Pioggia

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Le gocce d'acqua, che inizialmente arrivavano timidamente, decisero di trasformarsi in grandine per almeno due ore, creando buchi sui vecchi tetti e distruggendo tutto il lavoro che Nathan e io avevamo fatto per proteggere il campo di frutta e verdura. Incapace di fare qualcosa, rimasi lì, nascosta dietro una finestra, a guardare il tutto rovinarsi davanti ai miei occhi.

— Rose, non rimanere troppo vicino alla finestra, è pericoloso.

Eravamo rientrati nella nostra casa in attesa che la grandine si calmasse. Se fosse successo qualcosa di veramente grave, avremmo potuto recuperare le nostre cose e rifugiarci nelle celle della prigione.
Chissà se tutto questo avesse un legame con quella folle teoria che i zombie stavano scomparendo.

Ancora con la tazza di caffè, ormai fredda, tra le mani, cercai conforto nella presenza di Daryl, che era rimasto sul divano a leggere un libro. Posando la tazza sul tavolo, mi tuffai tra le sue braccia, come una bambina in cerca di attenzioni.
— Che succede? Tutto bene?
Con il viso ancora nel suo maglione, feci cenno con la testa, respirando a pieni polmoni il profumo che tanto amavo e che mi faceva sentire al sicuro.
Sentii l'uomo posare il libro accanto a me e accarezzarmi i capelli delicatamente, facendomi addormentare in un leggero pisolino. Tuttavia, un tuono, seguito da un forte rumore contro i vetri, mi svegliò di soprassalto.
— Va tutto bene, continua a dormire.
La sua mano si abbassò verso le mie mani, piene di lividi e tagli causati dai rami e dai detriti che il vento ci aveva lanciato addosso.
— Vieni, andiamo a medicare le tue mani prima che ti riaddormenti.
Con lentezza, seguii l'uomo fino alla sua stanza, dove teneva il materiale medico per le emergenze. L'alcool sulle ferite aperte mi fece finalmente svegliare del tutto. Il suo tocco era delicato, sorprendentemente dolce da parte sua.
— Tutto bene?
Feci cenno con la testa, ma proprio in quel momento un altro tuono e una raffica di pioggia batté contro i vetri della finestra, facendomi agitare ulteriormente.
— Va tutto bene, — mi disse, baciandomi la mano e guardandomi negli occhi.
— Sono qui, non ti lascio sola.
Avvampai. Quel suo cambiamento radicale, da uomo freddo a marito perfetto, mi aveva completamente turbata. Mi sembrava di avere davanti una persona diversa.
— Ma dov'è andato Daryl?
Sorrise.
— È sempre presente. Ora conosci il Daryl più docile.
Quella parola mi fece sorridere. Un Daryl più dolce? Mi sembrava surreale.

Un altro tuono, accompagnato da rumori assordanti contro il vetro, mi fece svegliare ancora una volta tra le sue braccia.
— Devo uscire, Rose, devo andare a vedere Rick.
— Non andare via, ti prego.
Mi fece scivolare la testa sul divano, lasciandomi con una sensazione di freddo sulla nuca. Con lo sguardo annebbiato dal sonno, lo guardai uscire, chiudendosi la porta alle spalle.

Le ore passarono tra ansia e stanchezza, che alla fine mi fecero riaddormentare. Mi ritrovai a osservare la porta, sperando che si aprisse in qualsiasi momento.
Erano passate ormai più di tre ore, e la tempesta non accennava a placarsi.
Indossai qualcosa di pesante e, con coraggio, uscii alla ricerca degli altri, ma soprattutto di Daryl.

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