Cap. 27

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Sono circa le 12:00 quando Louis procede ad ancorare la barca. Alla loro destra era possibile scorgere la costa. Lo skipper aveva fatto presente al pilota che si trovavano, in line d'aria, nei pressi del villaggio di Eze. Il sole splendeva alto, la temperatura superava i 35˚ ed il mare, di un intenso color turchese, era leggermente increspato dal vento. Daniel si sfila gli occhiali da sole e la t-shirt, avvisando l'uomo che avrebbe fatto un tuffo per rinfrescarsi. Pochi secondi dopo si ritrova immerso nell'acqua salata. Quando riemerge in superficie spalanca gli occhi respirando a pieni polmoni. Lo shock termico causato dalla temperatura dell'acqua, di almeno dieci gradi inferiore a quella del suo corpo, gli aveva dato un boost di energia. Si lascia sfuggire un piccolo verso euforico mentre si passa una mano sul volto. Louis si affaccia sorridendo. "Ci voleva, vero?" chiede. Il pilota si limita ad alzare un pollice in segno di assenso, mentre mostra il suo magnifico sorriso.

Daniel resta in acqua per circa un quarto d'ora, alternando nuotate e momenti di riposo mantenendosi a galla, facendosi cullare dalle dolci onde. Dopo essere risalito ed essersi asciugato grossolanamente, accetta di buon grado la proposta di Louis di pranzare. Riparati dal sole, i due procedono a gustare il proprio pranzo nella cabina di pilotaggio. "È così dannatamente silenzioso qui", dice Daniel dopo aver mandato giù una cucchiaiata del suo pranzo, composto da cous-cous con uova strapazzate e verdure. Lo skipper annuisce, voltandosi a guardare l'orizzonte. "Impazzirei nel passare giornate intere da solo così, in mezzo al nulla", continua il pilota. Louis si lascia sfuggire una piccola risata mentre sorseggia dalla sua borraccia. "La verità è che a molti fa paura essere lasciati da soli con i propri pensieri", confessa l'uomo dopo qualche secondo. "Quando sei distante dal traffico, dal brusio e dalla calca il cervello non ha molte distrazioni. Così, tutto quello che cerchi di zittire in città, trova modo di salire a galla quando sei in mezzo al blu". Daniel lo ascolta in silenzio, attentamente. Louis se ne accorge e decide di continuare. "Anche quando sei in montagna, non riesce ad essere così. I rumori della natura si sostituiscono a quelli della città. Certo, sono molto più rilassanti ed offrono conforto, compagnia...". Lascia andare un profondo sospiro, portando poi gli occhi sul ragazzo. "Ma il mare no. Ti culla silenziosamente (o ti sbalza con forza) e ti accompagna in un lento ma inesorabile viaggio dentro te stesso", dice puntandosi un dito sul petto. Pochi secondi dopo sbuffa una risata scuotendo la testa. "Mi scusi, sono risultato più drammatico di quanto volessi". Daniel alza un angolo della bocca mentre fissa quello che resta del suo pranzo. "Quindi, in tutti questi anni, il mare è stato un po' il suo psicologo Louis?". L'uomo stavolta si lascia andare ad una risata di gusto, pronunciando sottovoce quella che sembra un'imprecazione francese, che Daniel ovviamente non comprende. Riporta poi lo sguardo sul ragazzo e, con un guizzo di divertimento ancora negli occhi, risponde: "Sì, possiamo metterla in questi termini".

Dopo essersi concessi un'oretta di ozio post pranzo, i due si rimettono in viaggio. Proseguono ancora un po' verso ovest, costeggiando una spiaggia ed ormeggiando nella vicina zona portuale. Daniel scende dall'imbarcazione per passeggiare sulla terraferma e comprare qualcosa di fresco. Un negozio dai colori accesi e le decorazioni floreali attira la sua attenzione. Si ferma ad osservare l'interno e nota che la fila di persone davanti a lui attendeva per quelli che sembravano dei deliziosi smoothies alla frutta. Dopo aver preso un numero ed essersi messo in coda, sfila dalla tasca il cellulare. Risponde ad alcuni messaggi e scrolla il feed di Instagram. Distrattamente, sente delle ragazze italiane chiacchierare in maniera vivace dietro di lui. D'istinto si volta per osservarle. Erano in tre, probabilmente turiste, troppo impegnate a scambiarsi chissà quali informazioni vitali (a giudicare dal tono) per accorgersi di lui. Il ragazzo riporta lo sguardo davanti a sé, abbassando e scuotendo la testa. La visiera del berretto nasconde un sorriso. Per la seconda volta in poche ore si ritrovava a pensare di nuovo alle due italiane di sua conoscenza. O, per meglio dire, ad una delle due. Mentre varca la soglia del locale, prossimo ad essere servito, si passa una mano sul volto emettendo un profondo sospiro.

Quando ritorna alla barca, attira l'attenzione di Louis sollevando le braccia che reggevano "il bottino". Con un sorriso soddisfatto sul volto, porge allo skipper uno dei due frullati rinfrescanti. L'uomo, incuriosito, osserva attentamente l'enorme bicchiere che l'australiano gli aveva porto. "Si fidi, Louis! Un concentrato multivitaminico fresco e delizioso. Ne abbiamo bisogno con questo caldo", gli comunica a voce alta dalla prua dell'imbarcazione. Lo skipper sorride procedendo con l'assaggio, per scoprire che in effetti il ragazzo non aveva tutti i torti: qualunque fosse lo strano nome della bevanda, era davvero gustosa, oltre che fresca.

Dopo aver salpato, Daniel non aveva più parlato molto, né si era spostato dalla prua. Era lì, in piedi, con una mano nella tasca dei pantaloncini e l'altra aggrappata al bordo dell'imbarcazione, per non perdere l'equilibrio. Louis non poteva vedere la sua espressione, ma la immaginava bene. Dopo un bel po' di silenzio, l'uomo decide di parlare. "Cosa sta cercando con tanta intensità?" scherza. Daniel sbatte le palpebre un paio di volte, ridestandosi dai suoi pensieri, e si gira poi verso l'uomo con espressione interrogativa. "Fissa davanti a sé da un bel po' di tempo. Mi chiedevo cosa si aspetta di vedere", spiega meglio l'uomo. Daniel alza le sopracciglia, sorpreso, per poi ridere sommessamente. "Un segno, un indizio... Qualsiasi cosa", ammette allargando le braccia. Louis scuote la testa divertito. "È stato lei a dirmi che, se sappiamo ascoltare, il mare può darci consigli", si giustifica. "Ho detto che qualche volta ci regala consigli", puntualizza lo skipper. "Può fissare intensamente quanto vuole, ma non funziona così. Non è una sfera di cristallo o una cartomante. Puoi chiedere, ma non puoi prevedere quando avrai la risposta". Daniel lo fissa a bocca aperta, visibilmente deluso. Poi sospira, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi, e si avvicina alla cabina di pilotaggio. Si sfila gli occhiali da sole e li lascia pendere dal collo della maglietta. "Forse parlarne con qualcuno potrebbe aiutarla a trovare lei stesso la risposta che cerca", suggerisce l'uomo.

Daniel conosceva Louis da diversi anni. L'uomo era dunque perfettamente aggiornato sulle vicissitudini lavorative del pilota affrontate dalla fine della precedente pausa estiva, con la notizia della brusca interruzione del contratto con la McLaren, delle novità in casa RedBull e di quanto quest'ultimo anno in generale fosse stato difficile per lui. Era molto affezionato al ragazzo, anche se lo vedeva raramente durante il resto dell'anno, ed è per questo che aveva sempre un riguardo quasi paterno nei suoi confronti. Che in quel momento avesse voluto confidarsi con lui o meno, non aveva importanza. Quello che premeva all'uomo era fargli sapere che poteva contare su di lui.

"Si tratta della mia situazione sentimentale", inizia Daniel dopo un altro lungo momento di silenzio. "Beh, fin qui l'avevo intuito", risponde prontamente Louis, con un sorriso sulle labbra. Daniel si limita a sospirare di nuovo, platealmente stavolta, portando la testa indietro e coprendosi il volto con le mani. "Ho capito, prendo dell'alcol", dice più fra sé e sé lo skipper, rallentando l'andamento dell'imbarcazione.

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Angolo dello scrittore

Buon giovedì a voi! Questo capitolo è stato molto piacevole da scrivere, devo essere onesta. Non pensavo di dare al personaggio di Louis tutto questo spazio o spessore, ma  sono contenta di come si sta sviluppando. Quindi, restate con me e godetevi il viaggio. 

Ci rivediamo domenica <3

Cliché // Daniel RicciardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora