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Era il giorno.

Mi soffermai sul mio riflesso allo specchio. Era strano, mi stavo preparando da sola. Negli ultimi cinque anni qualcuno aveva sempre avuto il vestito pronto, i capelli e il trucco, tutto già preparato per me.

Ma quel giorno... era diverso.

Era un nuovo inizio, un momento dolce-amaro. Tutti gli anni trascorsi nella miseria e nel dolore, nel sopruso, nell'odio, la nostra lotta e le nostre perdite... ci avevano portati a questo giorno. Mi abbottonai la camicia con cura, quasi reverenza, passandomi poi i palmi sulle pieghe del tessuto.

Il passato era impossibile da cancellare ma volevo che il mio futuro fosse piacevole e sereno, privo di paura e terrore, senza ordini o minacce. Volevo presentarmi alla mia nuova vita nel migliore dei modi.

Avrei voluto che la mia famiglia fosse lì.

Appena elaborai il pensiero, figure familiari iniziarono ad apparire intorno a me, visibili soltanto nello specchio. 

Blossom e Roland con Leo, il mio Leo davanti a loro. I miei occhi si inumidirono nell'osservare lo sguardo di orgoglio nei loro occhi. Spostai lo sguardo scoprendo tristemente l'immagine di Emerald. Non pensavo fosse morta, ma quando avevano effettuato il sopralluogo della villa di Snow nessuno l'aveva vista. Avevo chiesto in giro e alcuni affermavano che Snow l'avesse uccisa.

Cercai di sciogliere il nodo che mi si era formato in gola. La aggiunsi mentalmente alla lista delle mie uccisioni. 

Finnick apparve alle spalle di Roland.

"Finn?" La mia voce tremò, strizzai gli occhi. Nessuno rispose. Perché era insieme a loro? Apparve Louise. "Finnick Odair eh? Carino." Alzai gli occhi al cielo.

La mano di Adelynn mi sfiorò la mascella ma quando mi voltai il tocco era sparito e la mia stanza appariva vuota come era sempre stata. "Chissà come ha fatto qualcuno così brutto a riuscire a prendersi uno come Finnick?" Inclinai la testa di lato, incapace di offendermi di fronte a ciò che io stessa avevo pensato più volte nella mia intimità.

"Non è morto, perché è lì?!" Sbraitai arrabbiata. "Hai un'immaginazione molto vivida mia piccola Cypress." Mio padre si era materializzato al mio fianco e teneva la sua mano sulla mia spalla.

"Toglila!" Gridai isterica, spaventata e disgustata. "Vattene! Vattene!" Mi afferrai la testa rudemente e mi inginocchiai al suolo, racchiudendomi in me stessa per non guardarmi allo specchio. La porta si spalancò con un cigolio che mi fece sussultare. 

"Cypress stai bene?" Lilac accorse, abbassandosi al mio livello e cullandomi il viso. 

"Sì. Sto bene." Mormorai con la voce roca. "Bene, andiamo. Ti aiuterò a prepararti." Mi aiutò ad alzarmi, esitai una volta di fronte allo specchio. Ma quando aprii timorosamente gli occhi erano spariti tutti, fui invasa dal sollievo e da un leggero senso di vuoto.

"Io dico di rimanere in questo vestito, ne hai passate tante con questo addosso, e di sistemarti i capelli." Annuii distrattamente. "E magari un po' di correttore sotto gli occhi per nascondere le occhiale." Aggiunse imbarazzata. "Hai dormito?"

Mi chiese mentre mi pettinava i capelli.

"Faccio del mio meglio." Dissi con tono di scusa. Dormire era diventata un impresa, non avevo mai goduto di un sonno tranquillo ma nell'ultimo periodo la situazione era diventata insostenibile. Cadevo addormentata ad intervalli irregolari, finendo per rivoltarmi tutta la notte nel letto e alzarmi soprassalto dopo ogni incubo. "Questo è tutto quello che puoi fare cara." Mi consolò con condiscendenza.

Mi voltai verso di lei mentre finiva. "Sei d'accordo con quello che stanno facendo?" "Con l'uccisione di Snow, sì." I suoi lineamenti si fecero duri. "No, con gli Hunger Games." "Oh, ne ho sentito parlare. Temo che non sia compito mio dirlo." Sospirò pesantemente desiderando abbandonare l'argomento.

"Adesso non è così, non sei più un burattino. Puoi pensare e parlare da sola." Fissai davanti a me serrando la mascella. Anche questa era una nuova libertà. "Penso che dovremmo imparare dagli errori passati e non lasciare che la storia si ripeta. Perché è ciò che abbiamo imparato con Katniss e ciò che dovremmo tenere a mente anche ora. In fondo per precipitare di nuovo nel caos basterebbe un vincitore con la volontà di ribellarsi".

Ci recammo all'esterno, rimanendo in disparte. Il suono rimbombante di tamburi si diffondeva nell'aria mentre Katniss sfilava con passo cadenzato, seguita lentamente da una folla di persone comuni. Gente dei distretti.

Mi posizionai tra Haymitch e Peeta. Johanna dall'altra parte di Haymitch. Purtroppo Finnick non era ancora sveglio, mi rammaricai. Dopo sarei corsa da lui, una volta finito tutto.

Snow era legato e, sopra di lui,  torreggiava soddisfatta la Coin.

"Benvenuti nella nuova Panem!" La Coin esclamò con forza una volta che Katniss fu in posizione.

"Oggi, sul Viale dei Tributi, tutta Panem, una Panem libera, assisterà a più di un semplice spettacolo. Siamo riuniti per assistere a un momento storico di giustizia. Oggi, il più grande amico e sostenitore della rivoluzione sparerà il colpo finale, per porre fine tutte le guerre. Possa il suo arco significare la fine della tirannia e l'inizio di una nuova era. Mockingjay, possa il tuo obiettivo essere vero quanto il tuo cuore è puro." 

Girai la testa per vedere Katniss afferrare cautamente una freccia dalla sua faretra. 

Guardava con odio in direzione di Snow, che teneva sprezzante il suo sguardo puntato su di lei, un sorriso dall'ombra beffarda a sfidarla silenziosamente. 

La sua freccia era puntata direttamente su di lui, l'odio non sembrava intimidirla. Avrebbe dovuto essere spaventato.

Katniss rilasciò la freccia.

Centrò la Coin proprio nel petto.

L'intera folla trattenne il respiro, gli occhi spalancati dallo sgomento.

Snow rise sguaiatamente, arrogante, incurante del sangue che colava rivoltante dalla sua bocca, macchiando la barba bianca. 

La gente dei distretti si riversò verso di lui per aggredirlo con violenza, furiosa.

Peeta accorse al mio fianco trascinando con se Katniss, portandola via dalla folla in tumulto.

"Uccidiamolo!" "Uccidiamolo!" "Uccidiamolo!" Uomini e donne ringhiavano mentre attaccavano Snow. La mano di Haymitch scivolò sulla mia schiena spronandomi ad allontanarmi con lui. La situazione era degenerata e le persone sembravano aver perso la propria lucidità, vinte da un desiderio di vendetta animale.

Il corpo della Coin giaceva senza vita sulle scale del Campidoglio, in secondo piano.

Haymitch si liquidò, sparendo quando fummo al sicuro. "Cypress dove vai?" Johanna mi richiamò mentre mi allontanavo frettolosa, spinta da un desiderio che, nel trambusto, era passato in secondo piano.

"A vedere se Finnick è sveglio." Dissi. Mi afferrò per la spalla e mi voltò con uno strattone.

"Cypress questo non è salutare, deve finire" Affermò seria, gli occhi socchiusi dalla preoccupazione. "Che cosa?" Il mio stomaco fece una capriola.

"Finnick è morto."

Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora