La mattina del 14 agosto Imane si era alzata a fatica dal letto, con le gambe doloranti e un cerchio alla testa. Guardandosi allo specchio per lavarsi il viso non aveva potuto fare a meno di notare un’ombra scura sotto gli occhi, e piccole linee d’espressione ai lati delle labbra, che non ricordava di aver mai visto prima. I festeggiamenti per la vittoria, i bagni di folla e le interviste in pochi giorni la avevano sfiancata più degli allenamenti e delle Olimpiadi; non solo per le ore di sonno perse, ma per l’impossibilità di ritagliarsi gli spazi di solitudine che da sempre le erano necessari per ricaricarsi. La sua nuova vita sembrava già un film senza intervallo, dove le si chiedeva di recitare un ruolo senza sapere se, e quando, sarebbe potuta tornare a vestire i propri panni.
Alle 9 del mattino Imane era già arrivata all’ingresso del “Beauty Code”. Un edificio anonimo all’esterno, opulento e kitsch all’interno. Gli spazi ampi, i tramezzi decorati con fiori d’oro in rilievo, gli specchi più grandi del necessario che riflettevano l'intero locale in un lampo di luce accecante. Non era da meno il bancone della reception in legno lucido, dove troneggiavano un orso di peluche e un grande mazzo di rose rosse, che la ragazza al front desk aveva prontamente offerto ad Imane.
“Per te, Imàn, benvenuta”
“Grazie, Dio ti benedica”
“Io sono Mariam, sarò io a prendermi cura di te oggi”.Imane si era seduta su un'ampia poltrona in pelle nera, con Mariam dietro di lei che studiava attentamente il suo viso riflesso allo specchio. “Hai occhi molto espressivi e bei lineamenti, bisogna solo addolcirli un po' con il giusto make-up, e fare qualcosa per questi capelli”.
“Fai tu, sono nelle tue mani”. Imane non aveva alcuna intenzione di dire la sua su quel cambio look, né di controbattere. Nessuna delle proposte di Mariam le sarebbe comunque andata a genio; tanto valeva far sì che tutto finisse il prima possibile.Mariam era una donna mediamente attraente, con lunghe ciglia a fare da cornice ai grandi occhi scuri, i capelli coperti dall’ hijab color cipria, e la fisicità morbida che si intravedeva dal camice nero. Era decisamente a suo agio con la propria femminilità, che sembrava voler trasferire anche ad Imane.
La make-up artist, che si era seduta davanti a lei, aveva cominciato a spandere sul suo viso strati non meglio identificati di trucco con un grande pennello. Lo sguardo di Imane ogni tanto era caduto sul seno prorompente della donna, che spesso la sfiorava involontariamente. Imane aveva cercato di estraniarsi, di portare la sua mente altrove, alla prossima vacanza lontana da tutto e tutti. Ma il pensiero era inevitabilmente tornato a Fatma, la prima e unica donna che avesse posato le mani sul suo viso per truccarla. Si era sentita nuovamente un esperimento, un giocattolo nelle mani di qualcuno che traeva piacere dal trasformarla in qualcosa che non le apparteneva; con la differenza che nei gesti di Mariam non c’era alcun fondo erotico.Quando la meticolosa operazione era terminata, dopo due ore che le erano sembrate infinite, Imane si era guardata allo specchio. I capelli, che ormai le toccavano quasi le spalle, erano stati resi più femminili dalla piega ondulata. Il trucco pesante sui toni del rosa spegneva la sua carnagione naturalmente luminosa, e il gioco di contrasti che avrebbe dovuto addolcire i suoi lineamenti non aveva fatto altro che renderli ancora più marcati. Come se la sua anima, costretta in una maschera, scalpitasse per uscire. A completare l’opera di restyling un abito con motivi floreali, e due grandi orecchini, anch’essi di forma floreale.
“Imane, cosa ne pensi?” Mariam aveva un grosso sorriso stampato sul viso, era soddisfatta del risultato.
“Mi ci devo abituare, ma hai fatto un ottimo lavoro, e ti ringrazio”.
Imane era riuscita a stento a guardarsi allo specchio. La sensazione così familiare di sentirsi sbagliata, che per tanti anni l'aveva accompagnata, era tornata a manifestarsi in tutta la sua potenza. Quel trucco e quei vestiti non avevano altro scopo se non quello di coprire la sua personalità, che era evidentemente fonte di imbarazzo, e non di orgoglio.“Per ottenere la medaglia d'oro, la nostra campionessa non ha avuto tempo di fare shopping o di frequentare saloni di bellezza. Non ha mai sentito il bisogno di conformarsi agli standard, perché il suo messaggio è più profondo: l’abito non fa il monaco. Per essere femminile e alla moda non servono gioielli e tacchi alti. Imane è bella non perché ben vestita, ma perché ha fede”. Queste parole avrebbero accompagnato il post Instagram sul nuovo look di Imane.
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Imane
FanfictionStoria liberamente ispirata dalle vicende della campionessa di boxe Imane Khelif.