-my past-

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Questa storia,per quanto vorrei dirvi che incomincia bene,non è così.
Mi chiamo Mya,nome dato da mio padre che ho sempre cercato di farmi andare bene.
Sono nata a Londra il 19 marzo alle 23.59,portando così,a detta di mia madre,la primavera.
Sono sempre stata una bambina silenziosa,all'asilo non mi sono fatta amici e questo valeva anche per le elementari e le medie.
Non avevo un motivo preciso per il quale non socializzare con gli altri bambini,me ne stavo in disparte e osservavo i bambini giocare tra di loro.

I miei genitori Josh e Camille si sono conosciuti alle medie,erano migliori amici all'inizio,poi però quando si rincontrarono all'liceo,ormai cresciuti si innamorano.
Dopo il liceo mia madre di laureò in letteratura divenendo professoressa e mio padre in giurisprudenza divenendo un avvocato.
Si sposarono e dopo un'anno ebbero me.
Se a scuola ero taciturna a casa invece ero una chiacchierona.
Come ogni bambino chiedevo sempre "perché",e Josh era sempre pronto a rispondermi.
"Stellina" mi chiamava lui,perché i miei occhi si illuminavano quando lo vedevo.
Era il mio eroe e il mio primo amore,eppure questo non gli è bastato per restare con me e mia madre.

Avete presente le ex o gli ex storici?
Ecco mio padre ne aveva una.
Lizzy,questo è il suo nome,Lizzy è il tipico diavolo vestito da angelo.
Non so come facesse,ma era sempre presente nella vita di mio padre anche quando si sono lasciati e a mia madre andava bene,forse gli sguardi pieni d'amore di Josh l'avevano incantata troppo.

E così a metà della seconda elementare mi sono ritrovata sola con mia madre in quella casa troppo piccola per tre persone ma enorme per due.
E tra il silenzio assordante,i pianti silenziosi di mia madre gli anni passarono e io mi ritrovai in prima liceo.

Per tutta la mia adolescenza quando dovevo fare un tema o un normale testo e la consegna era:"parla di tuo padre" io inventato,scrivevo di un eroe che lavorava in un altro paese e lo vedevo solo a Natale.
Anche se non tutto era falso,a Natale aspettavo sempre che mio padre tornasse,sognavo di svegliarmi e trovarlo con i miei regali.
E ai miei compleanni prima di soffiare sulle candeline speravo il mio desiderio per Josh.

Poi sono cresciuta,ho incominciato a spegnere le mie candeline senza esprimere nessun desiderio e a Natale quando mi svegliavo sapevo già che sotto l'albero ci sarebbe stato solo il regalo di mia madre.
Mia madre si è ripresa in fretta o meglio fingeva con me perché lei doveva essere forte per tutte e due eppure quando tornava dal lavoro le facevo trovare la cena pronta e le preparavo un bagno caldo come era solito fare Josh,lei mi regalava in sorriso stanco e una carezza.
Io e mia madre dopo che mio padre se ne andò incominciammo a chiuderci in noi stesse lasciando sempre di più tra di noi silenzi carichi di parole non dette.
Per il mio sedicesimo compleanno mia madre uscì prima dal lavoro e quando tornai a casa mi sorprese con una torta.

Quella sera era diversa,sembrava più
raggiante che mai,cosa molto insolita e poi mi fece un annuncio.
"Tesoro"disse afferrandomi una mano.
"Ci ho pensato molto e credo che noi abbiamo bisogno di cambiare aria,non siamo più felici qui,quindi stavo pensando di trasferirci a Los Angeles"
"A Los Angeles?"le chiesi io un scioccata.
"Perché proprio in America?"
"Ho sempre desiderato di nascere in America e poi cosa abbiamo da perdere qua?A chi mancheremo?A nessuno,tu non hai amici e io be' negli ultimi anni ho perso molte amicizie"

In effetti mia madre non aveva tutti i torti che cosa avevano da perdere?
"Se questo ti rende felice mamma allora va bene"dissi a sua madre sorridendole.
E così finito il terzo anno di liceo io e mia madre facemmo i bagagli per l'America.
Durante tutto il viaggio avevo una strana sensazione allo stomaco,ero nervosa e non sapevo il perché,forse perché Los Angeles era molto più grande rispetto a Londra come città o forse perché avrei dovuto fare amicizia con qualcuno prima o poi.
"Nessuno ti conosce e nel margine della realtà puoi inventare di tutto su di te tesoro,puoi crearti una nuova vita"
mi aveva detto mia madre in aeroporto.
E forse potevo omettere degli aspetti della mia vita tanto chi sapeva veramente la verità là?Nessuno.

E così mi sono ritrovata in auto a meno di un'ora dall'arrivo a LA.
Camille negli ultimi anni aveva risparmiato un bel gruzzoletto tanto da permettersi una villetta,niente di che,in una bella zona di Los Angeles.
La nostra famiglia non ha mai avuto parecchi problemi economici,si siamo benestanti ma non lo davano a vedere,per loro basta essere una famiglia unita poi i soldi passavano in secondo luogo,anche se il termine famiglia unita era passato in secondo luogo negli ultimi tempi.

"Mya"mi richiama mia madre.
"Siamo arrivate".
Esco dall'auto e mi guardo intorno.
C'erano delle villette che si affacciavano su una strada ben curata.
Ogni villetta aveva un colore diverso,qualcuna spiccava di più e altre erano abbastanza comuni.
Il silenzio regnava in quel quartiere e io,per qualche strano motivo,mi sentivo in pace.
Mi giro verso mia madre che sta osservando una villetta totalmente bianca e la raggiungo.
Sul campanello su una placchetta di metallo dorata c'era inciso "Swang".
Non ci diedi molto caso e poi mi girai verso mia madre.
"Sembra un quartiere fatto apposta per gli anziani"Camilie ride e si gira a sua volta verso di me.
"Dagli tempo,magari incontrerai qualche bella ragazza"ammicca la madre.
Giusto,sono lesbica,sempre stata fin da piccola,quando in una coppia notavo prima le ragazze e poi mi soffermano qualche secondo sui ragazzi.
"Non incominciare"le rispondo io arrossendo un po' e lei ride mentre apre il bagagliaio dell'auto.

Una settimana prima avevamo fatto portare i mobili che avevamo voluto tenere nella nuova casa e il resto li avevamo dati in beneficenza.
Così mia madre tirò fuori dall'auto solo le nostre valige e io la raggiunsi per aiutarla.
Camille inserì le chiavi nella toppa e dopo qualche secondo aprì la porta di mogano pitturata di nero.

La casa era dipinta di bianco anche all'interno rendendola luminosa e spaziosa.
All'entrata erano già stati posizionati la scarpiera e l'appendi abiti della casa vecchia.
C'era un lungo corridoio e a destra delle scale,con uno scorri mano in legno anche esso nero.
Percorrendo il corridoio a sinistra c'era un arcata dove si estendeva un ampio salotto dove avevamo posizionato il nostro divano nero e al fondo del salotto la cucina di legno composta anche da un isola con quattro sgabelli che la circondavano.
Uscendo dal salotto,sotto le scale,c'era un bagno,composto da wc,doccia e lavandino.
Al piano di sopra c'era un lungo corridoio con cinque porte nere,due sulla parete di destra e tre su quella di sinistra.
Le due a destra sono la mia camera e quella di mia madre che si è portata dietro il suo letto matrimoniale e poi le altre tre sulla parete di sinistra sono due camere degli ospiti e un bagno con vasca,wc,lavandino e una doccia.
La villetta aveva quattro balconi al piano di sopra e al piano terra in salone c'era una porta vetro che dava sul giardino abbastanza ampio,le scale poi proseguivano verso quella che sembrava essere una mansarda.
Non male,dato che ogni villetta aveva anche un posto dove mettere l'auto,di sicuro diversa dall'appartamento che avevano a Londra.

Decisi di non fare domande anche perché mia madre sembrava così felice e a me bastava questo.
Neanche il tempo di tirare fuori la seconda valigia che un pitbull dal pelo corto grigio mi corse incontro scodinziolando.
Io sussultai per lo spavento e poi accennai un sorriso quando il cane mi annusò.

"SHARK,QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI ASPETTARMI QUANDO APRO LA PORTA"
una vice femminile urlò raggiungendolo.
Il cane,o meglio Shark abbaiò e si girò verso la ragazza che presumo sia la padrona.
Ed è così che la mia vita iniziò di nuovo,in una nuova città e con nuove persone.

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