Correre

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— Che succede, Rose? —

Ignorai i suoi tentativi di fermarmi o cercare spiegazioni. Andai dritta verso l'uscita della casa. Michonne provò a bloccarmi, ma con un gesto agile riuscii a schivarla e corsi nella foresta.
Ero stanca. Stanca di tutto quello che avevo vissuto in pochissimo tempo.
Tra la violenza e i traumi causati da Negan, la morte di Nathan, e aver perso l'amore della mia vita... non potevo più stare con loro. Non potevo più fingere che andasse tutto bene.

Corsi nel bosco, ignorando le urla alle mie spalle. Continuai per qualche minuto, finché non mi ritrovai davanti a una casa abbandonata. Mi barricai dentro.
Avevo bisogno di silenzio, di calma. Appoggiai la schiena alla porta e mi lasciai scivolare a terra, distrutta dalla stanchezza e dalla tristezza.
Avevo finalmente realizzato che avevo perso Daryl. Per sempre.
Mi rannicchiai su me stessa, sperando che il tempo passasse il più velocemente possibile.
E così fu.
Senza accorgermene, il sole era sorto.
Era ora di andare. Ma... dove?

Quando uscii, mi accorsi che quella mattina il sole non c'era. Il cielo era cupo, e il vento mi faceva rabbrividire.
Dove sarei potuta andare?
Non avevo più uno scopo. Ero sola.
Mi incamminai verso ovest. C'ero già passata, mesi fa, quando vivevo ancora da sola.
Mai avrei immaginato di ritrovarmi, un giorno, a dover dipendere di nuovo solo da me stessa.

Dopo qualche ora, mi ritrovai in una sorta di residenza, con delle case abbandonate.
Le voci erano vere.
Non c'era nessuno.
Né zombie, né esseri umani.
Sembrava davvero la fine dell'epidemia.
Entrai in una casa e trovai qualche scatoletta di cibo scaduta da poco.
Salii sul tetto e mi sedetti, cercando quel poco sole rimasto nella giornata, assaporando fagioli e ceci.

Poi, all'orizzonte, vidi arrivare una moto.
Non ci misi molto a riconoscerlo.
Era Daryl.
Con la sua bandana al volto, come sempre.

Mi buttai subito a terra, cercando di non farmi vedere.
Solo allora mi resi conto che avevo lasciato in vista i barattoli.
Troppo tardi.

Rimasi lì, sdraiata, guardando il cielo grigio.
Aspettai.
Finché non vidi i suoi scarponi comparire accanto al mio viso.

— Eccoti, finalmente —
Non risposi. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi azzurri.

— Rose, non devi più scappare —
Mi prese per un braccio, costringendomi ad alzarmi.

— Cazzo, smolla la presa! —
I capelli mi finirono in faccia mentre, spinta all'indietro, sbattei contro un muretto che mi separava dal vuoto.
E probabilmente dalla morte.

— Che male... —
Faticai a rimettermi in piedi.

— Oggi restiamo in questa casa. Dobbiamo parlare. —

Con la schiena dolorante, scesi in silenzio al piano inferiore.
Daryl mi seguiva, senza distogliere lo sguardo.
Mi sedetti su una vecchia poltrona distrutta.
Lui si mise accanto a me.

— Vuoi parlare? Dimmi pure, Daryl. —

Sembrava agitato. C'era un velo di tristezza nei suoi occhi.

— Perché sei scappata, Rose? —

Mi irrigidii.

— Perché sono scappata? Davvero me lo chiedi?
Forse perché un mio amico è morto per salvarmi?
Perché niente è più come prima?
Perché l'uomo che amavo... non mi guarda più come prima?!
Non lo so, Daryl! Dimmi tu! —

— Calmati —
Si alzò, alterato.

Erano settimane che non gli stavo così vicino.
Mi ero quasi dimenticata di quanto fosse alto.

— Calmarmi?! —
Mi avvicinai, occhi negli occhi, e lo spinsi con forza facendolo cadere.

— Col cazzo che mi calmo! —

Ero un mix di rabbia e tristezza. Le lacrime stavano per uscire.

Lui si rialzò di scatto, mi spinse contro il muro e mi bloccò i polsi.

— Non osare mai più alzare le mani su di me. —

Era più forte, sempre stato. Ma non l'avevo mai sentito così fisicamente vicino.
Lo sfidai con lo sguardo.

— Sennò che fai? —

Silenzio.
I suoi occhi nei miei.
Poi la sua mano prese il mio viso, sollevandolo.

— Bastarda di una ragazzina... —

Le sue labbra si posarono sulle mie.
Un bacio feroce, quasi violento.
Poi, d'improvviso, si trasformò in qualcosa di diverso.
Qualcosa di intenso. Animalesco.

Sentii il freddo del muro contro la schiena.
La sua mano si infilò sotto la maglia, cercando il mio seno.

Le mie mani si mossero da sole.
Erano già sul suo petto, lo stringevano, lo graffiavano.

— Cazzo, Rose... ora capisco tante cose —
sussurrò tra un bacio e l'altro.

La sua mano scese fino al mio collo.
I suoi capelli, più lunghi dell'ultima volta, cadevano sugli occhi.
Ma io vedevo lo stesso sguardo.
Lo stesso desiderio.

Con un movimento rapido mi buttò a terra, salendo sopra di me.
Iniziò a baciarmi sul collo, poi scese...
Il seno era ormai scoperto.
Mi mancava il fiato.
La situazione era surreale.
Non pensavo di poterlo rivivere...
e invece eccoci lì.

RIGHT HERE IN MY ARMSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora