— Forza, Rose, recuperiamo qualcosa in quel supermercato abbandonato per stasera. La prossima casa non dista tanto da qui, massimo ancora un'ora. —
Le mie ginocchia erano bloccate, dopo quasi due ore seduta sulla moto. Non riuscivo più a sentire nessuna delle due gambe. Quando appoggiai il piede destro per scendere, i muscoli non reagirono, e caddi di faccia per terra sotto lo sguardo divertito di Daryl.
— Ma quanto sei fragile... — la sua risata cristallina mi rimbombò nelle orecchie, leggera, ma in un modo che mi fece sorridere nonostante la situazione.
— Ma stai zitto. —
Mi alzai, sentendo un brivido di tensione, quando mi accorsi che non eravamo più soli. Alcuni zombie stavano iniziando a avvicinarsi, attratti dal rumore che avevamo creato con il nostro arrivo.
Senza dire una parola, Daryl iniziò a ucciderne alcuni con il suo arco, mentre io, afferrando la katana, ne abbatté altri con precisione.
— Cazzo Daryl, ce ne sono sempre di più! —
Una massa di morti viventi sbucò da un edificio davanti a noi, e in un attimo ci ritrovammo circondati.
— Salì sulla moto, andiamo via! —
Non c'era bisogno di dirmelo due volte. Salii dietro di lui, e con la katana cercai di abbattere quanti più zombie possibili intorno a noi mentre Daryl spingeva la moto al massimo.
— E ora che si fa? —
— Vediamo se troviamo qualcosa sulla strada. Altrimenti, ci faremo con quello che abbiamo. —
Dopo neanche mezz'ora eravamo entrambi sfiniti, il fiato corto, le mani tremanti.
— Vado a pisciare, rimani vicino alla moto. —
— Che eleganza... — disse Daryl con tono scherzoso, cercando di sollevare un po' l'umore.
Mi girai verso l'altra parte della strada, stancandomi di cercare segni di vita in un mondo che sembrava morto. E poi la vidi. Una bambina. Stava arrivando verso di noi, sembrava... umana?
Senza pensarci due volte, corsi verso di lei, dimenticando per un attimo che il mondo era distrutto e che non c'era più posto per la speranza.
— Piccola, che ci fai qua da sola? —
Aveva sì e no dieci anni, e indossava un vestito sporco e troppo grande per lei.
— Cibo... — rispose, con una voce tremante.
Guardai tra le sue mani. Teneva un coltello. Il mio cuore saltò un battito.
— Ma che cazzo... — mormorai.
Prima che potessi aggiungere altro, una voce più grave risuonò dietro di me.
— Ragazzina, ora con calma, tu e il tuo amico ci date tutto quello che avete. —
Mi girai di scatto. Un uomo sui quaranta anni aveva bloccato Daryl, puntandogli un coltello sotto il collo.
— Non abbiamo niente! Lascialo andare! — urlai, cercando di mantenere la calma, ma il terrore mi stava salendo alla gola.
L'uomo iniziò a ridere, un suono freddo che mi fece accapponare la pelle.
— Ma smettila, siete ben messi. Ora dammi quello che hai nello zaino. —
Non mi piaceva questa situazione, non mi piaceva vedere Daryl in quella condizione. Sentivo il battito del mio cuore accelerare. Non potevo perdere Daryl.
Svuotai lo zaino, come l'uomo aveva chiesto.
— Vedi? Abbiamo solo una scatola di fagioli. Ora lascialo andare! —
Nel panico, non mi accorsi di come qualcuno mi avesse colpito alle spalle. Il mondo scomparve in un lampo. L'unico ricordo che restò fu lo sguardo di Daryl, i suoi occhi azzurri che si fissavano su di me, pieni di preoccupazione.
Mi svegliai in una stanza buia, chiusa in una sorta di camera blindata. Non c'era nessuna luce, solo un mal di testa tremendo che mi procurò nausea. Cercai di muovermi, ma il corpo sembrava appesantito, e il terrore mi attanagliava.
— Finalmente ti sei svegliata... —
La voce di Daryl mi raggiunse, anche se non riuscivo a vederlo. Non c'era luce, solo il buio. Riconobbi la sua voce, familiare, e il mio cuore si calmò un po'.
— Dove siamo? Che è successo? — chiesi, cercando di focalizzarmi.
Daryl fece una pausa, poi sentii il suono di una sigaretta che veniva accesa.
— Quando ti hanno colpito, ci hanno portato qua dentro. Vogliono sapere chi siamo e perché eravamo nella loro zona. —
Tutto sembrava comprensibile in quel momento. Iniziai a tastare l'aria intorno a me, cercando di capire la grandezza della stanza e soprattutto come raggiungere Daryl.
Una mano mi prese il braccio, e capii che Daryl aveva intuito cosa volevo fare. Mi accovacciai vicino a lui, e il suo calore corporeo mi fece smettere di tremare. Non sapevo se fosse la sua presenza o il suo tocco che mi dava quella strana sensazione di tranquillità, ma mi sentivo protetta da lui, come mai prima d'ora.
— Grazie... — sussurrai, sentendo il suo respiro che mi calmava.
Il suo respiro era lento e regolare. Nonostante la situazione, qualcosa in me si placò, come se Daryl avesse un potere particolare su di me. Con delicatezza, la sua mano sfiorò i miei capelli, un gesto che, in quel momento, significò più di mille parole. Mi feci cullare da quel gesto fino a che una luce bianca non apparve davanti a noi.
— L'uomo fuori ora. —

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RIGHT HERE IN MY ARMS
FanfictionErano passati troppi anni da tutta questa situazione, avevo paura e non vi mentirò che ho passato tutto questo tempo a pensare alla mia vita prima degli altri. Quando incontrai i suoi occhi azzurri, riuscì a percepire tutto il dolore che aveva avut...