In un certo senso... mi era mancato.
Questa fredda, vecchia casa all'interno della prigione. Mi era mancato Rick, e tutte le persone che ormai vivevano qui in una sorta di strana armonia. Avevamo costruito qualcosa. Non era perfetto, ma era nostro. Una famiglia. E anche se quei giorni lontano erano stati necessari, stare da sola... mi aveva fatto riflettere. E capire quanto tutto questo contasse per me.
Posai lo zaino sul letto e iniziai a svuotarlo. Vestiti puliti, qualche scatoletta recuperata in quella maledetta casa, e due mele che avevo conservato con cura. Poi notai l'orologio meccanico. Lo avevo lasciato lì, abbandonato prima di partire. Segnava già le cinque del mattino. Il tempo qui dentro sembrava volare. O forse era solo la stanchezza che si faceva sentire.
Mi mancava Daryl.
Da quando era rientrato, era andato subito da Rick. Non l'avevo più visto. Dovevamo parlare. Dovevamo affrontare tutto quello che stava accadendo tra noi. Perché qualcosa stava cambiando, e lo sapevamo entrambi.
Dopo una lunga doccia bollente – la prima vera coccola da giorni – mi lasciai cadere sul letto. Morivo di sonno. E mi addormentai in pochi minuti, cullata da sogni strani: campi deserti, oceani limpidi... e silenzio.
Una presenza accanto a me mi fece aprire lentamente gli occhi. C'era qualcuno nel letto.
Lui.
Daryl dormiva, steso vicino a me. I capelli ancora umidi dalla doccia gli cadevano sulla fronte. Sembrava diverso. Più giovane. Più... umano.
Con delicatezza gli accarezzai i capelli, poi appoggiai la mia testa sul suo cranio, inspirando profondamente. Non sapevo descriverlo, ma il suo odore aveva qualcosa di unico. Di sicuro. Di casa.
Gli baciai piano la fronte. Stavo per alzarmi quando sentii la sua mano afferrarmi per il braccio.
— Rimani — mormorò.
Mi tirò dolcemente verso di sé, e mi ritrovai a pochi centimetri dal suo viso. I suoi occhi, mezzi nascosti dai capelli, erano socchiusi. In quel momento era di una dolcezza disarmante.
Posò la mano tra i miei capelli e mi baciò. Lunghi, lenti, quasi timidi. Baci che non erano spinti dal desiderio, ma da qualcosa di più profondo. Avevano il sapore della fiducia. Dell'affetto. Di un amore che non aveva bisogno di parole.
I suoi occhi, così azzurri e chiari, sembravano appartenere a qualcuno che non aveva mai conosciuto il dolore. Eppure sapevo quanto ne aveva passato.
— Sei bellissima, Rose — sussurrò, fra un bacio e l'altro.
Quelle parole mi colpirono al petto. Non era eccitazione. Non era passione momentanea. Era amore. Era il mio cuore che, senza chiedere permesso, si stava innamorando di lui.
Non dissi nulla. Mi limitai a sorridere, timidamente. Come una ragazzina alla sua prima cotta.
Presi il suo viso tra le mani, spostandogli i capelli con i pollici. Gli regalai piccoli baci, lenti, come se ogni gesto potesse fermare il tempo.
E, tra un sorriso e l'altro, mi addormentai di nuovo. Nelle sue braccia. Sentendomi finalmente... al sicuro.

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RIGHT HERE IN MY ARMS
FanfictionErano passati troppi anni da tutta questa situazione, avevo paura e non vi mentirò che ho passato tutto questo tempo a pensare alla mia vita prima degli altri. Quando incontrai i suoi occhi azzurri, riuscì a percepire tutto il dolore che aveva avut...