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Andare in giro era diventato più difficile. Le mie ginocchia sembravano sul punto di cedere ad ogni passo.

La testa martellava, avevo la sensazione che persino il mio cervello pulsasse. Dovevo essere davvero esausta, pensai senza forze, rendendomi conto dell'assurdità della cosa.

Caddi stremata al fianco di Peeta mentre camminavamo per i corridoi. Peeta si guardò intorno allarmato come se qualcuno stesse per ucciderci da un'istante all'altro. Non sarebbe stato poi così sorprendente. Non avremmo dovuto lasciare la mia stanza, ma c'era qualcosa che non andava.

Era come se durante la notte fossi peggiorata. Ieri il mio corpo stava assolutamente bene, ma oggi non riuscivo a fare più di tre passi senza sentirmi senza fiato e con le vertigini.

"Cypress, andiamo avanti." Mi incoraggiò Peeta, mentre mi appoggiava alla sua spalla. Provai a parlare ma non ci riuscii, le parole mi morirono in gola.

"Dobbiamo trovarti qualcosa, e non mi fido dell'acqua che ti stanno dando." Annuii d'accordo mentre mi leccavo le labbra screpolate. 

Superammo una porta crepitante d'elettricità statica. Forzai Peeta ad ascoltare.

"Siamo chiari..." Origliammo attraverso la toppa della porta. "Sei pronto per partire. Tempo stimato: domani sera, giusto in tempo per la trasmissione." La voce di una persona arrivò forte e chiara attraverso la porta.

"Copialo. Bombardamento del distretto tredici. Permesso accordato." Guardai Peeta che teneva d'occhio la maniglia della porta per eventuali movimenti. Le frasi suonavano sconnesse eppure c'era qualcosa che non tornava.

Perché avrebbero dovuto bombardare il tredici? Non era già stato distrutto?

Prima che potessi rifletterci su, la porta iniziò a schiudersi. Peeta si affrettò a girare l'angolo del corridoio, abbassando la maniglia di una stanza a caso. Chiuse silenziosamente la porta dietro di sé mentre mi guardavo cauta intorno.

Carte e progetti di varie dimensioni coprivano un grande tavolo. Li sfogliai lentamente. 

Eliminare D13 per sempre.

Era stato scritto in cima ad un taccuino, come un'annotazione scarabocchiata in fretta e furia. "Cypress penso che potremmo andare... Cosa stai guardando?" Si avvicinò Peeta, sbirciando da sopra la mia spalla.

Peeta Mellark

Primo giorno: Ha gridato aiuto fino a quando non gli sono stati somministrati sonniferi.

Secondo giorno: Rinvenuto dall'incoscienza con un video della morte di Katniss riprodotto in sottofondo.

Terzo giorno: Separato da Cypress per i suoi test notturni.

Afferrai con mani tremanti un altro taccuino, l'agitazione iniziò a salire alla lenta realizzazione.

Cypress Bennett.

Primo giorno: Il soggetto è rimasto impassibile, senza mostrare alcuna emozione.

Secondo giorno: Ha assistito alla riproduzione del video sulla morte di Roland e Finnick. 

Ecco di nuovo quel nome! Chi era lui?!

Terzo giorno: Separata da Peeta per i suoi test notturni.

"Ecco perché mi sento malissimo." Espirai. "Ci prelevano di notte." Sussurrò Peeta disgustato. I passi rimbombarono nel corridoio fino a superarci e proseguire oltre. Peeta rimise con attenzione tutti i taccuini nel punto in cui si trovavano prima.

"Dai Cypress, dobbiamo andare." Mi avvolse il braccio intorno alla vita e zoppicammo veloci nella mia stanza.

"Siediti qui." Mi fece sedere sul divano. Corse in bagno, udii l'acqua scorrere solo per un secondo prima che tornasse fuori.

"Qui." Mi porse una piccola tazza d'acqua. "Non sembrerebbe avere un cattivo odore, solo che non mi fido." Indicò sospettoso la tazza che mi avevano dato prima, effettivamente, ora che mi soffermavo, l'acqua sembrava leggermente torbida. Le mie mani furono scosse da un'improvviso tremore, facendo quasi cadere l'acqua dalla tazza.

"Capito." Si sedette al mio fianco e mi prese pazientemente la tazza, avvicinandola alle mie labbra mentre bevevo un piccolo sorso. 

Sorrisi all'acqua fresca che mi scendeva in gola. "Grazie, Peeta." Lui annuì e bevve il resto dell'acqua. "Perlomeno se morissi per avvelenamento non saresti sola. Anche se quest'acqua ha un buon sapore." Borbottò sorridendo incoraggiante. "Questo è quello che vogliono farci pensare." Mugugnai.

Caddi al suo fianco, il suo braccio mi cinse le spalle e iniziò a massaggiarmi la spalla. "Puoi dormire Cypress." Sussurrò suadente. "No, è quasi ora della loro ronda. E se quei taccuini dicono la verità, ci prenderanno stanotte. Devo restare sveglia."

Peeta sbuffò. "Non ti fidi di me?" Alzai la testa. "Che cosa?" "Posso fare la guardia." Disse convinto. "Peeta, mi fido di te. È solo che non mi fido della capitale. E ho paura."

"Di cosa?" Questa volta fu il mio turno di sbuffare. "E se mi addormentassi e non mi svegliassi mai più? Tutto ciò a cui penso, incluso quando penso a me stessa, è annebbiato. Non ricordo niente! Cosa accadrebbe se nel sonno dimenticassi come respirare! E non dire che non può succedere perché non lo sappiamo per certo." Alzai l'indice anticipando la sua risposta.

 Restammo in silenzio finché Peeta non disse qualcosa che mi colse di sorpresa.

"Se Katniss è viva... Nel tredici... Voglio ucciderla." Disse lentamente. "Che cosa?" La mia mascella cadde. "L'ho vista morire, ma con tutti questi discorsi... sul tredici... la ribellione... Chissà davvero chi è vivo e chi no." "Ma la ami." Ribattei piano.

Lui scosse la testa. "No. Una volta lo facevo, ma lei ama qualcun altro. Eravamo solo uno spettacolo, il fidanzamento era finto, la gravidanza era finta. Il nostro amore era finto."

"Di chi è veramente innamorata?" "Si chiama Gale, l'ama da tanto tempo. Mi odia." "Perché?" "Perché non può stare con Katniss." Rispose semplicemente. Dalla sua voce trapelava una tristezza mal contenuta. "Peeta... se amava Katniss, perché non si è offerto volontario per il tuo posto? Avrebbe potuto essere con lei ai giochi. Avrebbe potuto dire esattamente la stessa cosa che hai detto tu durante le estrazioni per il Quarter Quell."

Questo fece fermare Peeta a ragionare.

"Immagino..." Sospirò. "Ma c'era una piccola parte di me che amava Katniss. E anche adesso, anche se ho questi pensieri di ucciderla, voglio solo farle del male. Come vendetta."

"Forse è quello che vogliono farci credere Peeta. Farci dimenticare, e farci venire voglia di uccidere. Ma ricorda, non ci possiedono."

Dissi, citando ciò che lui stesso aveva detto la prima notte che eravamo arrivati qui.

Rimanemmo svegli e parlammo tutta la notte finché non fu fisicamente impossibile per noi restare ancora alzati.

Non so cosa accadde quella notte dopo che i miei occhi si chiusero per l'ultima volta.

Ma il giorno dopo mi sentivo bene. Potevo camminare e parlare, solo niente ricordi.

Ma forse era meglio così.

Brute // Finnick Odair (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora