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Il tramonto arrivò velocemente in tutto il suo splendore. Mi sedetti con la schiena premuta contro un albero a osservare Finnick mentre faceva oscillare il suo tridente. I suoi movimenti erano fluidi, puliti, quasi ipnotizzanti. "Cypress, smettila di fissarlo." Biascicò accanto a me la voce assonnata di Roland.

"Chiudi la bocca" Risi, uno sbadiglio uscì dalla mia bocca tradendomi. "Cerca di dormire Cypress." Mi pregò. "Non sono stanca." "Cypress." Insistette. "Roland" "Cypress!" La mia testa scattò verso di lui infastidita mentre alzava il tono.

"Roland! Non metterò in pericolo il nostro gruppo addormentandomi!" Alla fine sbottai. "Vado a parlare con Finn." Dissi andandomene.

"Ciao angelo." Mi salutò Finnick mentre mi avvicinavo. "Ciao." Sorrisi dolcemente, un altro piccolo sbadiglio mi sfuggì dalle labbra.

"Stanca?" Mi mise un braccio intorno alle spalle tirandomi contro il suo petto, le mie braccia si abbassarono cingendo la sua vita. Era una sensazione bellissima.

"Sarei davvero grata se la gente smettesse di chiedermelo." Borbottai. "Roland e io ci stiamo solo prendendo cura di te." Annuii debolmente mentre i miei occhi cominciavano a chiudersi da soli. Provai a respingere la sensazione, ma non ci riuscii. Qualcosa in Finnick rendeva davvero facile lasciarsi andare.

In qualche modo mi sentivo al sicuro tra le sue braccia. 'Al sicuro' era un termine che non usavo spesso né in cui credevo particolarmente, non riuscivo a ricordare l'ultima volta in cui mi ero sentita... protetta.

Avevo sempre avuto qualcuno di cui aver paura.

Mio padre.

Gli Hunger Games.

Il presidente Snow.

E ora di nuovo gli Hunger Games. Ma in qualche strano modo, mi sentivo al sicuro tra le braccia di Finnick.

Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora