Tre giorni, tre giorni in cui la tensione qui ad Asgard è terrificante, si respira il disagio, la paura...la morte interiore.
Un peso che non aiuta e quello di sapere cos'è successo ad Hodus e la rabbia incontrollabile di Odino, ora capisco cosa prova o vede la gente in lui e in tutti i Lancaster.
Ogni singolo giorno sembra di soffocare. Perché siamo arrivati a questo punto? Anzi, perché io sono qui? Odino, apparte avvicinarmi ad Ades, non mi ha dato nessun altro compito da portare a termine con un risultato benevole, per questo passo giornate immensamente noiose a non fare praticamente nulla, non posso uscire per le strade di Miami senza una scorta e qui, in questa villa del cazzo, non faccio altro che ascoltare musica e provarmi vestiti mai visti nella cabina armadio.
Molte volte pranzo anche da sola, il che non è affatto brutto se vogliamo considerare che quando stanno Odino e Hodus la tensione sale alle stelle.
È sera e una domestica è venuta a chiamarmi per la cena, ma quando vedo Odino e Hodus già a tavola i miei piedi si fermano. Automaticamente, il cervello prega che non succeda nulla, l'ultima volta Hodus si alzò per andare in bagno e Odino gli urlò contro, il motivo? La sua rabbia frenetica contro il figlio, che non penso finirà a breve.
<Hel.> li suo tono disgustosamente dolce mi risveglia dandogli quella poca attenzione che ormani gli concedo.
<vieni a cenare, forza> faccio come mi dice vedendo Hodus supplicarmi di farlo. Quel ragazzo sta subendo troppo dolore a parer mio, spero solo che suo padre non continui a fagli ciò che gli sarà rimasto inciso sulla schiena da quella sera.
Ogni istante passato su quel tavolo è un boccone che non digerirò mai.
<devo partire per Las Vegas domani mattina, voi non combinate danni, soprattutto tu Hodus> appena sentiamo Las Vegas io e Hodus scattiamo, lui un pò deluso e io troppo curiosa. So che ha affari anche lì ma andarci da solo senza il suo socio...un pò rischioso no? Anche se le cose tra loro non vanno.
<va bene> rispondo per entrambi, prima che Odino si accanisca su di lui.
Appena finisce si alza senza neppure salutare, restiamo solo io e Hodus, con gli occhi fissi sul nostro piatto non toccando cibo.
<perché sta andando a Las Vegas?> rompo il ghiaccio ma lui neppure mi guarda.
<non è affar tuo, men che meno il mio> una punta di dolore attraversa la sua voce alle sue stesse parole.<e invece si, sei il suo socio!>
<sta zitta e mangia> si sta innervosendo, lo sento.
<è arrabbiato con te, ok, ma tu cerca di riconquistare la sua fiducia no?>
<Hel...>
<e inutile che ti crogioli nella paura e nel mutismo selettivo. Reagisci diamine!>
<HEL CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA!> si alza facendo cadere la sedia, a quel punto mi altro anch'io, non gli darò la possibilità di farsi temere, l'unico che ci riesce è... mi tolgo quel pensiero dalla testa e lo affronto.<NON SAI NULLA DI ME! NULLA.>
<so abbastanza per darti un consiglio che ti aiuterebbe più di ciò che stai facendo ora> con così tanta velocità mi prende per il collo sbattendomi al muro e stringendo la presa, il suo sguardo pieno d'odio contro il mio divertito lo fa incazzare ulteriormente.<su forza, uccidimi. Mettiti ancora più nella merda> continua a stringere gradualmente, non respiro ma devo resistere.
Ogni suo sguardo d'odio è un mio sguardo di sfida, metterlo alle strette, innervosirlo, farlo sentire debole, e una tale goduria soprattutto quando cede, come ora.<no no no, non posso farlo o mi uccideranno. No no no, cazzo!> si allontana velocemente non guardandomi un minimo e mettendosi le mani tra i capelli e poi picchiettandosi con i suoi stessi pugni sulle tempie continuando a ripetere le stesse parole, mi uccideranno.
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Mr. & Ms. of death
Romance"Perché, anche se dici di odiare l'amore sai bene che non è così, odi solo il fatto di non saperlo fare perché nessuno te lo ha mia dimostrato" Una città, controllata da tre famiglie: Lancaster, Covelays e Graison. Un quartiere, animato dalle corse...