Un anno dopo

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Caro Finnick,

Sono passati ufficialmente sei anni da quando è successo tutto. E mi manchi. Mi manchi terribilmente.

Mi manca il modo in cui diresti il mio nome. Mi manca il modo in cui la mia testa si adattava perfettamente alla tua spalla. Mi manca il modo in cui non dovevo sentirmi in imbarazzo attorno a te.

Mi manca sentirti dire 'angelo'.

Ma mi piace anche non sentirti dire 'angelo'. 'Angelo' è una parola dal gusto oramai dolce-amaro che, nonostante tutto, mi rimarrà sempre scolpita in testa, nostalgica.

Non sono un angelo. Beh, non nel modo in cui ne parlavi tu. Tu, il mio Finnick. Tu eri e sei un angelo. Gli angeli sono delle creature belle ed eleganti, pure e buone come io non sarò mai. Io sono un angelo della morte, ho portato via così tante persone da non riuscire a guardarmi più allo specchio. Ho portato via persino te, amore mio. Te che fra tutti eri l'angelo più buono.

Ogni volta che entro in contatto di qualcuno, questo muore inevitabilmente. Inizialmente non mi importava, fintanto che io ero viva e sopravvivevo la consapevolezza dei lutti non mi assaliva quanto ora. Erano giustificabili dalla mia razionalità, per impedirmi di venire sopraffatta dal dolore.   

Eppure adesso la tua mancanza per me è irrazionale. E' irrazionale come con la tua morte sia morto qualcosa anche in me. Adesso la morte non è giustificabile, la TUA morte per me non è giustificabile. Appare soltanto come un'ingiustizia.

Questo mi fa vergognare per la superficialità con cui ho trattato le morti intorno a me, di come loro sono sotto terra senza vita e io sono qui.

Ti amavo. Ti amo ancora. Questo invece non cambierà mai. Non importa quanto possa sembrare egoista, perché dopo tutti questi anni ho compreso di esserlo. 

Finnick tu sei l'angelo, senza provarci illuminavi le stanze e infondevi sicurezza. Entravi e l'umore di tutti migliorava. Sorridevi e tutti avrebbero sorriso con te. 

Mi manca il tuo sorriso.

Potrei nominare mille cose che mi mancano di te. E alla prima cosa della lista questo pezzo di carta sarebbe già un mucchio di poltiglia dalle lacrime.

Lacrime che lo macchiano già.

Ma continuo a scrivere.

Sai, l'altro giorno Leo mi ha chiesto se fossi mai stata innamorata come sua madre e suo padre.

(Assomiglia sempre di più a Roland ogni giorno)

Gli ho detto di sì, che sono innamorata. Il ché gli ha fatto fare più domande sull'amore e su cosa si provi ad essere innamorati.

Così gli ho raccontato della nostra storia. Non la nostra storia completa, ho tenuto fuori i dettagli cruenti. Ma gli ho raccontato di come siamo sopravvissuti nella buona e nella cattiva sorte. Beh non fino alla fine.

Mi ha chiesto cosa mi mancasse di te.

Mi sono strozzata con la mia stessa saliva.

La mia mente ha iniziato a correre cercando di capire che cosa mi mancasse di più.

Ma la verità è che mi manca tutto, mi manchi TU. La tua presenza, il tuo modo di farmi stare bene, la tua bontà... le piccole cose che ti rendevano te stesso.

Mi sento sciocca a scriverlo ma in qualche modo sembra necessario, anche se il mio periodo di tortura nella capitale è finito continuo a lottare. Ci sono giorni in cui non voglio alzarmi dal letto perché il primo pensiero è che mi metteranno alla prova, giorni in cui non riesco a mangiare, giorni in cui lo specchio riflette qualcuno che non sono io. Quando dimentico dove ho messo qualcosa mi innervosisco perché è come se l'amnesia stesse tornando, come se io fossi di nuovo sperduta e impotente.

Sembra patetico lo so, la vita attorno a me prosegue rapida mentre io arranco per seguirla. Dovrei andare avanti, pensare al futuro...

Ma non voglio dimenticarci. E' già successo e posso solo dire che quelli sono stati i giorni peggiori, non ricordare il tuo sorriso o il tuo modo di parlare era il peggior tipo di tortura. Sentire di essere incompleti senza capire il perché.

Ora il mio terrore è dimenticare questi ricordi come è già accaduto. Non posso permettere che accada. Quindi mi siedo qui alla tua scrivania, la finestra aperta, ascoltando le onde che colpiscono la sabbia, scrivendo. Scrivendoti lunghe lettere che non potrai mai leggere.

Non importa quanto sia difficile scrivere tutto questo, mi sento come se lo dovessi a me stessa. Sapere che questi ricordi sono tutto ciò che mi resta li rende ancora più preziosi. Non voglio dimenticare.

Ti amo Finnick. Ti amo angelo mio.

Non ti dimenticherò mai.

Con affetto,

Cypress Bennet-Odair

Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora