Peeta non aveva smesso di camminare avanti e indietro da quando Katniss e Gale se ne erano andati. Ticchettai le dita sulla superficie del muro solo per smettere all'istante, infastidita dal mio stesso movimento nervoso.
"Peeta, per favore, siediti. Mi stai dando sui nervi." Sbottai strizzando gli occhi. "Beh, grazie tante, non so se si nota ma sono leggermente nervoso Cypress!" Mi rispose con altrettanta irritabilità.
"Sì si nota abbastanza." Borbottai sottovoce, senza alcuna voglia di iniziare un litigio. Tornai ad arricciarmi distrattamente i capelli rossi. "Sarei dovuto andare con lei. Avrei dovuto convincerla meglio." Si girò per incrociare il mio sguardo e quello di Finnick, cercando conforto.
"Peeta, niente di quello che avresti potuto dire l'avrebbe fatto accadere." Finnick lo rassicurò da accanto a me, stringendosi nelle sue spalle. Peeta sembrò combattuto.
"Ha ragione. Cerca solo di riposarti un po' e di schiarirti la mente." Lui annuì e si sedette osservando il vuoto di fronte a se, probabilmente perso nella propria autocommiserazione.
"Oh, angelo, ho qualcosa per te." Gemette Finnick mentre afferrava la borsa e ne rovistava l'interno con una mano. "Ecco. Basta aprirlo." Mi guardò incerto.
Diario di Cypress
"Lo aveva Roland quando provato a tirarlo via, la sua borsa era caduta quindi l'ho afferrata e beh. Dai un occhiata." Le mie mani tremarono di un'emozione sconosciuta mentre afferravo il libro dalle sue mani. Gli occhi di Finnick mi scrutarono attenti, preoccupati di aver fatto la scelta sbagliata.
"Grazie." Gli accarezzai la mano. "Non ci ho guardato dentro, ma ho pensato che ti avrebbe fatto piacere riceverlo." Annuii col capo chino sul diario. Iniziai a sfogliarne le pagine familiari per scoprirne una nuova, ricoperta da scritte in una calligrafia familiare.
Cypress,
La scrittura a mano di Roland. Trattenni improvvisamente il respiro, come se il solo pensiero di Roland fosse proibito, come una ferita troppo fresca.
Non so perché ti stia scrivendo questo. Non c'è bisogno che io lo faccia.
O forse c'è.
Non ho idea.
Ma mi sento come se dovessi scriverlo, anche se al momento sarai al sicuro tra le braccia di Finnick, e di sicuro non avrai più bisogno di me.
Non so nemmeno bene cosa scrivere, non sono uno bravo a parlare di sentimenti, lo avrai notato. Bloss era molto più brava di me in questo. Saprebbe esattamente cosa scrivere.
Sweet Pea, mi manca. So che hai fatto tutto il possibile per salvarla, anche se senti di non averlo fatto, eri lì.
Sei stata l'ultima cosa che ha visto, e sono contento che avesse una faccia amica da guardare. Se il motivo per cui stai leggendo questo è perché sono morto, beh allora non essere triste. Sto con Bloss. Ed è tutto ciò che ho sempre voluto dalla vita.
Riesco a vederla sorridere di nuovo.
Dillo a Leo, mio figlio, è nel Distretto 13, gli voglio bene come da chi prende il nome.
Riguardo a ciò, voglio anche dire che non mi pento di averlo chiamato Leo, anche se lo sguardo sul tuo viso quando te l'ho detto mi ha distrutto. Onestamente, non pensavo a come l'avresti presa, Bloss e io ci eravamo seduti e avevamo pensato al nome migliore, e tu e Leo siete stati fra le prime proposte.
Quel giorno in treno non ero ubriaco, sai?
Non volevo avvicinarmi ai miei tributi perché conoscevo sempre il risultato. Ma con voi ragazzi... E' stato diverso. Ho detto a Bloss se avessimo avuto una ragazza si sarebbe chiamata Cypress, ma abbiamo avuto un maschio.
Che amo.
Non avrei mai pensato di poterlo essere dopo aver giurato di non diventare mai padre, non volevo condannare alcuna vita a questa esistenza a cui siamo costretti noi. Immagino le idee cambino ma, per favore, prenditi cura di lui.
E capisco che se non puoi come se stessi solo insistendo ancora e ancora con parole inutili. Ma da padre, ti prego proteggi mio figlio. Amo il nome Leo e il motivo per il quale mio figlio porta questo nome, eppure se per te è doloroso potrai sempre chiamarlo in modo diverso, ma ti prego, restagli accanto. Sento di non essere bravo in queste cose ma spero tu mi abbia capito.
Mentre sfogliavi il tuo taccuino non ricordavi nulla del Campidoglio. Non so se ne sono arrabbiato o grato. Vorrei sapere cosa è successo nonostante la paura della conoscenza. Eppure, purtroppo, non lo so. Sei tornata, sei al sicuro ed in fondo è tutto quello che ho bisogno di sapere.
Cypress... So che avrei dovuto metterlo nell'altro paragrafo, ma mi è venuto in mente di scriverlo soltanto adesso. Sai perché non ho avuto paura di diventare padre? Era perché avevo te. Ti vedo come una figlia e un'amica. Quella conversazione durante i tuoi primi giochi su tuo padre, mi ha fatto arrabbiare e indignare, mi ha fatto lasciare la mia stanza col desiderio di aiutarti. Non riuscivo a pensare ad altro modo, se non essere lì per te.
E spero di esserlo stato. Ti voglio bene Cypress, ora smetterò di scrivere perché sto facendo strada ai miei sentimenti. Ma ti voglio bene e se stai leggendo questo me ne sarò andato, sappilo. Non ho rimpianti.
Con affetto, Roland.
Le lacrime mi rigarono il viso atterrando leggiadre sulla carta. "Angelo, stai bene?" Gli consegnai il taccuino asciugandomi il pianto con il palmo della mano.
Le sue dita si chiusero sul foglio. "Sono contento di aver preso questo." Mi baciò sulla fronte, poggiando le mani calde sulle mie spalle. "Lo sono anche io." Tirai su con il naso sperando che le lacrime smettessero di scendere. Si chinò su di me e le nostre labbra si incontrarono in un bacio rassicurante.
"Ehi Cypress" Alzai lo sguardo, rannicchiandomi al fianco della figura imponente di Finn. "Sì, Peeta?" "Saranno al sicuro, vero?" Incrociai lo sguardo di Finnick. "Certo che lo sono." Tirai Finnick per il braccio e lui si sedette esitante.
Appoggiò la testa sulla mia spalla e la mia mano strofinò su e giù per la sua schiena, scorrendo poi fra le ciocche morbide dei suoi capelli biondi.
"Cypress?" Mi richiamò nuovamente Peeta. "Sì?" "In Campidoglio quali video hanno trasmesso?" Sentii gli occhi di Finnick ai lati della mia testa, mi osservò in attesa.
"Brutti" Mi limitai a dire. "Beh, lo so, ma cos'erano? Non li ricordo affatto e questo mi rende matto. " Scossi la testa, tentennando nel decidere di aiutarlo.
"Non lo sei Peeta, non lo sei. Sei stato persino più forte di me, io ero debole e fragile, sapevano come ferirmi in fretta, cosa colpire. I video erano della mia famiglia, Finnick e Roland. Hanno torturato Blossom davanti di me sapendo che avrei fatto qualsiasi cosa per tenerla al sicuro. Ed Emerald, ha cercato di aiutarmi ma non l'ho capita e questo l'ha trasformata in un Avox."
Non percepii nemmeno la lacrima salata scendere sul mio viso finché Finnick non l'asciugò.
"Vivevo a Capitol City, Snow osservava ogni mia mossa. Ero in bella vista, conoscevano ogni mio punto debole. Se volevano trasformarmi nel loro piccolo burattino, sapevano come farlo, su cosa fare leva. Questo mi rendeva fragile. Ma tu... loro non avevano idea di cosa fare. Penso sia stato questo ad aver reso i loro video meno deleteri nei tuoi confronti"
Entro un certo limite, aggiunsi mentalmente osservando il suo sguardo spezzato.
"Tornerò alla normalità vero?" "Sì, ci vuole solo tempo" Sospirai tentando di autoconvincermi. Una volta che finimmo di parlare, il negozio venne scosso da potenti vibrazioni e nubi di polvere caddero dal soffitto sulle nostre teste.
"Dobbiamo andare!" Urlò Cressida dal piano di sopra. Peeta e ci caricammo Finnick ancora dolorante sulle spalle e arrancammo per le scale.
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Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)
Fanfictionbrutale /bru- tà-le/ 1. Una persona o un animale selvaggiamente violento. "Era una bruta a sangue freddo" NON POSSIEDO ALCUN PERSONAGGIO HUNGER GAMES POSSIEDO SOLO I MIEI OC E LA LORO STORIA!!! NON POSSIEDO NESSUNA GIF IN QUESTA STORIA, TUTTO È ST...