44. dubbi

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Pov's Hel

Sento ancora le sue mani su di me.
Sento il suo respiro leggero sulle mie labbra.
Ogni centimetro del mio corpo bucia ancora.
Non penso che mi stancherò mai di quella sensazione. Così focosa e benefica.

Torno a casa tranquillamente dopo aver "lavorato" insieme ad Ades. Certo, tutto si è fermato dopo che Thomas è entrato, ma la mia mentre era ed è ancora lì.

Ogni secondo passato in quell'ufficio era come una tremenda sauna nel fuoco, che aspettava soltanto che mi bruciassi.
Adoro le sensazioni che mi fa provare, ogni singolo brivido di piacere e ogni tocco.

Per quanto la cosa mi terrorizzi non fa altro che piacermi sempre di più, tanto da non poterne fare a meno. Mi piace lavorare con lui, mi piace averlo in torno, mi piace di modo in cui mi parla, mi piacciono i suoi gesti -anche se avvolte sbagliati- mi piace lui.

Mi piace Ades Graison.

E questo mi avrebbe portato solo altra merda, ma il danno è fatto, posso solo andare avanti.

Lascio l'auto all'entrata per poi aprire l'enorme porta per trovarmi -con la solita cazzo di fortuna- Hodus, che passeggia tranquillamente con un calice di vino rosso in una mano e nell'altra, finge di leggere dei documenti. Perché finge? Perché si è fatto trovare qui appositamente per darmi la morte.

<oh già di ritorno?> sorriso malizioso, o forse solo sarcastico? Ma ciò non toglie che è tremendamente odioso.
<è ora di pranzo, certo che sono già tornata> tento di seminarlo andando in cucina per bere un bicchiere d'acqua, o forse per lanciarglielo. Prontamente mi segue.

<mi sarei aspettato che facessi li straordinari oggi> lo fisso con lo sguardo omicida e pieno d'odio che solo noi Lancaster siamo in possesso, ma invece di avere il risultato che sperassi lo incoraggia solo a continuare.
<com'è andato il primo giorno di lavoro? Stancante? Avvincente? Ah no aspetta, passionevole?> vuole solo farti perdere le staffe Hel, resta calma.
<mhhh noioso, abbiamo solo classificato ballerini, barman e camerieri>
<oh avanti, dammi I dettagli piccanti> merda.
<piantala Hodus. Tra me e Ades non è successo nulla> bugia, grossa bugia.
Mi studia, per lunghi secondi, nell'intento di scavarmi dentro, cercando quacosa che possa tradirmi, che riveli il contrario.
Lui sa che ho mentito, lo sa benissimo, eppure non fa nulla per dire il contrario, il suo sguardo diventa tre volte più serio.

<sarà meglio così. Hel, se tu speri che lui provi un vero sentimento per te ti sbagli di grosso. Non sa cosa vuol dire tenere a qualcuno...> si ferma perché vede che sto riflettendo, vede che qualcosa della prima frase che ha detto mi ha ferito, anche se inconsciamente.
<...non sa cosa vuol dire amare. Sa solo odiare, possedere e ingannare. Ti usa solo per divertimento, non perché ti ama> perché tutto quello che ha detto mi fa così male? Perché so che ha ragione ma non voglio ammetterlo? Perché sento qualcosa dentro di me frantumarsi?

Non riesco ad assumere un espressione menefreghista o neutra ma so che ho la faccia di una che è caduta a terra.

<fidati tesoro, meno hai a che fare con Ades Graison, meglio è> mi appoggia una mano sulla spalla con voce tranquilla e stranamente compassionevole.
Ha ragione, ha davvero ragione ma per quanto dovrei ascoltarlo non voglio, non voglio la verità, voglio illudermi perché solo quando sono con lui dimentico di essere all'inferno.

Un secondo passato con lui è un ora fuori da tutta questa merda.

<comunque papà ti vuole nel suo ufficio> cosa vuole ora?
<perché?> alza le spalle.
<non so, mi ha solo detto che quando saresti tornata voleva parlarti> e chi sa di chi, ormani l'unico argomento di questa casa e solo ed esclusivamente Ades, quando si tratta di me.
<ok, allora vado> è possibile passare da un uomo peggiore all'altro in così poco tempo? A quanto pare per me si.

Senza fretta raggiungo l'ufficio di Odino e una brutta sensazione raggiunge lo stomaco.
Busso per poi entrare e lo trovo lì, alla solita scrivania, sulla solita sedia, con la solita faccia da stronzo.

<oh Hel sei tornata, ottimo> non mi dire che anche tu pensavi che avrei fatto gli straordinari?
<Hodus ha detto che volevi vedermi, di che si tratta> chiara e coincisa, non perdiamo tempo.
<si. Volevo solo sapere com'è andato il tuo primo giorno> mi guarda attentamente metre mi sistemo sulla sedia -tremendamente scomoda-
<tutto bene, oggi non abbiamo fatto molto, solo classicazione del personale>
<Beh è ancora il primo giorno e scegliere il personale è una delle cose più importanti>
<si esatto ecco perché, per l'arredamento, ci penserò io da sola, organizzando qui a casa e poi esporlo ad Ades> annuisce pensieroso ma ugualmente fiero.
<e dimmi, come ti trovi con lui?> ma dai, perché volete sapere così tanto il mio rapporto con lui?
<nel lavoro? Bene credo, non abbiamo ancora avuto problemi>
<e come rapporto?> eh? Lui sa?
<C-cosa intendi?>
<andate d'accordo?> cosa ti importa?
<si abbastanza> sì credibile, sì credibile.
<quindi siete amici> non so se sia un'affermazione o una domanda.
<dove vuoi arrivare papà?> è una delle pochissime che lo chiamo così, ma sa meglio di me che lo faccio solo per provocarlo, e a lui piace.
<sei il mio cavallo vincente Hel, la crescita di questa famiglia e dei nostri affari dipende tutto da te. Un passo in più vicina a genete come Ades è un passo in più verso la vittoria> posso essere inteligente quanto voglio, ma quando Odino parla così teoricamente e con secondi fini nascosti, il mio cervello fa un salto fuori dal mio cranio.

Vittoria

Cavallo vincente

Affari

Ades...

Parole chiave che non c'entrano un cazzo tra di loro, o così sembra.
Quando si tratta di Odino o semplicemente di un Lancaster, le cose non sono mai come sembrano.
Siamo bravi a manipolare, scovare, intrigare, ma soprattutto bramiamo la vittoria, e la otteniamo sempre.

<mi fa piacere che mi affidi un compito così importate, davvero...> mi sporgo sulla scrivania incrociando le braccia.
<...ma vorrei sapere per davvero di cosa tu stia parlando, senza indovinelli stupidi e giri di parole> mi sorride in un modo in cui non l'avevo mai visto. Mi sorride come se fossi una bambina ingenua.
<tempo al tempo mia cara, nel nostro lavoro serve pazienza. Tu continua così e presto saprai cosa ho in servo per te, per noi> i giri di parole sono il suo forte, eppure sono così terribilmente odiosi, quasi quanto lui.

<posso andare ora? Avrei da lavorare> mi sorride e con una mano mi indica l'uscita.
Prima che possa dire altro corro fuori, solo quando sono uscita mi rendo conto di aver trattenuto il respiro per così tanto tempo. Odino non fa bene alla mia salute mentale e fisica.

Può sembrare un uomo ricco, affascinante, talentuoso e fottutamente furbo, ma in Odino Lancaster io ci vedo solo una cosa. Occhi grandi tanto quanto scuri e soffochevoli, gli occhi della morte.

Spazio autrice

Lo so lo so non odiatemi please, prometto che la prossima volta aggiorno prima promesso, sto già scrivendo il prossimo capitolo e vi aggiorno che è con ✨️Ades✨️  tranquille.

Penso che domani mattina pubblicherò il prossimo (incrociate le dita per me)

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Mr. & Ms. of deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora