53. Devastante

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Pov's Hel

Un detto spiega la mia situazione attuale: di male in peggio.
Ades come protagonista del mio dolore e artefice del male degli altri, ovvero Kai. Per quanto io non riesca ad amarlo per me è intoccabile, chi fa del male a quel ragazzo deve passare prima sul mio cadavere.

Non pensavo sarebbe arrivato a tanto, farmi del male fino ad un punto di non ritorno, ogni buon proposito su di lui è andato a farsi fottere.

Solo ora, sfrecciando verso il night club, realizzo cose che fino ad ora non avevo preso in considerazione:  che Ades Graison mi abbia preso per il culo fin dal primo momento, che era tutto una messa in scena per farmela pagare per la sua moto, che era un piano ben architettato in cui io sono caduta. E questo pensiero mi da il volta stomaco, per essere stata così stupida e ingenua, per essere caduta ai suoi piedi, per avermi concesso ad un uomo crudele e insignificante come lui.

Ogni parola, ogni gesto, ogni tocco tutto un illusione, tutto un trucco per vendicarsi, e non smetterò mai di accusarmi per essere stata così ceca.

Parcheggio in seconda fila entrando spedita nel locale -con già una lunga fila d'attesa- la guardia all'entrata si sposta facendomi entrare senza problemi.
Sul bancone del bar ci trovo Thomas a cui non rivolgo neppure uno sguardo quando mi saluta.

Entrata nell'ufficio trovo Ades alla scrivania con la testa su dei fogli, so che finge di leggerli, non capisce metà di ciò che c'è scritto là sopra ecco perché esiste il caro e inteligente Thomas.

Spedita alla scrivania sbatto le mani sul tavolo attirando la sua attenzione.
<davvero complimenti sai? Non credevo che la tua sete di rancore arrivasse a tanto> senza accorgermene ho alzato la voce più del previsto. E quando occhi demoniaci alza lo sguardo per guardarmi a stento ricordo cos'ho appena detto, perché mi fa quest effetto?

<di cosa stai parlando?> freddo, distaccato, con la faccia di uno che gioca a poker da una vita, la faccia di chi riesce a nascondere perfettamente i suoi sentimenti, ma io sono più brava di lui, capisco le emozioni della gente solo guardando i solo occhi, capisco cosa prova dai suoi occhi. Non l'ho mai visto così; non è famelico; non è incazzato; non è felice di vedermi; è abbattuto, occhi più tristi e pieni di dolore non li ho mai visti su di lui. Perché improvvisamente mi sento in colpa?

<mi odi fino a tal punto?> fa un respiro profondo prima di alzarsi e avvicinarsi, mantenendo ugualmente un adeguata distanza.
<te lo ripeto ragazzina, di che cosa stai parlando.>
Ragazzina, perché il mio cuore ha tremato?
<hai fatto incarcera Kai, per un crimine che non ha commesso. Mi odi così tanto da far del male anche all'unica persona a me cara?> lo vedo, si sta incazzando e questa volta non la passerò liscia, men che meno lui.
<e sentiamo perché avrei dovuto farlo, eh?> incrocia le braccia al petto mostrandomi il primo piano dei suoi bicipiti che ammalapena vengono contenuti nella giacca. Concentrazione Hel.
<per vendicarti, tutto ciò che è successo tra noi -e ciò che hai fatto a Kai- l'hai fatto per vendicarti, per quella cazzo di moto. PERCHE TU NON ACCETI LA SCONFITTA!> non piangere Hel, non versare una lacrima per quest'essere.

I suoi occhi si incupiscono, l'espressione arrabbiata sul suo viso lascia spazio a quella delusa.
<davvero credi che quello che c'è stato tra noi l'abbia fatto per vendicarmi?> non trovo altra spiegazione.
<perché coinvolgere Kai?!> mi si avvicina, lentamente, e un segale d'allarme mi ricorda di tenerlo lontano, ma facendolo dimostrerei che lo temo, o che lo desideri ancora.
Resto ferma, mentre il suo corpo sfiora il mio e io tento in tutti i modi di non perdere la concentrazione.
<non centro nulla con l'arresto del tuo amichetto> rido.
<bugiardo. Tutto ciò che succede nel South Side passa tra le tue mani. Ora mi chiedo, come mai in diciotto anni della mia vita non ho mai visto la polizia interessarsi di chi muore in quei quartieri e poi, magicamente, cercano il colpevole di un omicidio -che non è Kai-?> mi guarda, non fa nient'altro che guardarmi, studiarmi.
<stai incolpando la persona sbagliata e credimi odio chi lo fa, se non vuoi che questa situazione peggiori e meglio che te ne vada, subito.> perché quest'aria minacciosa mi eccita invece che farmi incazzare ancora di più?

<come immaginavo, nessuno che vuole prendersi le proprie responsabilità.> penso di averlo guardato poche volte come lo sto guardando ora, lo sguardo da Lancaster, non l'ho mai usato su di lui e credo che questa non sarà l'ultima volta che lo userò.

Il mio telefono squilla e quando distolgo lo guardo dal suo sento di poter respirare regolarmente.
Quando vedo che la chiamata viene da Kevin Covelays rialzo lo sguardo su Ades.
<questa conversazione non è finita> esco dall'ufficio sbattendo la porta per poi rispondere al cellulare.

<ciao Kevin, dimmi tutto> passo un altra volta davanti a Thomas -che è saltato dalla sedia non appena ha sentito la porta- e questa volta lo saluto con un cenno della mano.
<Ciao Hel, sei al Night club vero?> sfortunatamente si.
<si, perché?>
<perché Elia Morrison sta venendo proprio in quel quartiere, di preciso
Da Luis Vitton>
<va a fare spese, viscido> esco dal locale per poi entrare in macchina.
<ed è il momento giusto per attirare la sua attenzione> ottimo devo dire. Almeno potrò distrarmi per un pò.
<va bene, ti faccio sapere> riattacco e metto a moto la ferrari proprio nel momento in cui vedo Elia Morrison che guida tranquillamente con la sua BMW decappotabile, lucente e bianca tanto da accecarmi.

<che la missione abbia inizio> metto gli occhiali da sole di channel e parto, seguendolo.

Trovo posto molto facilmente, ovvero dietro l'auto del caro Elia, e non potevo resistere al non dargli una botta con la mia macchina -sperando di non danneggiarla, la mia ferrari, ovviamente-

Ancora nella sua auto si volta non appena sente il piccolo tonfo dietro di lui, con tanto di faccia corrucciata e incazzata.

<oh mio dio, mi scusi infinitamente> scendo dall'auto, lui fa lo stesso.
<non sono molto brava con le macchine, al contrario delle moto> bugia, sono bravissima in entrambe, oserei dire in tutto.
<che mi venga un colpo, l'affascinante Hel Lancaster>un sorriso...intrigante, non so se è la parola giusta.

Elia Morrison poteva anche essere un incesto, ma di certo era l'incesto più magnetico che abbia mai visto.
La pelle cadaverica a contrasto con i capelli neri come mai li avevo visti, ziggomi alti e affilati, non un minimo di imperfezione, sopracciglia folte e occhi verdi, di un verde intenso. È invitante.

<in carne ed ossa, e voi siete?> tolgo gli occhiali facendo incontrare i nostri occhi.
Resta incantato per qualche secondo, forse mi studia, forse cerca di capire se sia davvero una coincidenza se ci siamo incontrati oppure no.
<Elia Morrison> mi tende la mano che afferro, come immaginavo la bacia, hanno tutti lo stesso vizio.
<mi scuso ancora per la botta, sono mortificata> non è vero.
<oh non preoccuparti, è stata lieve. Cosa ti porta qui?> non si fida, teme che lo abbia seguito, e ha ragione.
<ho un Night Club di mia proprietà proprio infondo alla strada e prima di tornare a casa sono venuta a fare un pò di shopping> indico il negozio di Luis Vitton proprio alla nostra destra.
<anch'io devo entrare qui, ho ordinato un completo e sono venuto a ritirarlo> sai quanto me ne frega? Zero.
<oh bene, allora vogliamo entrare> sorridi Hel, i tuoi detti perfetti sono sempre uno delle ragioni per qui tutti si incantano.

Arrivati alla porta lui di ferma.
<prima le signore> inclina leggermente la testa sorridendo in quel modo così...devastante? Si di certo è devastante.
Potra essere un mostro ma è così affascinante e galantuomo e questo è da apprezzare.

Non sono mai entrata in un negozio di lusso, anzi non sono quasi mai entrata in un negozio a dire la verità, era sempre Marys a comprare vestiti o quasiasi altra cosa, l'unica volta che sono entrata in un negozio era quello delle pulci, e ci trovai il mio amato giubbotto di pelle e quello da motociclista.

È impressionante. Al centro c'è un enorme candelabrio in cristallo, e il resto è così di classe che mi sento fuori posto.
I capi d'abbigliamento sono pazzeschi e non oso immaginare quanto costino, sete che sembrano che al solo tocco possano smarealitizari gioielli che varranno un occhio della testa.
Il negozio poteva sembrare piccolo ma l'enorme scala dopo l'entrata diceva tutt'altro, altri centinaia di abiti sopra di me.

<io mi fermo qui> eravamo alla cassa, che poi non era propio una cassa, cassa la puoi definire in un supermarket, in un negozietto, in un fast food, non in un negozio di questo tipo.
<va bene, io vado a dare un occhiata sopra>
<è stato un piacere incontrarla signorina Lancaster> sorride ancora, dio perché è così affascinante?
<oh ti prego chiamami Hel, odio definirmi una Lancaster> in parte era vero, e in parte, dovevo pur attirare la sua attenzione con una frase bomba.
<interessante> lo dice così lentamente da farlo sembrare affascinante e pericoloso al tempo stesso, ma di certo poco mi importava, aveva abboccato all'amo, e presto lo avrei tirato fuori dall'acqua.




Mr. & Ms. of deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora