Finalemte

142 12 0
                                    

Da quel momento avevo una specie di paura nei confronti dell'arciere. Ma soprattutto, ero incazzata con lui. Come aveva osato fare quel gesto? Avevo contribuito ad aiutarli, e questo era il modo in cui mi ringraziavano? Ma stiamo scherzando?
Avevo trascorso tutta la giornata nel campo con un tipo che non conoscevo, raccogliendo tantissimi pomodori e patate. Mi sarei fatta volentieri una bella insalata non appena tornata a casa.
A casa... con quel pazzo assassino.

— Rose, potresti venire un attimo in ufficio? —
Carl sbucò dalle mie spalle, facendomi uscire dai miei pensieri.
Cosa voleva ancora Rick?

Entrando, mi accorsi che non eravamo soli. C'era anche Daryl. Fantastico.

— Mi hanno raccontato quello che è successo questo pomeriggio. Non deve più succedere. Anzi, dovete parlare fra di voi. — Lo sceriffo ci guardò entrambi con aria severa. — Non sto scherzando, niente odio o roba del genere. Datevi una calmata. State disturbando la cittadina con questi modi di fare. —
Mi tolsi una ciocca di capelli biondi dalla faccia e guardai Daryl, che era intento a limare un coltello senza guardare nessuno.
— Va bene. — Risposi, accogliendo il silenzio con quella semplice affermazione, senza voler spiegare che, in realtà, era stato lui ad aggredirmi.
Rick sorrise.
— Daryl, capito? —
L'uomo alzò finalmente lo sguardo.
— Ok, capo. —

Detto ciò, salutai e, con il sacchetto di pomodori e patate in mano, uscii dalla stanza.
Roba da matti.

In casa non c'era nessuno. Non avevo ancora capito a chi appartenesse la terza camera. Posai il contenuto sul tavolo e iniziai a tagliare i pomodori mentre facevo bollire le patate.
Mi mancava la carne, ma non osavo ancora chiedere come funzionasse qui per procurarsela.
La porta si aprì e l'arciere entrò senza salutarmi.
— Ciao, Daryl. —
L'uomo si bloccò prima di riuscire a entrare in camera. Sbatté la porta dietro di sé con un soffio di irritazione.
No, era davvero troppo.

Dopo qualche minuto, decisi di aprire la sua porta. Lo trovai sdraiato a pancia in su sul letto, con le mani sulla faccia.
— Ora basta, Daryl. Mi devi parlare. Non capisco tutto questo odio per me. Non ti ho fatto assolutamente niente per meritarmi questo atteggiamento! —
L'uomo restò in silenzio, con gli occhi chiusi, ma sapevo che era sveglio.
— Daryl, cazzo, rispondimi! È ridicolo tutto ciò. —
Finalmente si alzò e decise di guardarmi.
— Sai cos'è ridicolo? Sapere che in questo mondo c'è ancora gente, anzi, ragazzine come te, che sono ancora vive. Alla fine sappiamo benissimo che non riuscirete a sopravvivere a tutto questo. Perché dovrei iniziare a parlarti? Perché dovrei avere una conversazione con te sapendo che, un domani, morirai? —
Un silenzio pesante piombò nella stanza. Stava parlando di Beth.
— Quindi, Rose, io non ho niente contro di te, ma non serve a niente diventare amici. —

Iniziai ad arrabbiarmi.
— Ma se sei amico con tutti gli altri, mica sono cieca! Perché non vuoi sapere niente di me? —
Con un passo veloce, mi ritrovai davanti a lui. Era alto, molto più alto di me.
— Perché loro sono persone che conosco da anni. L'amicizia si è creata, e questo legame mi fa abbastanza incazzare. — Sbatté un pugno sul tavolo. — Non voglio nella lista altra gente che apprezzo morire. —

Mi spintonò fuori dalla sua camera e chiuse la porta con forza.
Avevo finalmente capito. Daryl era un uomo distrutto da questo mondo. Era una persona sensibile.

RIGHT HERE IN MY ARMSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora