43. suo

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Pov's Ades

Il giorno che tanto aspettavo è arrivato. Lavorerò con lei. Lei sta venendo qui, da me. Tre giorni senza vederla è stato come un piccolo viaggio all'inferno.

Sono nel mio ufficio -il nostro ufficio-  nel intento di restare calmo mentre l'aspetto, eppure mi risulta così difficile farlo.
La pelle della sedia continua a scricchiolare ad ogni mio movimento e mi costringo ad alzarmi e fumare una sigaretta, anche se quando la fumo per colpa sua non fa altro che alimentarmi i nervi più tosto che affievolirli.

Tutto qui è buio con delle lievi luci viola, zero finestre, tutte porte di vetro oscurate e soprattutto, nessuna telecamere in questa stanza. Sogni malati iniziano ad invadermi la testa. Il toccarla in parti che ho diritto di possedere solo io, il passare la lingua in ogni piega del suo corpo, infilarle quelle cazzo di dita dentro fino a farla svenire mentre viene e urla il mio nome, i suoi gemiti sotto di me, le sue mai che mi tirano i capelli.
Possederla in tutto e per tutto è il sogno più dolce e paradisiaco che abbia mai fatto.

<non mi interessa cosa tu sia, ammasso di muscoli senza cervello, sono la socia di Ades Graison e posseggo questo Club al 40% quindi spostati> sento urlare queste parole e so già chi è, e non aspettavo nessun'altra se non lei.

Apro leggermente la porta per vederla all'entrata che viene bloccata da uno dei miei uomini, sorrido spontaneamente alla sua vista, tutta incazzata. È così eccitante e sexy, anche con quel completo che non mostra granché del suo corpo, eppure è stupenda, non l'avevo mai vista con i capelli raccolti, sembra la classica ragazzina viziata.
<mi spiace signorina ma deve mostrarmi un documento> ride maleficamente, è solo gli Dèi che tanto venera la sua famiglia sanno quanto sia pericolosa.

<ma tu sai chi sono io?> occhi mortali, sorriso saccente, espressione di superiorità. Una Lancaster.
<papino Lancaster ne sarebbe sconvolto> l'uomo trattiene il fiato, quasi mortificato.
<Falla entrare> entrambi si voltano a guardarmi. Lui si sposta e in tutta fretta la sua bella chioma bionda ondeggia in mia direzione.
<ti conviene cambiare bodyguard, sono incompetenti> mi sorpassa ed entra, il sorriso non lascia la mia faccia e a stento riesco a togliermelo.
<sempre così scontrosa bimba> il suo profumo mi invade le narici e uno strano calore -che mi invade ogni volta che è affianco a me- arriva dritto al cazzo, respira Ades, sarà una giornata lunga.
<scontrosa?> sopracciglia alzate e incuriosita.
<incazzata?> annuisce pensierosa.
<si mi piace di più> non ridere, non ridere.
<cosa ti ridi?> merda.
<nulla> sorride strafottente, lei sa.
Mi si avvicina, pericolosa, impavida, e tremendamente sexy, i miei occhi fissi nei suoi che urlano desiderio incondizionato.

La sigaretta che avevo tra le mani mi viene rubata, fa un lungo tiro, non perdo l'occasione di osservarla, di divorare con gli occhi le sue labbra, mi chiedo ancora che sapore abbiano.
Fa un espressione disgustata <ma che merda ti fumi?> mi riconsegna la sigaretta, e sorrido ancora, perché non riesco a smettere?
<sicura di aver già fumato?>
<dammi una canna e ti faccio vedere come la reggo> anch'io, ma dio voglia che non la regga se sono con te.

Si volta a guardare la scrivania.
<e la mia?>
<non abbiamo avuto tempo di arredare il suo castello maestà, mi dispiace> il suo sguardo da: "come sei divertente, mamma mia" compare su quel suo bellissimo viso d'angelo. Quanto potrò resistere?
<per ora abbiamo solo questa> si siede su di essa, guardandomi con...non so neppure io come, so solo che è tutto così eccitante e mi riporta alla festa di quache giorno fa. Lei sulla mia scrivania ed io che la guardo come se fosse una divinità.

<mi aspettavo qualcos'altro onestamente> capto il suo messaggio in un altro modo, in un altro senso, forse quello che speravo.
Si toglie la giacca e la lancia su una delle sedie che la affiancano.  Una leggera maglietta gli fascia i seni lasciandogli le spalle e le braccia scoperte, diventi ansioso con poco Ades, non hai ancora visto nulla.

<e cosa ti spettavi invece?> lentamente mi avvicino a lei, intrappolandola tra la scrivania e il mio corpo.
<mhh...sicuramente non una sola scrivania> per scoparti una me ne basta.
<penso che questa per ora vada bene, infondo ci sedierai solo tu> la mia mano scorre dal suo braccio fino alla clavicola, per poi scendere alla curva del suo seno, al suo fianco fino alla coscia e resta lì, in attesa di completare ciò che abbio iniziato cinque giorni fa.

I suoi occhi restano su di me, e sensazione migliore penso che non potrei mai provarla. Sento il suo cuore battere all'impazzata, il respiro che si è bloccato dal momento in cui mi sono avvicinato, la tentazione è troppo alta.
<di cos'altro hai bisogno bimba? Ti darò tutto ciò che vuoi, devi dirmi solo cosa> la mia mano finisce un altra volta alla sua intimità, mi chiama, mi vuole dentro di lei.
<Ades...> gli apro leggermente le gambe per infilarmici mentre lei posa le sue mani nei miei capelli.
<perché detesto un pò di meno il mio nome detto da te?> l'ho sempre odiato. Per il suo significato, per la sua importanza, per mio padre. Eppure detto da lei pare un nome così comune e bello.
Porta la sua fronte contro la mia facendole scontrare, gli bacio la fronte, le tempie, gli occhi che ha ancora chiusi, il naso, le guance. Mentre la mia mano risale al bottone del suo pantalone sganciandolo per poi abbassare la cerniera. Lentamente la mia mano entra nei suoi slip, sentendo la sua intimità già bagnata.

<ti avevo detto che avremmo ripreso da dove ci eravamo fermati> il pollice che strofina il suo clitoride, le dita che fremono di entrare in lei.
Respira affannosamente mentre continua a tirarmi i capelli, sono solo suoi, sono solo suo.

È irrequieta, inarca la schiena chiedendo più contatto e io mi fermo a fissarla. Ho desiderato così tanto vederla in questo stato, sotto il mio controllo. La soddisfo è le mozzo il fiato infilandole dentro un dito, facendo leggeri cerchi.
Sospiri su sospiri, gemiti su gemiti, le sue gambe si attorcigliano al mio corpo costringendomi ad appiccicarmi a lei, infilo un altro dito.
La testa gli cade all'indietro mentre continuo a stuzzicarla, ma non voglio solo questo contato, voglio di più, voglio baciarla, voglio il paradiso.
<guardami piccolo inferno, voglio guardarti negli occhi mentre vieni sulle mie dita> riporta il suo viso a posto, davanti al mio, i suoi occhi mi attirano come il fuoco fa con le falene, e spero tanto che mi bruci.
<Ades...> piagnucola.
<lo so, lo so> sorrido alla sua disperazione, sta per venire.

<Ades?> questa non è la sua voce. È Thomas, merda.
Come se fossimo tornati alla realtà, io esco le dita che stavano per avere la sua santa benedizione, mentre lei scende dalla scrivania e si riabbottona i pantaloni, i miei invece non contengono più l'enorme erezione.
<si, entra> correndo, entra.
<oh finalmente> poi si accorge di lei.
<oh scusatemi se vi ho interrotto, buongiorno Hel> Hel...
Faccio un respiro profondo, più tardi lo ammazzo.
<cosa ti serve Thomas> apre la bocca senza fa fuoriuscire nessun suono, è paralizzato, sa cosa potrebbe aspettarli più tardi se ora non si leva dal cazzo.
<emhhh non mi prolungo, ti lascio solo delle liste di ballerine, baristi e altre cazzate varie> lascia la pila di fogli sulla scrivania, dove lei ci è ancora appoggiata.
<grazie Thom ci vediamo dopo> annuisce, ci saluta con un cenno del capo e se ne va.

Mi volto a guardarla un altra volta, tenta ancora di riprendere fiato. Non so perché ma sento l'esigenza parlarele, di perdermi nei suoi occhi e di mostrare un lato che nemmeno pensavo esistesse.
<sembra proprio che gli dèi non volgliano che concludiamo i fatti> voce dolce ma ugualmente maliziosa esce come nulla, così leggera e divertita. Gli sposto qualche ciocca dietro l'orecchio.
Ride, come mai l'avevo vista, e una risata sincera, lieve. Non smetterò mai di pensare che sia un angelo sceso in terra solo per me, per farmi uscire di testa.
<i miei o i tuoi?> la mia mano si ferma sulla sua guancia.
<entrambi forse> la tentazione di baciarla e forte, troppo, ma è tardi.

<controlliamo quei fogli?> cerca di sfuggire alla mia presa, il disagio che la sta assalendo pian piano, e un pò mi fa male che lo senta.
<abbiamo tempo> voglio guardarti ancora per un pò.
<sono qui perché volevi una mano ed è ciò che farò> sguscia via e si va a sedere alla mia scrivania.

Mi aspettanno giorni fantastici.

Spazio autrice

Posso dire solo una cosa...AMATEMI

Mr. & Ms. of deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora