Inganno

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Rimasi lì a guardarlo, come se il mondo intorno a me stesse per distruggersi ancora una volta. Come si poteva dimenticare una persona in così poco tempo? Pur non essendo colpa sua, non potevo fare a meno di sentirmi male per quello che stava facendo. Anzi, lui sapeva benissimo cosa rappresentavamo l'uno per l'altra.
Una presa salda mi tirò contro il metallo freddo della recinzione.
— Rose! —
Mi sentii sbattere a terra, mentre l'uomo che stava accanto a me cercava di uccidere quello zombie che per poco non mi aveva morso.
Mi alzai velocemente, colpendo lo zombie alla testa con un colpo preciso. L'infermo urlò, cadendo contro la recinzione.
— Grazie. —
— No, grazie a te. Mi hai salvato. —
Mi girai di nuovo verso Daryl, che mi stava guardando. Avvampai come se fosse la prima volta che mi guardava, che stupida.
Pulì la lama sul pantalone, concentrandosi di nuovo. Avrei avuto tempo di pensare a tutto questo più tardi, dopo il turno.

Tornai a casa dopo qualche ora, sognando una doccia fresca che mi risvegliasse.
Entrando, mi accorsi che Daryl era lì e stava leggendo un quaderno.
— Ciao. —
L'uomo alzò la testa per guardarmi, ma senza rispondermi. Ero patetica.
Andai in bagno, lavandomi e assaporando quei pochi secondi di piacere prima di tornare in camera per cambiarmi.
Dando le spalle alla porta, sentii una presenza che mi fece girare di scatto.
L'uomo stava fermo sulla soglia, guardandomi con un'espressione turbata.
— Daryl? —
Mi guardò negli occhi con disperazione e poi se ne andò.
La situazione era strana e non mi sentivo a mio agio con un "estraneo" in casa. Non sapevo come fosse Daryl sette anni fa, se fosse pericoloso...
Con i pensieri che mi stavano uccidendo, ritornai in cucina, trovando l'uomo seduto sul divano con le mani sulla testa.
Istintivamente mi avvicinai a lui, appoggiando le mani sulle sue.
— Che succede? Non stai bene? —
Alzò il viso, guardandomi.
— Rose, io non... — si bloccò, come se improvvisamente si fosse ricordato di me. Il suo sguardo era diverso, più dolce.
La sua mano destra prese la mia, portandola verso la sua bocca.
— Vorrei ricordare. So che c'è stato qualcosa e sembri una brava ragazza, ma non riesco. —
Mi lasciò andare e si alzò, mettendosi davanti a me.
— Scusami. —
Fermai l'uomo, mettendogli la mano sul petto.
— Daryl... —
Iniziai a piangere senza rendermene conto, singhiozzando.
L'uomo recuperò il quaderno che stava leggendo poco prima.
— Qua dentro sembra che ho scritto la mia vita degli ultimi due anni, e ci sei anche tu. —
Daryl teneva un diario segreto? Non smetteva mai di sorprendermi.
— Cosa dicevi di me? —
Lui si allontanò, mettendo il diario in tasca.
— Personale. Devo andare a fare la guardia. Ricordati che fra tre ore abbiamo la riunione con Rick. —
Feci spallucce e lo guardai uscire dalla nostra vecchia casa.

Come mi disse l'arciere, dopo tre ore mi ritrovai nell'ufficio di Rick, che era pieno di gente.
— Visto che la tempesta è finita, dobbiamo far partire delle squadre per controllare le zone. Sappiate che ci saranno più squadre organizzate. Daryl e io abbiamo scelto delle zone precise. Alcune partiranno molto lontane, altre rimarranno nei dintorni. —
Mi ero dimenticata che i zombie erano quasi del tutto scomparsi. La notizia aveva fatto il giro delle basi, se avevo capito bene, nessuno aveva ancora effettuato il controllo.
Guardai Daryl, che sembrava ricordarsi bene di quella situazione. Ma niente di strano, alla fine, lui aveva vissuto per anni pensando solo a quello.
— Daryl, parti con Carol e Abram nella zona più lontana. —
— Rose con Nathan qui, a pochi miglia. —
— Io, Maggie e Michonne saremmo tra le due basi. —
Daryl mi guardò con uno sguardo abbastanza agitato.
Ignorai il suo sguardo e feci un cenno, uscendo dalla stanza.
— Ehi, Rose, mi fa piacere che stiamo insieme per la missione! —
Nathan aveva un'aria così dolce e simpatica che non potevo fargli capire quanto fossi delusa di non essere con la squadra di Daryl.
— Anche a me, Nathan! —
Falso. Era tutto falso. Volevo Daryl. Mi mancava ogni giorno di più. Desideravo averlo tra le braccia, sentire il suo profumo, il suo respiro. Non si ricorderà mai più di me. Sarò per sempre una "ragazzina" per lui.

Il respiro si fece sempre più corto, sentii una pressione nel petto. Stavo per morire?
Non riuscivo a respirare, dovevo uscire.
Corsi fuori, cercando il più possibile di mettermi da parte, senza sguardi non graditi.
Respira, inspira fino a otto. Non stai morendo. Non possiamo morire con un attacco di panico.
Riuscii a calmarmi da sola. Mi alzai e, con lentezza, ritornai in casa per preparare le mie cose.

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