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"Katniss!" Rimasi leggermente senza fiato quando questa entrò esitante nella stanza. Plutarch alzò la mano autorevole, impedendomi di correre ad abbracciarla. Mi agitai a disagio sul posto.

"...Ciao...io..." La sua voce era roca e impacciata. "Mi dispiace che ti abbiano fatto questo." Affermò con sincerità, torturandosi le mani. "Ehi ragazza." Haymitch mi posò una mano sulla testa.

Questa era la prima volta che riuscivo a vederli dal vivo, Roland aveva fatto in modo che la Coin e Plutarch si accordassero sul fatto che incontrassi Peeta.  A patto che fossimo separati dallo spesso vetro della finestrella della stanza.

"Mandala dentro." Risuonò un'ordine. Sullo schermo della camera vidi Prim entrare dolcemente nella stanza in cui si trovava Peeta. Avevo fatto conoscenza di Prim qualche giorno prima, quando mi aveva controllato i parametri vitali e fatto qualche accertamento medico, la reputavo abbastanza gentile. Nonché con una dedizione e un'impegno ammirabili. 

"Ehi." "Prim!" "E' troppo vicina." Mormorò con disapprovazione Haymitch. "Sta bene." Replicai piccata, con gli occhi incollati alla scena. Fiduciosa del comportamento di Peeta, non era un mostro.

"Come ti senti?" Bisbigliò con premura. "Come sei arrivata qui?" Espirò. "Adesso viviamo nel distretto 13. E' un posto reale. Le storie sono vere. Sei stato salvato!"  "La mia famiglia non è venuta a trovarmi..." La voce gli sì incrinò. "C'è stato un attacco al 12." Abbassai lo sguardo.

"Pensi che gli manchiamo?" Chiese candidamente Peeta. "A chi?" "Alle nostre famiglie." Chiarì. "Non lo so Peeta, la mia non c'è più." Dissi semplicemente.

Tornai a guardare i due, scuotendo la testa per il ricordo.

"Sì." Prim interruppe il denso silenzio in cui erano sprofondati. "La mia famiglia?" Domandò speranzoso, gli occhi spalancati e il corpo ricurvo verso la ragazzina. Preoccupato dalla risposta. "Il panificio non è sopravvissuto." Sospirò pesantemente Prim.

"Sta per esplodere." Annunciai grave. "Che cosa?" Chiese distrattamente Plutarch. "Sta per uscire fuori di testa. Portatela fuori di lì." Sbraitai, marcando con le labbra il finale. "Cypress non sta succedendo niente." 

Sembravano tutti idioti. Seriamente avevano paura dei suoi atteggiamenti in MIA presenza, tanto da potergli parlare solo da un vetro, ma si rifiutavano di riconoscere la pericolosità delle sue reazioni a QUELLE notizie. Rischiando di ferire Prim?! Pensai basita. Okay che non era un mostro ma era pur sempre traumatizzato.

"Quando lo farà Prim non dovrà essere lì!" Sbottai frustrata. "NO." "Non ti sento Heavensbee."

Corsi fuori dalla porta lungo il corridoio. Potevo già sentire le sue urla rimbombare tra le pareti.

"Ti ha mandato qui per parlare con me. Sa che ora sei qui." Ringhiò Peeta con gli occhi strabuzzati. "Va bene, va bene." Sussurrò Prim tentando di rabbonirlo. "Lei lo sa... Non puoi fidarti di lei! E' un mostro! E una bastarda che Capitol ha creato per distruggerci! Mi capisci? Devi ucciderla, Prim? Devi ucciderla! È un bastardo! Uccidila!" Strepitò col volto rosso dalla furia. Quando Prim arretrò spaventata, uscendo dalla stanza, corsi dentro. Boggs tentò di afferrarmi, ma scivolai dalla sua presa.

"Peeta! Peeta!" Cessò immediatamente di urlare. Gli avvolsi le braccia intorno al collo, premendo la sua testa sulla mia spalla. "Cypress." Gracchiò leggermente.

Sfiorai le sue manette con la punta delle dita. "Peeta, ricordati che non sei un mostro." Gli afferrai il viso per incrociare i suoi occhi. Erano arrossati e esprimevano un'aria sconvolta e persa. "Tu non lo sei!" Annuì senza convinzione mentre le lacrime gli rigavano il viso.

Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora