Credere

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Passarono settimane dalla morte di Glenn.
Tutto era ripreso più o meno come prima, tranne per un dettaglio importante: Maggie non mi parlava più. Forse per vergogna del suo gesto, oppure perché credeva davvero in ciò che mi aveva detto. Non volevo – e non osavo – affrontarla.

Quella mattina, il mio gruppo composto da Daryl, Carol, Michonne, Nathan e Abraham doveva recuperare altre armi e controllare il settore per verificare eventuali cambiamenti.
Il silenzio e la tristezza all'interno del furgone erano palpabili. Nessuno osava parlare, ancora scossi dalla morte di Glenn.

Appoggiai la testa sulla spalla di Daryl, respirando piano.
Mi sentivo in colpa per tutta quella situazione. Le parole di Maggie mi avevano scossa nel profondo, e non riuscivo a smettere di pensarci, soprattutto quando la mia mente non era impegnata.

— Bene. Daryl e Carol verso quella struttura abbandonata — disse Abraham, al volante, facendo un cenno con la mano.
— Nathan e Rose al market — proseguì, indicando la direzione.
— Io e Michonne restiamo qui per ogni evenienza.

Daryl mi lanciò uno sguardo preoccupato, sapendo che sarei stata da sola con Nathan.

— Fate attenzione. Ci ritroviamo qui tra trenta minuti — concluse Abraham.

Michonne rientrò nel furgone mentre io e Nathan, con passo calmo, ci dirigemmo verso il grande supermercato poco lontano.

— Rose, come stai? — chiese Nathan, camminando accanto a me. Sembrava di buon umore e pronto per una chiacchierata.
Feci spallucce.
— Bene... stanca, ma bene. E tu?
— Bene. Mi dispiace per quello che ti ha detto Maggie.
Sospirai.
— Quindi tutti lo sanno...
Lui mi prese la mano destra.
— Non preoccuparti. Sappiamo benissimo che non è colpa tua.

Un brivido mi attraversò la schiena. Non riuscivo a capire che emozione stessi provando.

Entrammo nel market, e con grande gioia scoprimmo che non c'erano zombie. Nessuno si fece vivo durante la ricerca di provviste.
Con il passare del tempo, il mio legame con Nathan si stava rafforzando. Era strano – ma piacevole – parlare e confrontarsi con qualcuno della mia stessa età.

Scoprii tanto su di lui: era stato uno studente universitario, voleva diventare dottore. Fino al giorno in cui, tornando a casa, trovò i suoi genitori trasformati in zombie. Riuscì a salvarsi per un soffio.
Rimase mesi da solo, finché incontrò un gruppo. Ma col tempo, a causa della mancanza di conoscenze e mezzi, uno dopo l'altro furono morsi e trasformati.
Dopo molti anni, per puro caso, arrivò vicino alla prigione. Rick e gli altri lo accolsero volentieri, soprattutto grazie alle sue competenze mediche.

— E tu, Rose? Chi eri prima di tutto questo? —
Mi bloccai per un attimo. Chi ero, davvero?
Mi ero quasi dimenticata di avere avuto una vita normale.
— Fotografa — risposi infine.
Lui sorrise.
— Che cosa bella.
Ricambiai il sorriso, guardandolo negli occhi. Stare con lui mi faceva sentire... bene.

Voltando lo sguardo, notai il furgone in lontananza. Attorno c'erano Carol e un Daryl visibilmente agitato: lo conoscevo, e qualcosa nei suoi gesti mi fece capire che era turbato.

— Eccovi — disse Carol.
— Scusate, ci abbiamo messo un po' — intervenne Nathan, mostrando il bottino di cibo e medicinali.
— Come mai?

Io e Nathan iniziammo a ridere, ma quella risata non piacque affatto a Daryl.
Senza dire una parola, salì nel furgone ignorando tutti.

Carol mi lanciò uno sguardo di rimprovero, poi lo seguì.

Perché doveva essere tutto così difficile con lui?

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