Capitolo XXXII

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Ma non vi fu pace per la dama quella notte. Tra le lenzuola nere si girava e rigirava. Voleva ripetere a sé stessa che stava pensando ad un modo per fuggire da lì, per raggiungere l'accampamento di Saladino e liberare i suoi confratelli, ma non era così. La sua mente era concentrata al comportamento che aveva avuto Sef nei suoi confronti, al fatto che non avesse abusato di lei. Questo li faceva guadagnare dei punti, a sua insaputa. Si ritrovò a sorridere appena nell'oscurità, facendo soffermare i suoi pensieri sul petto nudo di lui, sul suo fisico, sui suoi occhi perennemente seri e a quelle braghe che avrebbe tanto voluto scoprire per placare la sua curiosità. Sospirò lievemente, sentendosi leggermente strana. Che diamine le stava succedendo? Voleva essere appagata, come forse non lo era mai stata. Che si trattasse di un nemico, colui che probabilmente dormiva a pochi passi da lei, era irrilevante. Si trattava di un uomo che l'aveva salvata dalle grinfie di tre mussulmani pronti a prenderla con la forza, lui non le aveva fatto del male in quel senso. Quei famosi punti si trasformarono improvvisamente in desideri nascosti.

Con un rapido gesto scostò le lenzuola dal suo corpo ed uscì dal letto, dirigendosi verso la porta senza fare il minimo rumore. Quando volse lo sguardo alla grande finestra che sovrastava il secondo piano della fortezza vide che il cielo iniziava a schiarirsi. Tra poco si sarebbe fatta l'alba, doveva muoversi. Si nascose attraverso colonne e punti ombra per raggiungere la stanza di Sef senza essere beccata dalle sentinelle e si ritrovò a pensare che era stato più facile di quello che pensasse, quando fu dentro.

Rispetto a poche ore fa c'erano solo due torce accese, ed erano quelle al fianco del letto. Sef era coricato nel giaciglio e anche da quella postazione, le dava le spalle. La testa coperta di poco dal velo rosso e la schiena nuda.

Fino all'ultimo, Maddalena si chiese se quella scelta avventata era stata giusta. Così facendo poteva rischiare di farlo infuriare e peggiorare la sua posizione e, a quella tesi, si affiancò una vocina flebile interiore che le diceva di non stare lì, che era sbagliato, che il suo posto era nel letto, nel suo alloggio.

Quanto sei pronta a rischiare per le persone che ami?

Una seconda voce interiore, un altro tono, un altro pensiero. Lei era pronta a rischiare tutto per le persone che amava, specialmente quelle che erano state una seconda famiglia per lei. Non aveva mai smesso di essere una dama Templare dal momento che Umar gli aveva traditi. In cuor suo aveva sempre preservato gli insegnamenti di Oddone, quelli di spada di Robert e i saggi consigli di Jarabe ed Iris. Non aveva mai sbagliato.

Per la seconda volta fece passare le maniche della lunga camicia attraverso le braccia, facendola ricadere ai piedi e scansandola in malo modo, raggiungendo il letto a pochi passi da lei. Ora era di nuovo nuda. Lentamente entrò nel giaciglio di quello che avrebbe dovuto chiamare padrone, allungando poi una mano per sfiorargli il braccio. Quando arrivò alla coscia si rese conto che era nuda e di conseguenza non aveva più le braghe addosso. Un senso di timore l'avvolse ma non fece in tempo neanche a formulare un pensiero che si ritrovò schiacciata tra il materasso e il corpo di Sef. I loro occhi ricominciarono quella loro personale ed eterna crociata.

"Perché sei qui? Ti ho detto che dovevi tornare nella tua stanza."

"Ed io ti ho disubbidito." Il suo tono traboccava di sfrontatezza da ogni poro.

Sef inclinò leggermente la testa di lato con l'espressione interrogativa. "Perché?"

"Affinché avessi salva la vita." Troppi significati incompresi in quelle parole, anche Maddalena lo capiva e lo sguardo dell'uomo che la sovrastava le infondeva più coraggio di quanto immaginasse, arrivando ad una conclusione improvvisa. "Il mio nome non è mai stato Griet di Imara. I Templari mi hanno sempre chiamata così." Aspettò che il suo interlocutore assorbisse quella notizia, prima di proseguire: "Il mio nome è Maddalena Atlassi. E' se mi sono rivelata è perché, pur non volendo, mi fido di te."

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