Imane è esausta. Quella notte, assieme al match e alla cena che la hanno preceduta, è stata carica di troppe emozioni.
Mandare Ari a casa da sola è fuori discussione, e lo è anche riaccompagnarla, con quella stanchezza addosso.
La ragazza si è addormentata, con la testa poggiata sul suo petto. Imane le passa le dita tra i capelli, cercando di non svegliarla. Ama i capelli lunghi e soffici delle ragazze, simbolo di quella femminilità che lei, al contrario, ha sempre rifiutato vedere su di sé.
Imane chiude gli occhi e si lascia vincere dal sonno. Ari dormirà con lei, su di lei, e all'indomani escogiterà qualcosa per farla uscire di lì.
Una scelta azzardata per Imane, che non è solita dormire con le donne con cui si intrattiene. Deve essere chiaro a tutte che quelle notti sono solo una parentesi. D’amore, a loro modo, ma pur sempre parentesi.C’era stata, a dire il vero, un'unica volta in cui Imane aveva dormito con una ragazza, prima di quella sera. Con Fatma, 9 anni prima.
Imane aveva 16 anni e aveva già smesso con il calcio, per iniziare con la boxe. Non perché la preferisse, almeno non all’inizio.
Fosse stato per lei, avrebbe continuato per tutta la vita a dare calci al pallone. Sognava di diventare una star, un capitano, l’eroe nazionale che si alza la maglia e festeggia la partita vinta con mille giri di campo. Ma una donna non sarebbe potuta di certo arrivare in serie A, insieme agli uomini.Perché, se sono brava quanto loro? Che differenza fa che non sia maschio?
Quante volte Imane ci aveva ragionato, e aveva pianto, tirato pugni al muro.
Fin quando non ci aveva pensato Amid, a dire definitivamente basta.
“Imàn, questa storia finisce qui, e non accetto repliche. Non giocherai più a calcio, e ti comporterai come una ragazza normale, capito? Come tua sorella e le tue cugine” le aveva intimato il padre.
L’uomo, in realtà, pensava di fare il bene della figlia. La piccola Imane era cresciuta, e iniziava come ogni adolescente a farsi spazio nel mondo, a essere notata. Solo, non dai ragazzi.
I compagni, d’altra parte, si dividevano a metà tra quelli che vi erano affezionati e la consideravano una di loro, e quelli a cui la presenza di Imane, così brava nello sport, corteggiata dalle ragazzine senza nemmeno essere maschio, dava parecchio fastidio. La prendevano in giro, con frasi come “Cosa saresti tu, un uomo senza pisello?” O ancora “Sei un abominio e Allah ti punirà”.Imàn, dopo anni passati a singhiozzare nel silenzio della notte, a rifugiarsi nel buio e nella musica metal sempre presente nelle sue cuffie, aveva infine deciso di reagire. A pugni, come tre anni prima.
Stavolta, il ragazzino era colpevole di averla apostrofata come “mezzo maschio”.
Quella piccola storia era ben presto divenuta la chiacchiera da bar preferita di Tiaret, a cui si aggiungevano di volta in volta particolari inediti. Pare che Imane lo avesse mandato in ospedale, e che il medico stentasse a credere alle parole del giovane - “È impossibile ragazzo, impossibile che sia stata una femmina a ridurti così”.
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Imane
Hayran KurguStoria liberamente ispirata dalle vicende della campionessa di boxe Imane Khelif.