riguardante le guerre, il potere e il denaro."

In seguito, il giovane sentì solo il rumore di una sedia che veniva sposata e ad un tratto se la ritrovò seduta affianco a lui. Ora che la vedeva di profilo poteva costatare che era vestita di un abito rosso scuro e che sul corpetto aveva un disegno floreale che rappresentava dei gigli. Un simbolo di purezza. Aveva i capelli raccolti in una treccia che aveva fatto girare per il capo, creando così un intrigante acconciatura. E quelle due ciocche lisce, che ricadevano in ambedue i lati, la rendevano più affascinante di quanto avesse mai pensato. Gli occhi ambrati di Anne lo stavano scrutando e sembrava che avessero avuto la stessa idea di guardarsi a vicenda, come se fosse la prima volta che lo facevano.

"Che cosa succede?"

La domanda sorgeva spontanea dalle labbra della francese. Il che portarono Arn a riflettere intensamente su ciò che gli stava capitando. Il guaio era che non lo sapeva neanche lui. La morte di Vivienne era ancora un ricordo troppo fresco e difficile da mandare giù. E poi non sapeva perché ogni volta che pensava a lei, gli compariva il volto di Maddalena, quasi subito dopo.

"Vuoi la verità? Non lo so."

Un sospiro si liberò nell'aria, sempre da parte della Gautier. "E per Vivienne? Manca tantissimo anche a me. A tutti noi. Non è colpa tua se è morta."

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