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Quando iniziava a sembrare di aver vinto?

Dopo essere stata prelevata, venni portata d'urgenza in una stanza dell'hovercraft. Mi tolsero la giacca e le scarpe. Punti e toppe erano tutto ciò che riuscivo a vedere intorno a me.

Ero così intorpidita dal freddo che non sentii nulla quando gli aghi vennero premuti sulla mia pelle.

Una coperta venne drappeggiata sulle mie spalle. Un uomo con il viso coperto di rughe si sedette di fronte a me, non disse niente, mi inclinò la testa all'indietro e spalmò un unguento sulla mia fronte.

"Cinque minuti prima di entrare!" Disse una voce attraverso un altoparlante.

Controllarono minuziosamente ogni centimetro del mio corpo ma quando mi toccarono le mani trasalirono per il freddo.

Quando ebbero finito, lasciarono la stanza.

La porta si aprì e trasalii al suono rimbombante. 

"Può seguirci, signora Bennett." Scesi dalla sedia su cui ero seduta, un raggio di sole splendente mi inondò gli occhi. Lasciai cadere la coperta e inclinai il volto all'indietro affinché il sole mi riscaldasse. Un fugace sorriso mi apparve sul viso.

Avrei voluto che anche Leo potesse aver sentito altrettanto.

"Andiamo miss, abbiamo un programma." Un uomo raccolse la coperta che avevo lasciato cadere e mi fece attraversare alcune porte fino ad arrivare in una piccola stanza con forniture mediche ovunque.

I dottori entrarono e uscirono dalla stanza per quelle che sembrarono ore. Mi misero degli strani cerotti termici per riscaldarmi e mi diedero una tazza di tè caldo. Ben presto caddi addormentata per la stanchezza ma quando mi svegliai notai fili drappeggiati ovunque e una finestra di vetro a specchio davanti a me. 

"Miss Bennett. Finalmente si è svegliata." Una voce si diffuse dall' altoparlante. "Cosa intende?" "Ha dormito per due giorni." Abbassai lo sguardo sul mio corpo per vedere del sangue rappreso incrostato sulla mia pelle.

"Non avreste potuto pulirmi o qualcosa del genere?" sbottai "Va bene, sembra essere completamente sveglia." La voce dell'altoparlante sembrò rivolgersi a qualcun altro e un istante dopo una scossa mi attraversò facendomi svenire.

Quella volta quando rinvenni ero sola in una stanza grigia, c'erano solo un bancone e un posto a sedere. Mi ricordò la stanza spoglia in cui ero stata con Blossom poco prima dell'inizio degli Hunger Games. Mi sedetti raddrizzando la schiena contro il muro e sistemando la coperta affinché coprisse ogni centimetro di me.

Sembrava che non riuscisse a scaldarmi più però.

La porta di metallo si aprì cigolando ma quella volta entrarono tre sagome familiari. Alzai lo sguardo, erano Blossom, Lilac e Roland!

Balzai in piedi districandomi dalla coperta e mi precipitai ad abbracciarli. Il mio corpo atterrò per primo su quello di Roland. Spinsi la testa nell'incavo del suo collo mentre le sue mani si avvolsero alla mia vita sollevandomi da terra. Percepii il calore confortante di altre braccia che si avvolgevano intorno a me.

"Cypress." Roland fu il primo a rompere il silenzio. Lo strinsi più forte. Sentivo che se lo avessi lasciato andare, sarebbe potuto scomparire.

Non riuscii a trovare delle parole adatte da dire. Era come se il mio corpo si stesse dissolvendo, il peso dei giochi come sparito.

Non potei trattenere le lacrime che scivolarono dai miei occhi. Furono principalmente di sollievo ma sfuggirono anche lacrime di tristezza.

Alla fine mi lasciarono andare con mia grande protesta. Blossom mi rimise premurosamente la coperta sulle spalle e mi baciò la testa.

Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora