62. il lato non punibile

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Pov's Hel

Non dormire una notte intera è un altro tipo di dolore fisico.
Ogni singolo è minuscolo rumore mi teneva in allerta, e per quanto avessi voluto non avere il terrore che qualcuno controllasse ogni mia singola mossa, lo avevo e continuo ad averlo.

Nonostante ora viva in una delle case più ben sorvegliate della città -correggo, l'ennesima-  non mi sento ugualmente al sicuro. Se Odino è riuscito a recapitarmi un messaggio non dubito che lo faccia ancora.

Una vergogna che mai ho provato è spuntata nel momento in cui ho ricevuto quel biglietto, e diamine, non c'era assolutamente nessuno attorno a noi, o ero così impegnata a sentire le stra cazzo di dita di Kai dentro di me per accorgermene?

Il punto, ora, è che non posso stare sicura, ora è solo un biglietto ma la prossima volta....

<Hel?> un bussare alla porta mi distrae, insieme alla voce di Thomas.
Scendo dal letto per poi affacciarmi alla porta.
<ah grazie al cielo> la preoccupazione di qualche secondo fa svanisce.
<ciao eh>
<buongiorno> Thomas ha quello strano potere di far ridere la gente solo guardandolo in faccia, le sue espressioni ben dettagliate sono mischiate al suo volto da adolescente.

<cosa ti serve alle sei del mattino?> sento il letto chiamarmi, la stanchezza inizia a sentirsi un pò troppo quando il sole è alto.
<volevo solo essere certo che tu fossi in casa e non per le strade di Miami. Ades mi ammazzerebbe se lo venisse a sapere>
<sapere cosa?> entrambi ci blocchiamo sul posto, cazzo.

Sento i passi leggeri di Ades avvicinarsi sempre di più, una strana sensazione mi invade tutta la pancia.

Thomas è allarmato come non mai, Ades ha la solita espressione corrucciata ed io, beh, tento in tutti i modi di non crollare dal sonno.

<che...sono venuto a chiamarti dalla tua camera> si lanciano uno sguardo che non riesco a cogliere.
<perché?> è una domanda, ma il tono autoritario è serio lo fa apparire più come un ordine. È terrificante quanto attraente.
Thomas è paralizzato, alla ricerca infinita di qualche scusa da rifilargli.
<mi stava chiedendo se volessi qualche vestito visto che doveva andare in città> entrambi si voltano verso di me, che non avevo minimamente aperto bocca da quando Ades ha fatto la sua comparsa.

<si, è proprio quello che gli ho chiesto...> certo che quando si tratta di nascondere qualcosa ad Ades diventa tutto un fruscio di nervi tesi.

Sposta lo sguardo da me al suo amico, più volte, e le gambe cedono più volte per colpa sua. Di prima mattina è ancora più bello del solito, i capelli completamente in disordine, la canotta bianca dolorosamente attillata mi distrae.

<starò via tutto il pomeriggio, andrò io a prenderti qualcosa> oh no, non mi fido di lui.
<non c'è ne bisogno, c'è Thomas che può...> non finisco neppure la frase che se ne già andato, il solito maleducato.

Il moro mi lascia uno sguardo di sollievo e gratitude e segue Ades giù dalle scale, ottimo, ora posso dormire.

                                         ***

È pomeriggio, abbastanza tardi, anche se il sole c'è ancora. Ho dormito fin ora è sono più riposata che mai.

Scendo di sotto e non c'è nessuno, la casa è vuota  o per lo meno lo sembra. Ades aveva detto che sarebbe stato fuori tutto il pomeriggio, Thomas invece...

Mentre l'ansia inizia a prendere il sopravvento e iniziano a passarmi mille brutti presagi per la testa, una mano si appoggia sulla mia spalla.

Senza pensarci due volte tiro la mano, girandomi, e piegandogli il braccio dietro la schiena.

Mr. & Ms. of deathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora