È buio pesto. Non c'è neanche un lampione acceso nel parco che conduce fuori dal villaggio olimpico. Sia maledetto il risparmio energetico.
Da una parte è meglio così: almeno per quei primi metri Imane dovrebbe essere al sicuro da occhi indiscreti. In abbinamento ai jeans strappati e al top aderente indossa gli occhiali da sole blu riflettenti e il berretto, rigorosamente girato al contrario. Ha voluto strafare. Un look alquanto Tammar, come le avrebbero detto gli amici (che lei puntualmente ignorava, continuando a vestirsi esattamente come voleva).Fuori, al contrario, le luci della città sono abbaglianti. Come lo sono i rumori, e la musica che proviene dai locali di ogni angolo del vicino quartiere. Ci sono persone di ogni tipo che girano per le strade durante la notte, e che si dividono principalmente in due categorie: quelli che non sono riusciti a dormire, e quelli che non vogliono dormire. Imane non vuole dormire, quella notte vuole vivere.
Quando arriva fuori dal locale prescelto, “Le Joyeux”, la fila è ormai terminata. La maggior parte della clientela è già dentro a bere, e a ballare.Imane è astemia. Almeno questo precetto è sempre riuscita a rispettarlo.
Un cocktail le avrebbe fatto comodo per rompere il ghiaccio, per annegare un po' di quell’ansia che le sale e scende dal petto, pensa. La ragazza sa che temporeggiare la farà solo apparire più fuori posto di quanto non si senta già, e si avvia a passo svelto verso il centro della pista.
Imane cammina in un modo tutto suo, con la schiena perfettamente dritta e le lunghe braccia che ondeggiano da una parte all'altra. Impossibile non notarla.Dalle casse risuonano i classici della dance anni ‘80. Non esattamente il genere musicale che Imane, figlia della generazione Z, apprezza di più.
Prova comunque a improvvisare qualche passo sulle note di “Take on me”, e pian piano ci prende gusto, come testimonia il sorriso compiaciuto che si accompagna a quella piccola danza.
Anche Ari sorride, mentre bisbiglia qualcosa all’orecchio dell'amica e punta lo sguardo in direzione di Imane.
La giovane ragazza, su consiglio dell'altra, si sposta di qualche metro per entrare nel raggio d’azione di Imane e poter ballare accanto a lei. Ari non può giocarsela sullo scambio di sguardi, quei buffi occhiali da sole glielo impediscono. E puntare su qualche movenza sensuale non è un'opzione, non è da lei.“Mi piace come balli” grida ad Imane provando a sovrastare la musica.
“Grazie, non pensavo di saper ballare” le risponde Imane con un sorriso imbarazzato.
“Come ti chiami?”
“Imàn, e tu?”
Il cuore di Ari si ferma per qualche istante quando realizza che quel nome appartiene a una donna. Quella figura imponente e quel fisico atletico dovevano averla portata fuori strada.
“Ari, piacere”.
La giovane ragazza ormai è in ballo, e ha ogni intenzione di continuare a ballare.
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Imane
FanfictionStoria liberamente ispirata dalle vicende della campionessa di boxe Imane Khelif.