Meet & Greet

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Per Imane è un'altra giornata da celebrità a Parigi, con un'aggiunta particolare. Per la prima volta la donna sarà scortata a un evento pubblico da tre bodyguard, figure che si sono rese necessarie per la sua sicurezza. L’appuntamento è alle 17 al negozio sportivo DZ store, dove Imane incontrerà i suoi fan.
“Imàn, come ti trovi con i ragazzi?” le chiede Nasser, per assicurarsi che la campionessa non sia troppo insofferente alle nuove limitazioni alla sua libertà.
“Devo conoscerli meglio, ma sono bravi ragazzi, Simon mi tratta già come un fratello”.
Imane, di tanto in tanto, involontariamente parla di sé al maschile riferendosi al rapporto con i ragazzi suoi amici o membri del suo staff. Con gli uomini sviluppa naturalmente una relazione alla pari, esattamente come è avvenuto nel tempo con i suoi coach Mohamed e Pedro.
“Una donna musulmana non si metterebbe mai a cavalcioni sulle spalle di un uomo” avevano commentato in molti rispetto allo show di Imane dopo la vittoria olimpica, senza comprendere che in quel gesto complice di fratellanza tra Imane e Pedro non vi era nemmeno un’ombra di malizia.

Imane si presenta in lieve ritardo all’appuntamento con Nasser e il resto dello staff per il Meet & Greet al negozio sportivo. Sale nella grande auto blindata che la condurrà sul posto, e il manager nota subito il suo abbigliamento. La donna indossa una semplice camicia bianca, pantaloni neri a sigaretta e scarpe da tennis. Completano il look i capelli raccolti e un paio di occhiali da sole vintage dalla forma tonda.
“Imàn, perché non aggiungi questa Louis Vuitton? Renderebbe il tuo look più femminile” - Nasser porge a Imane la piccola e costosissima pochette nera, uno dei tanti dei regali degli sponsor.
La donna, che non sa neppure come si indossi una borsetta, è troppo stanca per controbattere. Seduta con le gambe divaricate e la testa reclinata all’indietro sul sedile posteriore, tiene tra le mani quell’accessorio come fosse di gelatina e dovesse sfuggire alla sua presa da un momento all'altro.

“Mi perdonerai se non ho pensato al make-up. In ogni caso non ho alcuna intenzione di togliere gli occhiali da sole, quindi non preoccuparti”. Il tono di Imane è sarcastico e insieme perentorio, ma la vera ragione per cui la ragazza non ha alcuna intenzione di togliere gli occhiali da sole è un’altra. Imane non ha soltanto gli occhi stanchi; ha voglia di schermarsi dal mondo esterno, vuole essere sicura che a nessuno, in quel preciso momento, sia dato leggere la sua anima. D’altronde, non saprebbe leggerla nemmeno lei stessa.
La grande festa per il rientro a Tiaret le aveva aperto il cuore, si era sentita a casa come non mai, circondata dall'affetto della sua famiglia e della sua gente, che ormai la riteneva un’eroina, la “piccola ragazza di campagna” venuta dal nulla e diventata qualcuno. In particolar modo l’aveva commossa l’orgoglio dei suoi fratelli, così piccoli eppure già in grado di gioire per lei.
Ma lontana da casa, durante gli eventi più formali, è tutto diverso. Imane deve ancora prendere le misure, capire cosa ci si aspetti da lei, e come riuscire a calzare gli abiti che le sono stati cuciti addosso senza mostrare troppa insofferenza.

L'evento fila liscio. I fan sono accorsi da tutta Europa, qualcuno comprando un costosissimo volo last minute pur di incontrare la nuova eroina.
Imane riceve in dono ritratti, souvenir, biglietti. I ragazzi più giovani la prendono d'esempio; le ragazze ne sono in gran parte innamorate, scalpitano per poter fare una foto e ricevere un semplice abbraccio.
Imane è grata di tutto l’affetto che le viene mostrato, e si sente in colpa di non riuscire pienamente a ricambiare. La sua mente è altrove e, tra i suoi mille pensieri, domina quello di Roumy, che incontrerà nuovamente nel giro di poche ore.

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