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Una volta tornati al nostro accampamento, trovai Roland ma non mi soffermai, sorpassandolo diretta verso il mare. Non passò un minuto prima che Finnick si avvicinasse, tuttavia non mi lamentai.

Restammo seduti sul bagnasciuga per circa un minuto prima che uno di noi parlasse. Dopo il primo minuto appoggiai la testa sulla sua spalla. Il secondo minuto iniziò e, stufa della tensione nell'aria, feci un respiro profondo e aprii bocca.

"Mi manca." Fu tutto quello che dissi. La mano di Finnick si mosse e afferrò la mia.

"Lo so amore." "Ma sono anche felice che non sia stato lui a vincere" Ammisi, leggermente in colpa per l'egoismo. Alzai la testa per guardare l'espressione di Finnick.

"Posso solo immaginare cosa gli avrebbe fatto fare Snow..." Lasciai la frase in sospeso, Finnick annuì sapendo bene a cosa alludevo.

"Stai bene?" Gli chiesi con premura, quella sarebbe potuta essere l'ultima volta in cui eravamo davvero soli, non volevo perderla. "Non ho ancora detto niente, ma mi dispiace per Mags." Ammisi piano. Con ciò distolse lo sguardo e lo puntò verso le onde, i muscoli della sua mascella si contrassero.

"Sapevo che non ce l'avrebbe fatta. Solo, avevo ancora speranza." Disse con voce roca, mi soffermai ad ammirare il suo profilo perfetto. "Fidati di me, conosco la sensazione. Fa schifo. Fa schifo sapere che tutto il tuo duro lavoro per mantenere in vita qualcuno può semplicemente scomparire." Esclamai concitata. "E poi cosa... ci lasciano. E rimaniamo soli col senso di colpa e un vuoto al cuore." Finii piano, Finnick annuì.

Lo guardai, le lacrime gli appannavano la vista, minacciando di cadere. Gli feci chinare la testa, baciandolo gentilmente sulle sue labbra sottili. Non era solo. La sua testa si appoggiò sulla mia spalla e rimanemmo così. Nel silenzio dell'accampamento con le mie dita che vagavano sui suoi capelli, in qualche modo ancora morbidi.

- Punto di vista di Roland-

Guardai da lontano i due sedersi nella sabbia. La testa di Finnick era posata sulla sua spalla, le sue braccia intorno alla vita la stringevano amorevoli. 

Una parte di me era felice che finalmente stessero insieme, se lo meritavano. L'altra parte invece desiderava solo alzarsi, camminare verso di loro, separare i loro corpi e spaventare a morte Finnick con un discorso serio sul fatto di non spezzarle il cuore.

Misi da parte i miei pensieri quando notai Katniss guardarmi. 

"Chi è Blossom?" Sorrisi istintivamente al nome di mia moglie.

"Lei è, lei è mia moglie." "È una vincitrice?" "No, in realtà era una stilista, lei uhh, era la stilista di Cypress durante i suoi Hunger Games." "Quello non me lo avevi detto Roland." Esclamò fintamente indignata Johanna, comparendo accanto a me.

"Deve essermi sfuggito di mente." Le rivolsi un sorriso sarcastico.

"E a chi apparteneva l'altra voce? Quella che urlava per Cypress?" Mi voltai verso Katniss irritato dalla sua impertinenza e dalla sua superficialità. "Puoi essere un po' più rispettosa." Sbottai arrabbiato. "Scusa." Peeta afferrò la spalla di Katniss. 

"Katniss quello era Leo, il suo compagno di distretto." Le spiegò Peeta. "Oh, quindi il lover boy ha guardato i suoi giochi ma tu no?" Katniss scosse la testa a disagio. "Scusa." Mormorò.

"Leo era il suo compagno, aveva dodici anni. Non credo che si conoscessero prima delle partite ma lei diventò protettiva nei suoi confronti non appena si incontrarono sul treno. Si affezionò e gli promise che lo avrebbe tenuto in vita. Come potrete indovinare, quella promessa non fu mai mantenuta."

Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora