Le guerriere

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“Mi ha fatto troppo male, mi ritiro”.
Oltre all'arabo, Imane parlava fluentemente il francese e l'inglese, ma non l'italiano. Le parole della precedente sfidante non le aveva capite, eppure le aveva decifrate benissimo, e continuavano a risuonarle nella mente. La sua avversaria si era ritirata a neanche un minuto dall'inizio dell'incontro, con un linguaggio del corpo che lasciava spazio a pochi dubbi. Era una mossa studiata per mettere Imane in cattiva luce, per cavalcare l’onda della folle polemica che la voleva uomo. Vincere, senza vincere.
L’incontro di oggi non sarebbe stato da meno: Anna, la collega ungherese, sui social aveva già dipinto l’algerina come l'enorme mostro che lei, così inequivocabilmente donna, avrebbe dovuto sfidare.

Imane cerca di frenare i pensieri e i battiti, e fa il suo ingresso nell’arena. Oggi indossa un completo rosso, con la bandiera della sua amata Algeria stampata sul petto.
Il coach senza troppi convenevoli le lancia dell'acqua sul viso per darle la giusta carica e la aiuta indossare il casco. La istruisce con lo sguardo, quello di un padre fiero e fiducioso. Il secondo padre che è da tanti anni, e che l’ha portata fin lì.

Anna, dal canto suo, non è una donna minuta. È alta e ha una muscolatura ben sviluppata, seppur lontana da quella scolpita di Imane. La pelle bianchissima, decorata da più di un tatuaggio. Una giovane guerriera nordica, che prova con poco successo a tirare qualche colpo.
Imane è troppo rapida e precisa, velocissima quando c’è da schivare, potente quando c'è da sferrare.
La sua vittoria ai punti è netta, schiacciante: 5 a 0 per Imane.

Al termine dell'incontro le giovani donne possono togliere il casco e, curiosamente, entrambe rivelano un’acconciatura fatta di treccine afro. Imane le porta sui capelli corti e nerissimi, Anna sui lunghi capelli biondi.
Così diverse, eppure così simili, in quel momento di estrema naturalezza, sudate e stanche, sollevate dalla fine di quel match.
Si siedono a poca distanza a lato del ring, poi passeggiano per scaricare la tensione, e inevitabilmente i loro sguardi si incontrano.

D’istinto Anna allunga il braccio verso l’avversaria in un gesto distensivo. Subito Imane si porta al petto il pugno chiuso della ragazza, stringendolo con il suo, senza mai abbassare lo sguardo.
Una frazione di secondo, quanto basta ad Anna per rendersi conto che quello che ha davanti non è il mostro che aveva immaginato, ma una donna forte e incredibilmente umana.
Quei grandi occhi scuri dal fascino mediorientale la invitano in una bolla, che fa sparire ogni rumore attorno. Imane ha il corpo e i lineamenti di un dio greco con la pelle d’ambra, ma ha il tocco e mani di donna. Così come è di donna lo sguardo, profondo e fiero.

Le mani delle due ragazze si disgiungono. Imane si piega sferrando un pugno a terra, per poi scoppiare in lacrime. Nonostante tutto è stata forte, ce l'ha fatta.

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